Valpolicella, la versione del Consorzio

"Molto rumore per nulla", dice Christian Marchesini, presidente del Consorzio Tutela della Valpolicella, cercando di chiudere con fair play la querelle aperta una settimana fa dalle Famiglie dell'Amarone d'Arte:

Nessun ampliamento della zona di produzione dell’Amarone e degli altri vini della Valpolicella, nessuna apertura ad illegittime produzioni di pianura”.

Risultato di questo polverone? Pianura o fondovalle non entreranno in gioco almeno fino al 2016, mentre le modifiche al disciplinare approvate nell'assemblea blindata dei soci (tra le altre, la possibilità d'uso del tappo a vite per i Valpolicella Classico, Superiore e Valpantena) entreranno in vigore nel 2014. E poi la convocazione di un tavolo di discussione inter-professionale della filiera, per aprire la discussione su questa e molte altre questioni aperte che non trovano composizione nella normale dinamica consortile.

A voi farvi un'idea leggendo il loro comunicato stampa:

Conferenza stampa: chiariti gli equivoci

COMUNICATO STAMPA

Con la modifica adottata ai disciplinari di produzione il Valpolicella e l’Amarone continueranno ad essere prodotti esattamente dove vengono prodotti oggi; senza modifica circa 2/3 delle produzione avrebbero corso il rischio di non essere più certificate.

Verona, 15 maggio 2013

“Nessun ampliamento della zona di produzione dell’Amarone e degli altri vini della Valpolicella, nessuna apertura ad illegittime produzioni di pianura”: a dirlo Christian Marchesini, presidente del Consorzio Tutela Vini Valpolicella. La modifica al disciplinare di produzione proposta e approvata a larga maggioranza in assemblea dei soci il 10 maggio scorso, infatti, riguarda il comma 2 dell’articolo 4, mentre i confini della zona di produzione sono definiti nell’articolo 3 che mai nessuno ha pensato di cambiare.

Con la modifica adottata il Valpolicella, l’Amarone e il Recioto della Valpolicella docg continueranno ad essere prodotti esattamente dove vengono prodotti oggi; senza modifica circa 2/3 delle produzioni avrebbero corso il rischio di non essere più certificate.

Questo perché nella vecchia versione del comma 2 dell’articolo 4 si leggeva che “… sono da escludere, in ogni caso, ai fini dell’idoneità alla produzione …, i vigneti impiantati su terreni freschi, situati in pianura o nei fondovalle”. Quindi la modifica si è resa necessaria per correggere un vizio di forma del disciplinare, e per dare una maggior coerenza fra lo stesso e la fotografia reale dei vigneti da sempre esistenti in Valpolicella.

Finora la discrepanza, che era presente fin dal 1968 nel disciplinare di produzione dei vini Valpolicella dop, non era più che un refuso, presente peraltro nei disciplinari di produzione di molti altri vini.

“La modifica al disciplinare, quindi – spiega Marchesini -, è stata deliberata all’unanimità dal Consiglio di Amministrazione perché necessaria per salvaguardare una situazione produttiva consolidata negli anni, ribadendo l’appartenenza di quelle aree alla zona di produzione riconosciuta. La maggiore vocazionalità, espressione di specifici terroir, è un’altra cosa, che dovrà essere discussa nel tavolo interprofessionale che è stato chiesto durante l’assemblea dei soci, e che vedrà la partecipazione di tutte le componenti della filiera, anche i piccoli produttori. Lì potrà essere fatta una discussione ampia, serena e ragionata sulla denominazione, che è patrimonio di tutti”.

“Allo stato attuale, tra l’altro – conclude il presidente del Consorzio - nessuno con onestà può negare che la qualità espressa dall’Amarone della Valpolicella nell’ultimo decennio è fortemente legata al territorio di origine nel suo insieme; merito di una vocazione diffusa di tutte le aree, ad una tradizione produttiva storicamente condivisa e alla riqualificazione dei vigneti portata avanti dai vitivinicoltori. Una situazione che ha avvantaggiato tutti, grandi e piccoli, famosi e non, sia dal punto di vista economico che d’immagine nel mondo”.

La modifica al comma 2 dell’articolo 4 di tutti i disciplinari di produzione delle quattro Doc/Docg non è stata l’unica approvata dall’assemblea dei soci. Periodicamente tutte le denominazioni vengono riviste per valutare incongruenze e obsolescenze frutto del passare del tempo o per introdurre elementi di attualità che le rendano adeguate ai nuovi contesti economici. In questa ottica, sono state introdotte sia altre modifiche al disciplinare dell’Amarone, sia variazioni a quelli del Valpolicella, del Ripasso della Valpolicella e del Recioto della Valpolicella docg.

Tra queste: l’introduzione della possibilità di utilizzare il tappo a vite per il Valpolicella Classico, Superiore e Valpantena, richiesto dai nuovi mercati e dagli stessi produttori; l’obbligo del 4° anno d’età del vigneto per poter produrre Amarone e Recioto della Valpolicella; la possibilità di procrastinare l’immissione al consumo dell’Amarone in casi eccezionali e limitatamente all’annata; la facoltà lasciata alle aziende di utilizzare nel Valpolicella Ripasso piccole percentuali di Amarone della Valpolicella a scopo migliorativo, salvo casi eccezionali in cui tale pratica si renda necessaria.

Il Cda del Consorzio di Tutela Vini Valpolicella è costituito da Christian Marchesini, Daniele Accordini, Sergio Andreoli, Romano Dal Forno, Emilio Pedron, Marco Sartori, Lucio Furia, Luca Degani, Giannantonio Marconi, Giuseppe Nicolis, Vittorio Zardini, Luca Sartori, Bruno Trentini, Flavio Tezza, Dario Tommasi, Aleardo Ferrari, Maurizio Fumaneri, Franco Puntin.

Le "Famiglie dell'Amarone" non ci stanno

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