Una delegazione di operatori della filiera del vino della Georgia, la repubblica euro-asiatica del Caucaso, sta terminando in questi giorni un viaggio-studio nel nostro paese.
Guidati dal Vice Ministro dell'Agricoltura, la signora Lily Begiashvili, e dal Deputato e Membro della Commissione Agricoltura del Parlamento georgiano, Murman Kuridze, la delegazione era accompagnata da funzionari della FAO (Food and Agricolture Organization of the United Nations), nell'ambito del progetto "Protection of Georgian Wine Appellations" (qui e qui i dettagli, il progetto è sostenuto dal Governo del Canada), i quali hanno provveduto a riempire una fitta agenda di incontri istituzionali e visite presso aziende vitivinicole italiane. Scopo del viaggio è stato lo studio della legislazione della Denominazione di Origine Controllata (DOC), in vista di nuove regolamentazioni per il mercato georgiano.
Già molti lettori di Aristide sorrideranno, ma è proprio così. Una nazione riemersa dalle macerie del post-comunismo sovietico e da lunghe vicissitudini per stabilizzare il processo di indipendenza politico (fino all'ultima, non violenta, "<a href=">Rivoluzione delle Rose"), si trova a dover riorganizzare uno dei settori storici e di grande tradizione locale, sopravvissuto a circa settanta anni di applicazione delle politiche di pianificazione sovietiche: la vitivinicoltura. Ora che nella capitale Tbilisi si è installato un governo orientato all'apertura e collaborazione politico-economica con l'Europa e gli USA, i responsabili della politica agricola si aprono al confronto, in particolare con l'Europa.
Devono rimettere in piedi un settore che era "la vigna dell'Unione Sovietica", ma che oggi produce soltanto il 15% di quanto produceva allora. In Georgia dispongono di circa 500 varietà indigene di uva, delle quali solo 40 sono oggi prodotte per essere trasformate in vini vendibili. Oggi le autorità devono fronteggiare una guerra commerciale mica tanto strisciante con la Russia, e hanno un urgente bisogno di qualificare la produzione nazionale, afflitta in passato da un'immagine negativa costruita sul pesante impiego di additivi illegali e spregiudicati mix di vitigni.
Aristide ha intercettato la delegazione georgiana durante la breve visita alla Masi Agricola di Gargagnago di Valpolicella (VR) ed alla contigua Serego Alighieri. Qui, Sandro Boscaini ed il Conte Pieralvise di Serego Alighieri hanno svolto il loro compito di perfetti padroni di casa. Con un bonus interessante. I due produttori veronesi, da trent'anni sodali nella loro collaborazione tecnico-commerciale, hanno diplomaticamente ma molto apertamente rappresentato la loro visione del mondo delle DOC. Occorrerà ricordare ai più che l'azienda Masi non aderisce al Consorzio Tutela Vini Valpolicella; ha fondato la propria strategia di differenziazione puntando sullo sviluppo di numerosi vini IGT Veneti; "riportato" alla ribalta negli anni '60 il Valpolicella Ripasso (qui una parte della storia), semplicemente indicato oggi come vino a "doppia fermentazione" (nota a margine: sembra che in Georgia si pratichi la vinificazione con doppia fermentazione da quasi mille anni, ripeto: sembra).
Quindi, se la delegazione georgiana voleva farsi un'idea critica sullo stato e l'efficacia delle DOC, ha incontrato le persone giuste: "La DOC non garantisce la qualità del vino, può garantire soltanto l'origine e la provenienza delle uve", ha scandito in inglese Sandro Boscaini. E noi saputoni già potremmo sghignazzare pensando che le DOC italiche raramente garantiscono completamente persino l'origine e la provenienza delle uve (vedi per es. l'ultimo caso intorno al Prosecco contraffatto). Ma sarebbe inutile, oltre che controproducente all'immagine del Vino-Italia, spiegarlo agli illustri ospiti georgiani. "Avete una scelta da compiere: o puntate sul vitigno, o scegliete la valorizzazione dei vostri terroir", ha rincarato Boscaini, mentre il Conte Pieralvise raccomandava: "una volta identificato, difendete il vostro terroir dall'assalto di case, strade, aree industriali e artigianali" (Pieralvise di Serego Alighieri è il Presidente dell'Associazione SalValpolicella, impegnata su tematiche di recupero e salvaguardia ambientale).
Sarà interessante sapere a quali decisioni perverranno le autorità georgiane. Alcuni membri della delegazione (sommelier, vignaioli, commercianti, esperti finanziari, ecc.) riferivano che sicuramente la scelta comporterà la creazione di un sistema di denominazioni. Se siano basate su vitigni o terroir, ancora non sanno. Di certo, decenni di collettivismo hanno consolidato una certa allergia all'idea del Consorzio come ente di controllo tecnico-ragolamentativo, ma in definitiva anche politico. Loro che hanno appena conquistato un po' di libertà e grandi speranze nel futuro del vino e non solo, non vorrebbero ripetere gli errori del passato. Noi, che stiamo perdendo a poco a poco ma legalmente le nostre libertà (recuperandole con l'illegalità diffusa a sistema), possiamo essere un buon caso di studio per la nuova democrazia e la filiera del vino georgiana. Sarà anche Nuovo Mondo, ma è così antica da competere per storia persino con noi.
Tra i componenti della delegazione spiccava una celebrità (anche se Aristide lo ha scoperto solo dopo, riguadagnando l'accesso alla rete a tarda notte). Si tratta di Shalva Khetsuriani, figlio di vignaioli e vignaiolo lui medesimo, massimo responsabile dell'associazione dei sommeliers georgiani, vincitore nel 2004 del Geoffrey Roberts Award, una sorta di "borsa di studio e viaggio" assegnata nel Regno Unito a giovani promesse del mondo del vino del Nuovo Mondo. Nel panel del premio compare Jancis Robinson, la wine writer in assoluto preferita da Aristide, la quale traccia un profilo lunsinghiero di Khetsuriani e racconta di come egli abbia investito le 3.000 sterline del premio (€4.500 circa) in un lungo viaggio in Francia, a cercare di carpire i segreti di una ventina di aziende tra Bordeaux e lo Chablis. Meno male che Shalva Khetsuriani mi ha dato il suo biglietto da visita.
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Le foto di questo post:
- la delegazione georgiana nella sala degustazioni di Masi, sotto le cure dell'enologo Andrea Dal Cin; in prima fila, primo a destra, spicca Shalva Khetsuriani;
- la corte della residenza Serego Alighieri;
- dal basso a sinistra, in senso orario: la signora Lily Begiashvili, Vice Ministro dell'Agricoltura della Georgia, il Conte Pieralvise di Serego Alighieri, Sandro Boscaini, Murman Kuridze, Deputato e Membro della Commissione Agricoltura del Parlamento georgiano.