Nel ricordo di Pietro Arditi

Pietro Arditi in una foto di Stefano Caffarri

Non vorresti mai scrivere un elogio alla memoria, soprattutto dedicato a una persona che hai considerato vicina come un amico, un fratello, oltre che un cliente, un compagno di viaggio.

Questo era Pietro Arditi, vignéron indépendant nel Monferrato, quello degli Infernot, termine piemontese per indicare un locale sotterraneo costruito scavando a mano una particolare roccia arenaria, la pietra da cantoni, o in tufo e solitamente adibito a cantina o dispensa.

Il suo Infernot, Cantine Valpane, di famiglia dal 1898 (costruita su tracce di un edificio del 1300 e poi del 1700) è stato nel tempo gestito da Pietro Giuseppe detto "Giuspin", poi dalla figlia Lydia e, fino all’altro ieri, da Pietro Arditi.

“Mi vanto di fare il vino come mio nonno: cioè con ugual dedizione ed entusiasmo, stesso impegno e responsabilità, uguale attenzione e rispetto per la mia terra e per il ‘mio’ consumatore".

Questo era un po’ il suo manifesto di vignaiolo indipendente, molto concreto e diretto, senza pregiudizi o intenti ideologici tra moda e percezioni confuse o contradditorie, umano, umanissimo, umile e cortese sempre. con radici piantate nella “sua” terra ma al tempo stesso di visione moderna, sensibile, aggiornata ai cambiamenti ma attenta alla lunghezza dei passi, infine (e contemporaneamente a tutto questo) circondato da animali che adorava tutti, indistintamente.

Pietro seguiva la realtà della vigna e della cantina con una preparazione tecnica notevole, quel misto di esperienza tramandata e poi vissuta sulla pelle. Ricordo quanto fosse specializzato nello scrutare il cielo e i segnali della natura ma soprattutto nella metodica applicazione agli strumenti meteo digitali e online, come alle tecniche necessarie non solo alla sopravvivenza della vigna, ma alla sua, “più naturale possibile”, evoluzione.
Molti di questi “segnali” li registrava per lui e per molti di noi con la sua profonda passione per la fotografia. Il sito della sua cantina credo sia uno dei pochissimi al mondo interamente realizzato con immagini colte da lui stesso. Una “festa” degli occhi e della comunicazione visiva, soprattutto per chi come il sottoscritto glielo ha realizzato a suo tempo.

“Il vino parla”: con questa affermazione mi aveva fatto realizzare una pagina del sito, riportando brani di un libro che aveva amato, identificandosi nel messaggio di Joanne Harris, già autrice di "Chocolat" e di Vino, patate e mele rosse” (romanzo edito da Garzanti).

E come parlano i suoi vini, le sue creature, sei etichette tra Grignolino del Monferrato Casalese, Barbera del Monferrato, Freisa e Ruché. In essi si rifletteva Pietro, il suo carattere piemontese minimalista e la sua infinita pazienza condita di ironia e grande sensibilità. Vini che ancora oggi stupiscono per l’eleganza e il nerbo, soprattutto le bottiglie di annate tra i 10 e i 20 anni, alcune delle quali aprirò in questi giorni tristi, per riempire la memoria nel ricordo di Pietro Arditi.

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