Prende quota il dibattito e l'interesse sulle numerose forme di
manipolazione del vino in fase di vinificazione. Aristide ne ha parlato
in questi mesi (vedi i riferimenti ai vari post qui in fondo) e molti
altri blog hanno trattato la questione. In particolare, l'elemento
scatenante è stata la notizia che l'Unione Europea ha autorizzato la
pratica dell'uso dei cosiddetti
trucioli di legno di rovere, altrimenti noti nell'ambiente come chips. Il dibattito sui chips, di rilancio in rilancio ha scoperchiato un vero e proprio vaso di Pandora colmo di tecniche e interventi tramite vari tipi di coadiuvanti enologici
(tutti consentiti dall'attuale legislazione), sostanzialmente definiti
da molti come scorciatoie alla qualità con costi minori.
Il dibattito svoltosi qui su Aristide e su altri luoghi della rete (in primis: il newsgroup it.hobby.vino, dove numerosi addetti ai lavori ed esperti da anni dibattono sulle manipolazioni del vino) segnala sempre più l'esigenza di rendere maggiormente "eloquenti" le etichette dei vini, al fine di informare il consumatore circa l'eventuale l'impiego di "artifici" legali (ovvero consentiti dalle leggi attuali) nella lavorazione del vino. Si tratta, lo ripetiamo, di metodi legali ma che non vengono indicati in etichetta. Il vino è, da questo punto di vista, una categoria a parte tra i prodotti alimentari: per esso non è previsto alcun obbligo nell'indicare i coadiuvanti enologici impiegati o le tecniche di manipolazione meccanica del vino o gli ingredienti che ne costituiscono la composizione.
In attesa di approfondire il tema nei prossimi giorni, segnaliamo un caso interessante di "etichetta trasparente" o almeno "quasi" trasparente, come vedremo.
Quella che vedete nella foto qui sopra (cliccare per ingrandire) è l'etichetta posteriore del Cape Pinotage, un'etichetta della catena di supermercati inglese Co-operative Group, relativa ad un Pinotage sud-africano (qui a destra l'etichetta frontale).
Grazie a Peter F. May - un wine enthusiast inglese, creatore del sito Winelabels.org e scrittore con il suo ultimo libro Marilyn Merlot and the Naked Grape (acquistabile su Amazon.com) - sono incappato in questo caso di elevata sensibilità verso il consumatore. La Co-op inglese, come quelle nostrane del resto, cerca di distinguersi tra i concorrenti della grande distribuzione con un approccio orientato alla trasparenza delle etichette, anche a costo di superare alcuni limiti imposti dalla legislazione. Come si nota in questo comunicato stampa, infatti, Co-op evidenzia questo aspetto:
"The Co-op is the only retailer to label the ingredients in wine in support of its commitment to be open and honest. This move is technically illegal, but in the consumer's interest. The Co-op lobbies the Government to change the law and calls upon the food industry to follow suit but continues to be the only retailer to put the consumer's interests before the law".
Quindi abbiamo un caso di etichetta di vino che contiene una quantità inusuale di informazioni al consumatore. In particolare, vengono indicati gli "ingredienti":
INGREDIENTS: Grapes (Pinotage), Preservative (Sulphur Dioxide), Tartaric acid. Made using: Yeast, Yeast Nutrient (Diammonium phosphate).
Cleared using: Bentonite, Pectinolytic Enzymes.
Closure: CorkINGREDIENTI: Uva (Pinotage), Conservante (Solfiti), acido tartarico. Realizzato impiegando: lieviti, nutriente per lieviti (fosfato diammonio).
Chiarificato impiegando: bentonite, enzimi pectinolitici.
Chiusura: tappo di sughero.
Peter F.May ha dedicato una pagina del suo sito all'analisi di questa etichetta. Ve ne facciamo qui una breve sintesi.
Anche la Co-op, come molti qui, ritiene che "le bevande alcoliche dovrebbero includere la lista degli ingredienti in etichetta, anche se non si tratta di una cosa semplice". Infatti, "alcuni ingredienti impiegati nella lavorazione non sono presenti nel prodotto finito in vendita. Lieviti e chiarificanti sono parti vitali della trasformazione del vino ma non sono presenti nella bottiglia in vendita".
