Fortana, storia dell'acqua e del vino

Fortana, storia dell'acqua e del vino

La linea costiera del Fortana Bosco Eliceo DOC, all'estremità orientale della provincia di Ferrara, a sinistra una parte della foce del fiume Po.

La linea costiera del Fortana Bosco Eliceo DOC, all'estremità orientale della provincia di Ferrara, a sinistra una parte della foce del fiume Po.

Dell'acqua e del vino - Gabriella Rossi.jpg
"Penso alle viti ricche di grappoli scuri piantate nel terreno sabbioso, chiaro, leggero, secco, oppure alle terre più grasse, un po' appiccicose che offrono nutrimento a grappoli pesanti vicino all'orto, a filari vicini alle case, alla formella trecentesca dell'Ottobre della Porta dei Mesi del Duomo di Ferrara, alla nebbia che sospende i pioppi e i profili delle case smorzando le brutture ed esaltando i profili nobili".

Così riflette Gabriella Rossi in un passaggio del suo libro, anzi "semplice libretto un po' ingenuo ma sincero nelle intenzioni".

"Dell'acqua e del vino Fortana nel territorio ferrarese" (edito con il contributo di AIS Emilia) è una agile sintesi di una complessa storia di lunghissime trasformazioni geologiche e climatiche che hanno plasmato il Golfo Padano fino a riempirlo, saldarlo e modellarlo nella realtà odierna della Pianura Padana e del suo limite orientale, la riviera condivisa tra Veneto ed Emilia Romagna. Una storia di acqua, di fiume e di mare, di uomini e del loro lavoro per creare terra dall'acqua e agricoltura dalle sabbie del Quaternario. Praticamente la metà di questo "libretto" è dedicata a questa lunga storia geologica, sintetizzata con leggerezza e grande senso pratico.
Notevole, secondo me.

Poi la storia che ruota intorno al Fortana, ma soprattutto intorno alle popolazioni che hanno saputo trarre sopravvivenza in questi luoghi: Etruschi, Romani, Longobardi, Bizantini, fino all'epoca della Casa d'Este (o Estensi), una antica dinastia che nel corso di tre secoli caratterizzò Ferrara (e Modena e Reggio Emilia) per uno straordinario dinamismo culturale ed economico, un Rinascimento di tale energia che portò Ferrara a essere considerata la prima città moderna d'Europa.

Formella del Maestro dei Mesi della Cattedrale di Ferrara - by Anna Scansani (Own work) [CC BY-SA 3.0], via Wikimedia Commons

Formella del Maestro dei Mesi della Cattedrale di Ferrara - by Anna Scansani (Own work) [CC BY-SA 3.0], via Wikimedia Commons

Sono gli Este ad avviare le prime bonifiche su larga scala (1471) "nei vasti possedimenti con il fine di guadagnare territori agricoli produttivi e redditizi", nelle zone palustri del Delta del Po, Mesola, Pomposa e Comacchio, ma anche nell'entroterra, in alcune zone intorno a Ferrara.

E lo scenario agricolo diventa un'opera immane per trasformare sabbie di tutte le origini (marine, fluviali, glaciali) spesso miste a limi argillosi. E' la fascia costiera, ricca di dune sabbiose antiche e foreste intatte, che diventa il centro di un'attività agricola diversificata e di una presenza umana raccolta intorno a pochi centri. Uno di questi, l'Abbazia di Pomposa, gioca un ruolo fondamentale nello sviluppo della cultura agricola e vitivinicola della regione, e quindi del benessere economico e nell'attività artistica e culturale, soprattutto a partire dall'XI secolo. La comunità monastica guidata nella "Regola Benedettina" dall'Abate Guido (poi santo), diventa un riferimento non solo per le questioni religiose e monastiche dell'epoca, ma è motore di conoscenze e tecniche agronomiche e viticole, in linea con il ruolo svolto da quei monaci da Cluny in Francia fino alle pendici dell'Etna in Sicilia.

