"Vino al Vino si congeda, non ho ancora deciso se provvisoriamente o definitivamente, dai propri lettori". Con queste secche parole, Franco Ziliani annuncia la chiusura del suo blog Vino al Vino. Che sia una chiusura temporanea o definitiva non è dato saperlo, Ziliani per il momento sottolinea le proprie motivazioni profondamente personali. Che vanno rispettate e sulle quali penso sia inutile spendersi in speculazioni.
Di questa scelta di Ziliani, Aristide se ne dispiace. Senza ipocrisia. Molti lettori sanno del mio rapporto non proprio idilliaco con il giornalista Ziliani. Ma più voci ci sono, anche se antipatiche, più ricchi siamo tutti. Per questo mi unisco volentieri alla lunga fila di inviti a Franco Ziliani affinché ritorni sulla scena quanto prima.
Mi permetto solo di "approfittare" di questa situazione per stimolare una riflessione pubblica. Se tra le motivazioni di Ziliani esistono anche la fatica e i dubbi, ebbene queste sono certamente condivise dal sottoscritto.
E' arrivato il momento di chiederselo: questa grande applicazione di tempo ed energie - ovvero lo scrivere su Internet e interagire col pubblico - serve a cambiare qualcosa nel mondo del vino italiano?
La spinta "creativa" degli anni tra il 2004 e il 2007, cosa ha cambiato? L'interazione online tra chi consuma e chi produce quali effetti positivi e negativi ha determinato? Il mercato è diventato più trasparente? Ci sono segnali che facciano intravedere evoluzioni significative in questo senso? Oppure questi segnali non si scorgono?
I wine blog trasmettono adeguatamente elementi di innovazione, nuovi trend di consumo o di gestione aziendale, nuove idee e approcci? Oppure amplificano il brusio provinciale, banalizzano discussioni complesse a livello di chiacchiera da "bar sport", diventano o sono già diventati auto-referenziali?
E ancora: la vis polemica, il "pensiero contro", l'aggressività - insomma alcuni degli ingredienti dell'informazione "militante" online (passatemi il termine) della quale Franco Ziliani rappresenta senza dubbio il punto di riferimento per tanti, ha portato un progresso al sistema? Ha informato meglio i consumatori? Oppure è diventato lo strumento - involontario - dell'ennesima declinazione italica della guerra per bande nella filiera? Siamo ancora più guelfi-e-ghibellini, ancora più divisi? Oppure qualche messaggio positivo, qualche segnale di crescita e maturazione, è riuscito a passare?
E infine: sono emerse nuove figure, nuovi protagonisti, in grado di portare innovazione al sistema? E che dire della capacità del suddetto sistema di integrare queste figure, di inserirle nella stanza dei bottoni, di affidar loro risorse, strumenti, responsabilità? Membri della comunità eterogenea della comunicazione, quanta auto-referenzialità state riversando nei nuovi mezzi? Quanti tic, quanta pigrizia, e boria corporativa, e ignoranza luddista state riciclando nella rete?
Mi metterei nei panni di chi fa impresa nel vino, di chi il vino deve produrlo, venderlo, comunicarlo: cosa vi rimane di questa fase nata rivoluzionaria ma che potrebbe morire restauratrice?
Domande buone? Domande inutili?