Tra le occasioni di incontro più interessanti allo scorso Vinitaly, c'è stato il convegno organizzato da L'Informatore Agrario dal titolo "Intorno ai 12°", ovvero una discussione aperta sulle nuove opportunità di mercato per i vini a bassa gradazione alcolica.
Nelle parole di Clementina Palese, giornalista de L'Informatore Agrario, ecco una sintesi della questione: "l'innalzamento del grado alcolico è in parte dovuto ai mutamenti climatici, alla tendenza dei produttori a ridurre le rese in vigneto per migliorare la qualità dei vini e all'orientamento delle guide di settore a premiare vini strutturati. In parallelo, cresce all'estero la domanda di vini a ridotto tenore di alcol e alcuni Paesi, come Francia, Germania e California, si sono già attivati per proporre vini parzialmente a ridotta gradazione alcolica".
Sappiamo che i modi per ridurre l'alcol nei vini non sono molti.
In vigneto, si lavora sul contenimento del grado zuccherino nelle uve. Senza alterare la qualità, si cerca di fare affidamento su tecniche consolidate o su pratiche innovative in corso di sperimentazione. In cantina, si cerca di ridurre la resa in alcol della fermentazione alcolica (principalmente con lieviti selezionati e "specializzati" nel compito), oppure si interviene modificando la composizione dei mosti, fino al ricorso alla tecnica più controversa che è quella della dealcolizzazione (o dealcolazione, qui un ampio resoconto di Aristide sul tema).
Quest'ultima è una tecnica che non va senz'altro demonizzata, ma è proprio Roberto Ferrarini - professore di enologia al dipartimento Biotecnologie dell’Università di Verona e consulente di un importante produttore e distributore di sistemi di dealcolazione - a sottolineare che "togliendo grado di fatto 'riprofiliamo' il vino" (qui la dichiarazione completa). Si cambia il profilo del vino, insomma.
Come in altri casi del recente passato, l'Europa sta per adeguare la propria legislazione alla competizione globale. Su suggerimento dell'OIV, l'Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino, sta preparando una serie di raccomandazioni e direttive che spalancheranno la porta a bevande che scenderanno fino 0°, ovvero completamente dealcolate.
Mentre a giudizio di tutti gli esperti, solo una riduzione di 1-2 gradi è raccomandabile senza riduzioni della qualità, misure superiori stravolgono i connotati del vino trasformandolo in un'altra bevanda.
Ma ancora, sono in molti a sottolineare le opportunità di mercato che si aprirebbero a vini a bassa gradazione alcolica. Negli USA queste tipologie di vino esistono da molti decenni, ma sono rimaste confinate a mere super-nicchie di mercato. E allora, queste "grandi opportunità" dove stanno?
L'Euro-Burocrazia prima ci impone regole proibizioniste per colpire i consumi di alcol (i paesi mediterranei produttori di vino consumano meno alcol totale pro-capite della media dei paesi europei!!), poi - con l'adozione di tali raccomandazioni nella prossima OCM Vino - tenterà di stravolgere il vino nella sua componente alimentare riducendolo a mera bevanda a bassa gradazione alcolica. Bevanda per la quale - sono convinto - esiste solo un futuro di nicchia.