Una lunga stratificazione di conoscenze, pratiche, che la selezione naturale ci fa prima chiamare "innovazione" e poi "tradizione", fenomeno particolarmente intenso, tragico, gioioso. Gabriella Rossi lo sintetizza così:

"la continua tensione che gli abitanti di queste terre hanno vissuto nel guadagnare la terra all'acqua, i cambiamenti paesaggistici, climatici, fluviali e della vita del territorio, vicende che caratterizzano questa nostra terra ferrarese (...) convergenza unica della storia geologica e della vita del mare e dei fiumi, della storia degli abitanti e delle loro tracce, della tradizione agricola, della tradizione alimentare ed enologica".

Nella storia moderna del Fortana c'è però un grido di allarme, quasi di dolore e passione civile, che non posso che condividere:

"Al Fortana derubricato dagli stessi ferraresi (che non lo conoscono) come vino da evitare, a ristoranti che servono anguilla e pesce azzurro in cui non trovi un Fortana neanche a morire ma una profusione di Fiano, Falanghina, Raboso, Glera e via andare (senza nulla togliere a questi) (...) Che noia, che barba i ferraresi (sempre con la effe minuscola) che non conoscono il Fortana e non lo pretendono con i loro piatti e non lo fanno conoscere".

Questo è il cuore del problema, oggi. Un vitigno antico la cui produzione è relegata a poche decine di ettari per mano di una dozzina o poco più di produttori. E una base di consumatori locali "distratta" e poco attenta al valore potenziale di questo vino locale. Ne parlai nel 2005 (sic!) e quasi nulla pare cambiato. Anzi, no, alcune questioni si sono chiarite, nel frattempo:

  • il "mito" dell'origine dell'Uva d'Oro (nome originario, ancora usato in zona, del Fortana) è stato confutato. Il vitigno non fu importato dalla Borgogna dalla Duchessa Renata di Francia, moglie dal 1528 al 1560 del Duca Ercole II d'Este. C'è un capitolo nel libro che affronta le varie argomentazioni a sfavore del "mito".
  • un autorevole conferma ("Wine Grapes", di José Vouillamoz et al.) viene anche dalle recenti analisi del DNA, che escludono una qualsivoglia origine da varietà della Borgogna. Piuttosto, si evidenzia che il vitigno Fortana sia identico alla Canina Nera e abbia una forte  relazione di parentela con il Lambrusco Maestri, oltre a somiglianze genetiche con il Malbo Gentile.

In conclusione, "Dell'acqua e del vino" ci fornisce una bella carrellata sui vini Fortana (Bosco Eliceo DOC o Emilia IGT) di nove produttori, nelle versioni frizzante, spumante (metodo classico o Charmat/Martinotti), fermo e dolce.

Un campionario di varia qualità e tipicità, ma tutte da inquadrare (e degustare) nel più ampio panorama gastronomico e culturale della cucina ferrarese moderna, ma di forti origini rinascimentali, salate e dolci nel gusto:

"come dire la familiarità immediata della commistione di dolce e salato (per esempio del pasticcio ferrarese), della grassezza piacevole e morbida della carne dell'anguilla, del sapore e del profumo delicati dell'aglio, della sapidità e della acidità nel Fortana". 

E' una sfida a organizzare una gita o una vacanza, tra Ferrara e i paesaggi del litorale, passando per numerose attrazioni come le Delizie Estensi, le residenze di campagna degli Estensi, e i numerosi punti di ristoro disseminati nella provincia ferrarese. E questo "libretto" non deve mancare nella vostra collezione.

 

 

"Dell'acqua e del vino" è al momento disponibile presso l'autrice, la quale può spedire il libro su richiesta, prezzo €10,00 (ricavato va in beneficenza), oppure presso la libreria Sognalibro di Ferrara a un prezzo leggermente maggiorato per il servizio.
Per chiedere informazioni a Gabriella Rossi, compilare il modulo:

 

Tutte le citazioni in corsivo sono tratte dal libro "Dell'acqua del vino Fortana nel territorio ferrarese" di Gabriella Rossi.

Guide dei Vini italiani nelle ricerche su Google

Guide dei Vini italiani nelle ricerche su Google

Io starei anche col sughero

Io starei anche col sughero