Monti Lessini, due anime e un solo nome: quali sviluppi?
Metodo Classico “Monti Lessini” e Charmat “Lessini Durello”: una DOC piccola, ambiziosa, che oggi si gioca tutto sull’equilibrio fra identità di territorio e scelte di stile in cantina.
Durello & Friends, il talk del 2025
A Verona, al Crowne Plaza, “Durello&Friends 2025” è andato in scena come da copione: Winter Garden pieno, banchi d’assaggio affollati, comunicato del Consorzio soddisfatto e un messaggio chiaro, almeno sulla carta. Il nuovo corso è ufficiale: da una parte il Monti Lessini DOC Metodo Classico, dall’altra il Lessini Durello DOC Metodo Charmat. Due metodi, un unico territorio vulcanico fra Verona e Vicenza, un evento pensato per metterli in prospettiva rispetto al resto del panorama italiano.
Dietro la regia ordinata del Consorzio, però, si intravede una questione che vale la pena guardare con un filo di attenzione in più. Perché qui non è stato solo cambiato il disciplinare. Si è ridisegnato il modo in cui un territorio molto piccolo, con numeri limitati e una storia recente ma intensa, prova a posizionarsi in un mercato che oggi non perdona ambiguità.
Una denominazione tascabile che punta in alto
Gianni Tessari - Presidente Consorzio Tutela Vini Lessini Durello DOC
La scheda del Consorzio è semplice, quasi disarmante:
circa 600 ettari di uva Durella lungo la fascia pedemontana della Lessinia
34 aziende associate
circa 400.000 bottiglie l’anno di Monti Lessini DOC Metodo Classico
circa 700.000 bottiglie l’anno di Lessini Durello DOC Metodo Charmat
In totale, poco più di un milione di bottiglie. Nel mondo degli spumanti italiani è una goccia. Il Presidente Gianni Tessari lo dice con una certa lucidità: non sono “numeri importanti” in assoluto, ma sono numeri in crescita, con il Metodo Classico che ha superato il 30 per cento del totale e continua a salire.
Questa proporzione, già di per sé interessante, rende evidente il bivio strategico davanti alla denominazione: come far convivere in modo sensato una produzione di Metodo Classico in aumento, chiaramente vocata all’identità territoriale, con una quota maggioritaria di Charmat che ha logiche più “industriali”, legate al prezzo e alla facilità di beva?
Il talk sul Metodo Classico: dove i numeri cominciano a parlare
Il cuore “intellettuale” della giornata è stato il talk “Bollicine da Metodo Classico: lo stato dell’arte”, con Fabio Piccoli (direttore di Wine Meridian) a moderare, Nomisma Wine Monitor a portare i dati freschi sui consumatori evoluti di metodo classico, CFI Group e CDA Consorzio Distributori Alimentari a ragionare su Horeca e distribuzione.
Dalla ricerca presentata da Evita Gandini, Head of market insights di Nomisma Wine Monitor emerge nella sostanza che:
la conoscenza del “Metodo Classico” è ancora superficiale, ma il suo prestigio è percepito;
la qualità, per chi beve con un minimo di consapevolezza, passa soprattutto da territorio, denominazione, altitudine;
il vitigno autoctono è considerato un plus vero, non solo folklore;
il lunghissimo affinamento sui lieviti, sorprendentemente, conta meno di quanto pensiamo noi addetti ai lavori.
Tradotto su Lessinia, è quasi una descrizione su misura: area collinare e prealpina, suolo vulcanico, Durella autoctona, nuova DOC dedicata solo al Metodo Classico. Con il nome “Monti Lessini” che, come sottolinea la stessa ricerca, gioca bene proprio perché richiama subito altitudine e luogo, non solo tecnica produttiva.
In teoria, quindi, le carte sono buone. Ma le partite si vincono in campo, non sulle slide.
Charmat e Metodo Classico, due letture possibili dello stesso territorio
Uno dei meriti del nuovo assetto è la chiarezza formale: lo stesso comprensorio esprime due interpretazioni, distinte anche in etichetta.
Monti Lessini DOC Metodo Classico
narrazione centrata su territorio e Durella
potenziale di complessità e longevità
posizionamento naturale in Horeca e sugli scaffali specialistici
Lessini Durello DOC Metodo Charmat
lettura più immediata e quotidiana
struttura più agile, acidità in primo piano se non viene mascherata
ideale come ingresso al territorio per consumatori inesperti
In sé, non c’è niente di “sbagliato” in questa doppia anima. Anzi, se gestita con coerenza può funzionare bene: chi si avvicina alla denominazione attraverso un Charmat corretto, ben disegnato, può avere voglia di esplorare il gradino superiore del Metodo Classico.
Il punto sensibile sta nel “come” vengono interpretati questi Charmat: se la scelta è di assecondare il profilo aromatizzato, ampio, dolce e rassicurante che ha reso popolare il Prosecco DOC nelle sue versioni più industriali, allora il rischio è quello di spostare lentamente la percezione generale della denominazione verso uno stile che con la Durella, quella autentica, ha poco a che vedere.
Non è una critica morale, è una semplice osservazione di coerenza.
