Valpolicella, assemblea del Consorzio blindata
Oggi, venerdì 10, assemblea dei soci del Consorzio Tutela della Valpolicella: discutono delle modifiche al disciplinare della DOC. A porte chiuse. Stampa e blogger non possono entrare, così come altre numerose persone respinte all'ingresso. Un'impiegata del Consorzio ci ha detto che a norma di statuto del Consorzio non sono ammessi i giornalisti. Di solito gli statuti prevedono le norme per determinare chi abbia diritto di voto alle assemblee. Quanto alla partecipazione di persone esterne, ci si rifà al buon senso e alla discrezionalità. Poco del primo, il massimo della seconda, in questo caso. In epoche non lontane, ma precedenti all'attuale direzione del Consorzio, potemmo partecipare alle assemblee sociali dominate dalle accese discussioni sulle regole della DOCG.
Bei tempi: del resto, si discuteva solo di vino. Oggi forse decideranno se dichiarare guerra alla Siria o bombardare la Corea del Nord??
Quindi, niente stampa dove si parla del futuro dell'Amarone. Vi dovrete accontentare della verità confezionata con cura dalla solerzia impiegatizia del Consorzio.
Dopo una veloce ricerca nella rete, qui a lato vi riporto cosa prevede effettivamente lo statuto del Consorzio Valpolicella, art. 14, circa le assemblee: nessuna norma, come previsto, sulla partecipazione di persone esterne alle riunioni della base sociale. E' chiaro che ognuno in casa propria è libero di decidere come meglio crede. E ne subisce le conseguenze.
E' un vero peccato: questa assemblea arriva al termine di una settimana che si era aperta con le cannonate delle imprese raccolte sotto le insegne delle Famiglie dell'Amarone d'Arte. Durante una conferenza stampa alla Antica Bottega del Vino di Verona, Marilisa Allegrini aveva tuonato:
“È da tempo in atto uno scempio nei confronti del vino simbolo della Valpolicella e tra qualche giorno è prevista un’ulteriore azione killer, che rischia di tradursi in un vero e proprio colpo di grazia. Per questo l’Associazione Famiglie dell’Amarone comunica il proprio immediato ritiro dal Tavolo di concertazione con il Consorzio Tutela Vini Valpolicella”. Lo ha detto oggi in una conferenza stampa a Verona la presidente dell’Associazione Famiglie dell’Amarone d’arte, Marilisa Allegrini. “Contestualmente – ha aggiunto – chiediamo a tutti, a partire dai produttori di collina che hanno a cuore le sorti dell’Amarone, di partecipare uniti alla prossima assemblea (il 10 maggio) indetta dal Consorzio. Obiettivo: scongiurare le modifiche capestro al disciplinare di produzione”.
Dal comunicato ufficiale che potete compulsare in fondo al post, non si evince un gran ché su cosa sia questa azione killer ai danni dell'Amarone:
Una su tutte - emersa in questi giorni e mai comunicata al tavolo di concertazione – si riferisce all’“eliminazione del limite alla Doc per i vigneti impiantati in terreni freschi e di fondovalle”. Si tratta, hanno spiegato i vertici delle 12 famiglie dell’Associazione (circa 140mln di euro il fatturato annuale complessivo), di una sorta di condono tombale per chi purtroppo già pratica, indisturbato, una produzione mai consentita dal regolamento.
Dall'agosto 2012 era in piedi un tavolo tra Consorzio e Famiglie (lo raccontammo qui) per tentare di comporre contrasti antichi e molto intrecciati tra loro. Qualsiasi cosa verrà a dirci il Consorzio domani, c'è una verità di fondo incontestabile: come in quasi tutte le realtà produttive italiane, c'è uno squilibrio tra gli interessi divergenti di operatori profondamente diversi: cooperative, aziende private medio-grandi che producono uva e imbottigliano vino, e piccoli produttori indipendenti. Queste tensioni si scaricano nei condomini consortili, rendendo tutta l'azione di gestione un continuo compromesso tra le parti. In Francia, si fa ricorso da tempo alle organizzazioni inter-professionali, in Italia abbiamo avuto solamente il caso Trentino vent'anni fa, ma poi la politica locale smantellò tutto.
