"E’ ora di capire che ogni «sparkling wine» ha il suo segmento di mercato, incluso lo Champagne, solitamente comprato perché si tratta di Champagne, non più come solo brand, ma come tipologia e stile di vino di fascia media-alta. Diverso, molto diverso!
E' proprio finita l’era in cui lo Champagne era il “benchmark”, la referenza di qualsiasi produttore di bollicine, che sia italiano o no. Non serve più il cercare di imitarlo, pregando un giorno di superarlo per fregargli la sua favolosa fetta di mercato, nè di parlare di “Champagne italiano”, dimostrando così la mancanza di una reale identità culturale. (...) Gli spumanti italiani sono oggi il benchmark degli sparkling wines del Mondo, come tradizione, qualità e cultura, e la loro sfida è di farsi valere come si deve, smettendo di fare il cugino incompreso e invidioso dello Champagne!".
Delphine Veissiere [blog: Esprit Champagne] chiude così (per ora), in maniera autorevole, una discussione avviata dai dati pubblicati da Marco Baccaglio [blog: I numeri del vino].
Leggete qui il suo articolato e interessante post: "Non più... solo Champagne!".