Co-op ha così deciso di indicare in etichetta gli ingredienti impiegati per la trasformazione del vino ed i metodi impiegati nella chiarificazione (di particolare interesse, sembra, per i vegetariani).
Anche questa etichetta così ricca di informazioni (leggete sotto il dettaglio) inciampa in un omissis: l'etichetta frontale segnala l'affinamento nel rovere americano (American Oak), ma non dichiara sul retro nè il periodo di affinamento, nè la tipologia: botte grande, barrique, o chip? Sorprendente. Così come non trovate alcuna indicazione su chi ha prodotto in Sud Africa questo Cape Pinotage.
Il caso dell'etichetta Co-op rimane comunque emblematico: realizzare etichette con maggiori informazioni sui contenuti della bottiglia si può.
Sia Co-op che Peter F. May fanno riferimento al superamento di limiti e divieti di legge. Non sappiamo se questo è un caso valido solo per il Regno Unito [gli Stati membri produttori dell'UE possono rendere obbligatorie talune indicazioni (...) proibirle o limitarne l'utilizzazione, per i vini ottenuti nel loro territorio]. Da un'analisi dei Regolamenti CE in materia (1493/1999 e 753/2002) l'unica riserva che ho individuato riguarda questo principio:
"l'etichettatura dei prodotti di cui trattasi può essere completata con altre indicazioni a condizione che queste ultime non siano tali da creare un rischio di confusione nello spirito delle persone a cui sono destinate tali informazioni".
A quanto sembra, i regolamenti CE prevedono cosa si deve scrivere in etichetta, ma non proibiscono informazioni aggiuntive veritiere (dimostrabili su richiesta delle Autorità) e coerenti nello spirito del principio richiamato qui sopra. Magari, norme successive a queste, hanno introdotto restrizioni specifiche. Chi di voi può aiutarmi a fare chiarezza su questo punto è il benvenuto.
AGGIORNAMENTO: Luca Risso - The WineBlog.net - ci informa qui di un ulteriore caso di impiego di sostanze utili al processo di vinificazione (chiarifica del vino mediante proteine vegetali) ma non dichiarati in etichetta: il glutine.
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Ecco il dettaglio dell'etichetta:
CO-OP CAPE PINOTAGE
Pinotage is South Africa’s flagship grape, having been developed in 1925 by crossing Pinot Noir with Cinsaut. This example hails from the wine producing region of the Breede River Valley east of the Drakenstein Mountains. The inky hue presages an intense nose of liquorice and plums, while the palate demonstrates a complex array of spices and ripe woodland fruits, buttressed by fruit and oak tannins.
Serve with moussaka, spare ribs, chilli con carne or even curry. Drink within 12 months of purchase.CUSTOMER INFORMATION
INGREDIENTS: Grapes (Pinotage), Preservative (Sulphur Dioxide), Tartaric acid. Made using: Yeast, Yeast Nutrient (Diammonium phosphate).
Cleared using: Bentonite, Pectinolytic Enzymes.
Closure: CorkUse the DAILY guidelines for sensible drinking. Refraining on one day should not mean excess on another.
UNITS PER DAY
MEN 3-4
WOMEN 2-3BEFORE/DURING PREGNANCY
Most studies show that 1-2 units of alcohol once or twice a week do not cause harm in pregnancy.DO NOT DRINK and drive, play sport or operate machinery.
It is illegal to sell alcohol to under 18 year-olds.SUITABLE FOR VEGETARIANS
10.5 UNITS OF ALCOHOL PER 75cl BOTTLE.
BOTTLE HOLDS AN AVERAGE OF 6 GLASSES
100 CALORIES PER 125ml GLASS
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Richiami ai post precedenti di Aristide sull'argomento:
- Aviaria dell'uva, metanolo dei polli - feb. 2006
- Vini "veritieri", tra legge ed etichetta - apr. 2006
- Quanta manipolazione è accettabile nel vino? - mag. 2006
- Chip, il bicchiere piange - giu. 2006
- Emilio Pedron parla di chips, in video, qui - giu. 2006
- Chip, il bicchiere piange, insieme a Giacomo Tachis - giu. 2006
- Tannini esogeni, pezze endogene - giu. 2006
- Winemaker, avete un problema - giu. 2006