Vino "Chips Free" - la proposta

Chipsfreelogo256xVenerdì 1.o settembre il quotidiano L'Arena ha pubblicato una breve inchiesta di Elisabetta Tosi (VinoPigro) sul punto di vista dei produttori di vino circa l'uso dei trucioli (chips) come pratica per insaporire i vini "al legno", risparmiando così sui costi e tempi dell'affinamento in botte (in fondo trovate i post di Aristide dedicati all'argomento). Elisabetta ha intervistato Daniele Accordini (enologo, presidente dell’Assoenologi del Veneto Occidentale e vignaiolo), Giuseppe Campagnola (azienda Campagnola, Valgatara di Marano Valpolicella) Emilio Pedron (presidente del Consorzio Valpolicella e Amm. Delegato del G.I.V.), Luciano Piona (azienda Cavalchina, Custoza), Matilde Poggi (azienda Le Fraghe, Cavaion Veronese) e Valentina Tessari (azienda Suavia, Soave).

In chiusura di articolo si parla anche di Aristide e della "ventilata" iniziativa incentrata  sulla "proposta di autocertificazione (...). Tutte le aziende che non usano i trucioli nei loro vini potranno dichiararlo in un database consultabile su Internet, e avranno il supporto della comunicazione di blog, newsgroup, forum, e magazine on line".

L'ottima Elisabetta si riferisce al dibattito evidenziato in questo post del 20 luglio ("Partito dell'etichetta": prende forma una proposta dal Web?) e ai commenti sviluppatisi in seguito. La pausa d'agosto ha rallentato lo sviluppo dell'idea e sono pertanto qui a rilanciarla a tutti gli amici che ne hanno condiviso l'impostazione sin dall'inizio e a tutti coloro che vorranno unirsi in itinere.

Aristide sottolinea che usare trucioli per "affinare" il vino è senz'altro una pratica legale (vedasi Regolamento CE 2165/2005). Non dichiararlo in etichetta e affermare che il vino in bottiglia è stato, per esempio, "affinato per 12 mesi in piccole botti di rovere francese"  è un rischio concreto di truffa commerciale nei confronti dei consumatori.

Non critico affatto il ricorso ai trucioli da parte di quei produttori che intendono la concorrenza con i vini del Nuovo Mondo come un fattore esclusivamente basato sulla politica di prezzo. Se vogliono limitarsi ad usare solo questa leva competitiva, a prescindere dal prodotto in bottiglia, sono affari loro. Riceveranno dal mercato quello che hanno seminato in questi anni.

L'uso dei trucioli sembra invece essere la scorciatoia ideale per conferire aromi di legno al vino, allo scopo di coprire difetti della materia prima o della vinificazione o aggiungere quel sapore così "internazionale", risparmiando sui costi delle barrique vere. L'effetto più preoccupante di questa vicenda, è che si svolge sul terreno sdrucciolevole della manipolazione fisico-chimica del vino e, allo scopo di ridurre ulteriormente i costi e la praticità di applicazione, si arriverà a sostituire i chips con liquidi o polverine magiche dal medesimo effetto (ne abbiamo già parlato qui e qui), della quale salubrità vorremmo si svolgessero studi e analisi approfondite. Bene, Aristide non critica nemmeno questi produttori: semplicemente non vuole comprare i loro i vini. E vuole informare i consumatori affinché scelgano liberamente cosa fare.

Un altro aspetto della vicenda riguarda l'alterazione delle condizioni di concorrenza: un produttore che ricorre alla barrique e, quindi, non usa trucioli, si trova in svantaggio rispetto al produttore che li usa e non li dichiara in etichetta o dichiara di usare anch'esso la barrique (ancora una volta: quest'ultima è una truffa). Il primo produttore non può dichiarare esplicitamente in etichetta che non usa trucioli. Occorre quindi dargli un'alternativa.

L'idea "Chips Free" è semplice. In attesa che le Autorità competenti autorizzino con apposita disciplina l'indicazione in etichetta della presenza di trucioli nel vino, e che autorizzino parimenti l'indicazione da parte del produttore del non impiego di trucioli, ho proposto - e cominciato a condividere con alcuni di voi - di realizzare un archivio elettronico dei produttori e rispettivi vini che siano esenti da trattamento con trucioli di rovere.
Lasciamo che i produttori auto certifichino il "non-ricorso" a questa pratica, accedendo gratuitamente a questo servizio. Lasciamo che i consumatori e gli operatori del settore possano consultare liberamente questo database. Lasciamo che il "controllo dal basso", nel tempo, si imponga sui controlli dall'alto.

Lasciamo che l'informazione libera consenta a tutti di fare libere scelte.

Chips Free

  • Il nome: nasce con un nome inglese perchè è sintetico, è internazionale, è chiaro. Non ha un tono negativo, non vuole colpevolizzare chi li usa, vuole premiare chi non li usa.
  • Cos'è: nelle mie intenzioni sarà un archivio elettronico (database) consultabile da chiunque via Internet. Vorrei fosse facilmente "ospitabile" all'interno di qualsiasi sito Internet o wine blog. Potrebbe anche essere un sito Internet ad-hoc dove tutti convergono per leggere e aggiornare le informazioni, ospitando allo stesso tempo sui propri siti i dati via via archiviati.
    Per cominciare rapidamente, sarà ospitato su Aristide (e altri siti e wine blog che aderiranno) in forma di lista dei produttori/vini autocertificati.
  • Che informazioni contiene: dati anagrafici del produttore che si autocertifica, i vini per etichetta e annata esenti da vinificazione con trucioli, eventuale indicazione di quali altre pratiche enologiche utilizzate e quali coadiuvanti enologici non siano stati utilizzati. Il termine eventuale indica che è da discutere l'inserimento di queste ultime informazioni: detta in altri termini, il consenso sull'opportunità di autocertificare il "non uso di trucioli" è unanime, non è così per i coadiuvanti enologici ed altre pratiche.
  • Cosa occorre fare: il produttore che desidera autocertificare i propri vini invierà via email o fax un modulo di autocertificazione, scaricabile prossimamente all'attivazione della pagina.

Questa è in sintesi l'idea, una piattaforma aperta alla quale può aderire chiunque.

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Ecco la copia dell'articolo pubblicato sull'Arena del 1.9.2006: "Trucioli nel vino? Verona dice no, ma...", di Elisabetta Tosi.

AGGIORNAMENTO: E' del 6 settembre un nuovo pronunciamento contro l'uso dei trucioli. Questa volta tocca al Consiglio di Amministrazione della Strada del Vino Valpolicella per bocca del suo presidente, Pietro Clementi. Qui l'articolo al riguardo.

Richiami ai post precedenti di Aristide sull'argomento:

Vendemmie digitali

La visita dell'Ambasciatore Hughes