Merano, International Wine Festival. Aristide ha seguito una parte dei lavori del seminario dell'Associazione Italiana Marketing su "Il Vino, quali valori?". Per la modica cifra di €20 i fortunati partecipanti avrebbero attinto ai contenuti del seminario articolato sui temi del "clima, la storia, la salute, il territorio e l'imprenditorialità". Aristide presume che il "target" del seminario fosse il produttore vitivinicolo. Constatato che tra i presenti ce ne fosse soltanto uno, Aristide sospetta che il seminario sia stato, insomma, un flop. Peccato, signori produttori. Un'occasione mancata? Forse no. Ma vediamo di recuperare.
Salute e vino: se pensavate di sentire la solita tiritera su quanto il vino faccia bene alla salute, voi e gli organizzatori del seminario siete degli illusi. Alberto Bertelli, medico farmacologo dell'Università di Milano e presidente della Sottocommissione "Vino, Nutrizione, Salute" dell'OIV (Organisation Internationale de la Vigne et du Vin), ha parlato della marea montante del proibizionismo sull'alcol, e le conseguenze pratiche che a breve toccheranno i produttori: etichette piene di icone ammonitrici sui pericoli dell'alcol, restrizioni alla pubblicità, nuove regole che preludono a nuove tasse o forme di tassazione indiretta. Gli Stati tassano da sempre i "vizi" con la scusa della Morale, niente di nuovo all'orizzonte: ma come si dice nel marketing, le variabili di mercato esogene si stanno complicando in scenari non proprio favorevoli per il mondo del vino. Pure a Merano, il giorno della vigilia, l'edizione locale del Corriere della Sera riportava in una sola pagina il redazionale e la pubblicità del Festival Internazionale del Vino, circondati da ben tre articoli con foto e titoli inequivocabili su incidenti stradali causati da autisti ubriachi e dall'alcol. Non male.
Così serenamente avviata, la discussione è proseguita con alti e bassi, prevedibili e scontati. Tento una sintesi: ci sono troppi vini sul mercato. L'offerta sul mercato europeo supera largamente la domanda, e i consumi continuano a calare. La prossima OCM-Vino, in collaborazione con la montante marea proibizionista di governi e mass media, potrebbe provvedere alla "pulizia" del mercato.
Ci sono troppi vini sul mercato per la qualità promessa ai consumatori. La qualità non è ripetibile all'infinito, ma molti produttori sono dotati di arti così magiche da esserci evidentemente riusciti. Bello l'esempio citato: nel settore della moda, la Maison Chanel è l'unica che anno su anno non punta alla crescita, dotandosi di budget di vendita in decremento. Perchè la qualità non è disponibile all'infinito. Perchè crescere ed offrire qualità immutata è impossibile. Perchè vendere sempre di più, anno su anno, insidia gli standard qualitativi più elevati.
E poi ci sono troppi vini nelle gamme aziendali. Aziende con tre ettari di vigna producono 12 etichette. Sarà che diversificano i rischi, ma minimizzano pure il loro impatto e visibilità sul mercato, oltre che disperdere energie e risorse. Aristide si chiede perchè in Italia non sia mai partito il modello vigneron-negociant di filiera, così tipico nel Bordeaux francese. Una buona idea sotto gli occhi di tutti da almeno due secoli. Sarebbe un modello assai interessante per le aziende più piccole: consentirebbe loro di specializzarsi nella produzione e sulla qualità delle materie prime, lasciando al negociant il compito di vendere e promuovere i vini, creando le gamme di prodotto a livello di filiera di terroir.
Sarebbe stato bello anche discuterne tra i pochi seminaristi rimasti, ma l'inaugurazione del festival incombeva, e la gente di marketing non tentenna in inutili confronti dialettici. Giusto un ultimo accenno di prammatica all'importanza della formazione continua e degli scambi di know-how tra produttori, prima di sciogliere l'assemblea e correre al meritato rinfresco.
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La foto di apertura:
- una bolgia di successo, a Merano (foto dell'autore).