HORECA e distribuzione: dove si decide il racconto
Nel talk, giustamente, per bocca di Lucio Roncoroni, Direttore CDA, Consorzi Distributori Alimentari, si è insistito sulla centralità del canale HORECA e sul ruolo dei distributori: un terzo delle vendite di vino passa di lì, i distributori di bevande intermediano il 75% del flusso, la categoria vino pesa ormai in modo serio nei fatturati. In mezzo a questo scenario non esattamente brillante per le bevande alcoliche, il segmento che funziona ancora è quello degli spumanti che rappresentano la categoria più dinamica per la loro capacità di parlare a pubblici diversi e per una versatilità che li rende utilizzabili in più momenti del pasto.
Tutto vero. E infatti, sempre dai dati, esce chiaro che:
il Prosecco si mangia da solo quasi metà del mercato
l’altra metà è un campo di gioco dove, in teoria, il Monti Lessini potrebbe infilarsi
Per il Monti Lessini questo significa una cosa molto semplice: se vuole davvero ritagliarsi uno spazio stabile in carta vini, dovrà seguire queste condizioni indicate da Bruno Berni, Business Development Manager di CFI Group:
smettere di ragionare solo in termini di sell-in, iniziare a lavorare seriamente il sell-out, il trade marketing, la formazione del personale di sala;
selezionare con cura i distributori con cui lavorare, scegliendo quelli per cui il vino è una leva strategica, non solo una riga di listino;
accettare di crescere in modo selettivo, non inseguendo la logica dei grandi numeri, ma quella della riconoscibilità.
Qui la sfida non è tanto “emergere” in mezzo al Prosecco, quanto evitare di essere percepito come una sua variazione sul tema: chi può davvero permettersi di fare questo lavoro?
I piccoli che vivono di Metodo Classico, con poche decine di migliaia di bottiglie e una struttura commerciale spesso artigianale?
O le grandi cantine sociali che dominano il Charmat, hanno volumi, forza contrattuale, accesso a catene e grossisti, e soprattutto un prodotto che “si vende da solo” se lo imposti sul gusto Prosecco-like?
Il rischio, nemmeno tanto teorico, è che il grosso dell’investimento commerciale finisca per spingere ancora di più le versioni Charmat ammiccanti, perché sono quelle che girano più facilmente, mentre il Metodo Classico resta la parte “di rappresentanza”, da tirare fuori ai banchi d’assaggio, ai convegni, nelle degustazioni guidate.
Durella, Lessinia vulcanica e il filo rosso da non perdere
Tutto questo, fate attenzione, succede in una zona che sulla carta è un caso di scuola per la didattica del vino:
Lessinia interamente di origine vulcanica
colline, spesso impervie, di basalto nero
uva Durella con acidità naturalmente sostenuta, struttura (la raccolgono matura, non in anticipo), dal carattere ruvido che chiede tempo e mestiere
vocazione evidente alla spumantizzazione lunga, non a quella rapida, cosmetica, “truccata” per piacere subito
La masterclass dell’AIS, “Territorio & vitigno: oltre il Metodo Classico”, ha ribadito concetti che si ripetono da anni: il vero vantaggio competitivo sta nel binomio territorio-vitigno, non nel tipo di autoclave o nella durata dell’affinamento. La Durella sui Monti Lessini è un “fenomeno viticolo ed enologico” davvero unico.
È questo l’asset che rende il Monti Lessini qualcosa di diverso dal generico “spumante veneto”. La Durella, su quel tipo di suolo, non assomiglia a nient’altro. Il metodo, che sia Classico o Charmat, dovrebbe essere al servizio di questa identità, non viceversa.
In pratica: si può tranquillamente continuare a produrre Charmat Lessini Durello, ci mancherebbe, ma la direzione stilistica dovrebbe accompagnare il consumatore verso la verticalità e la tensione della Durella, non allontanarlo in direzione di modelli già occupati e iper-affollati.
Una lettura possibile del futuro prossimo
Vista da fuori, e con un minimo di distacco, la situazione si può leggere così:
la denominazione è piccola, quindi ogni scelta pesa il doppio
il Metodo Classico sta crescendo e oggi rappresenta un pezzo significativo del totale
l’Horeca e la distribuzione si dichiarano interessati a prodotti che aiutino a differenziare l’offerta
il consumatore evoluto, secondo Nomisma, è pronto a dare credito a nuove DOC di Metodo Classico, se gli si offre un racconto chiaro di territorio, vitigno e contesto
Il nodo, adesso, è coniugare questa potenzialità con una gestione interna della denominazione che tenga conto delle sensibilità di tutti: piccoli e medi produttori che hanno investito per anni sul Metodo Classico, cantine sociali che garantiscono massa critica e presidio commerciale, consorzio che deve tenere il timone in mezzo a interessi legittimamente diversi.
Smussando ancora di più: la questione non è “Metodo Classico contro Charmat”, né “piccoli contro grandi”.
La vera domanda è quanto il Monti Lessini, come sistema, vorrà spingere la propria comunicazione e le proprie scelte tecniche nella direzione di un’identità riconoscibile, in cui la Durella e la Lessinia vulcanica siano sempre in primo piano, qualunque sia il metodo.
Se questa coerenza verrà mantenuta, il nuovo assetto dei disciplinari non sarà solo un’aggiunta di nomi in etichetta, ma il punto di partenza di una storia che potrà durare. In caso contrario, si correrà il rischio di avere una DOC formalmente ben strutturata, ma percepita dal mercato come l’ennesima variazione sul tema dei vini spumanti veneti “piacevoli e facili”.
Ed è un rischio che un territorio così specifico, e così promettente, non si può davvero permettere.
Pergole di viti di Durella tra coni vulcanici