Che effetto avrà tutta questa vicenda sul prodotto finale e cosa vuol dire per noi consumatori? Per capirci qualcosa, Aristide sperava di farsi qualche idea durante l'assemblea del Consorzio odierna. Ma, a quanto pare, non bisogna mai sottovalutare il potere di un'impiegata...
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Comunicato stampa
VINO: MODIFICHE DISCIPLINARE? FAMIGLIE DELL’AMARONE ROMPONO TAVOLO CON CONSORZIO VALPOLICELLA. ALLEGRINI: “UNIAMO PRODUTTORI CHE HANNO A CUORE SORTI AMARONE”
(Verona, 6 maggio 2013). “È da tempo in atto uno scempio nei confronti del vino simbolo della Valpolicella e tra qualche giorno è prevista un’ulteriore azione killer, che rischia di tradursi in un vero e proprio colpo di grazia. Per questo l’Associazione Famiglie dell’Amarone comunica il proprio immediato ritiro dal Tavolo di concertazione con il Consorzio Tutela Vini Valpolicella”.
Lo ha detto oggi in una conferenza stampa a Verona la presidente dell’Associazione Famiglie dell’Amarone d’arte, Marilisa Allegrini. “Contestualmente – ha aggiunto – chiediamo a tutti, a partire dai produttori di collina che hanno a cuore le sorti dell’Amarone, di partecipare uniti alla prossima assemblea (il 10 maggio) indetta dal Consorzio. Obiettivo: scongiurare le modifiche capestro al disciplinare di produzione”.
Una su tutte - emersa in questi giorni e mai comunicata al tavolo di concertazione – si riferisce all’“eliminazione del limite alla Doc per i vigneti impiantati in terreni freschi e di fondovalle”. Si tratta, hanno spiegato i vertici delle 12 famiglie dell’Associazione (circa 140mln di euro il fatturato annuale complessivo), di una sorta di condono tombale per chi purtroppo già pratica, indisturbato, una produzione mai consentita dal regolamento. “La verità – ha aggiunto il responsabile del Tavolo di concertazione per le Famiglie dell’Amarone, Sandro Boscaini – è che, nonostante le nostre rivendicazioni, la politica di gestione non tiene più conto delle zone vocate e si adegua solo a minimi parametri di legge, a tutto svantaggio della riconoscibilità di uno dei vini simbolo del made in Italy nel mondo.
Ciò che ha determinato la mancanza di progettualità condivisa e la conseguente rottura del tavolo è stata principalmente un’abissale diversità di vedute: la nostra ha un approccio qualitativo basato sula vocazione del vigneto per cui l’Amarone si può produrre solo nei terreni vocati, quella del Consorzio pone obiettivi di quantità, sulla base delle richieste del mercato.
Non per nulla negli ultimi 15 anni l’aumento della produzione è stato del 1.140%, ma l’amarone non è una commodity e la sua fortuna nel mondo è dovuta al nostro assunto, non al loro”.
Le Famiglie dell’Amarone, che hanno modificato il regolamento interno consentendo l’ingresso ad altri produttori, rilanciano quindi in nome della tutela della qualità del prodotto senza condizioni .
“Riteniamo a questo punto doveroso chiamare a raccolta tutti i produttori di qualità – ha detto il vice presidente dell’Associazione, Stefano Cesari - per ripristinare i valori fondanti della produzione, a scapito di interessi che coionvolgono tutti noi, con la consapevolezza che la posta in palio è molto più importante. Per questo il 10 maggio, nell’assemblea del Consorzio, proporremo l’aggiunta all’articolo 3 (dichiarante le delimitazioni delle zone produttive tra classica, doc e Valpantena) di una specifica declaratoria che differenzi la collina dalla pianura. Tale differenziazione è già contenuta nella Carta Angelini del 1998 (“Delimitazione dell’area a più alta vocazione viticola”) ed è a questa che noi intendiamo riferirci”.
Le 12 Famiglie dell’Amarone, che esportano 85% della produzione all’estero e principalmente in Canada, Svizzera, Usa Svezia e Germania, sono un’associazione nata nel 2009 a tutela delle qualità dell’amarone contro logiche di massificazione. Le aziende che la compongono sono: Allegrini, Begali, Brigaldara, Masi, Musella, Nicolis, Speri, Tedeschi, Tenuta Sant’Antonio, Tommasi, Venturini, Zenato.