Aristide è un weblog di viaggio nel mondo del vino, ma non crediamo di essere off-topic se parliamo di grappa. Durante un viaggio, del resto, si fanno incontri del tipo più diverso, e la nostra curiosità è tale...
Nel nostro Nord Est d'Italia la grappa è un complemento frequentissimo del pasto, o meglio, della fine del pasto. Raramente la grappa viene consumata al di fuori del contesto della tavola, non si è ancora imposta come un bicchiere "da meditazione". In ogni caso, la grappa sta conoscendo un buon periodo di crescita: il tessuto produttivo è formato da 135 distillerie e da più di 500 imbottigliatori (fonte: recente ricerca di Nomisma), di circa 25,4 milioni di litri di grappa venduti sul mercato italiano nel 2004, dove i canali ristoratori e distribuzione fanno circa 21 milioni di litri, negozi specializzati e vendite dirette dei produttori circa 4 milioni di litri. Anche l'export si sta comportando bene, con circa 5 milioni di litri (molto dinamici i paesi extra-comunitari), portando la commercializzazione complessiva (Italia ed estero) a circa 30,4 milioni di litri, pari ad un valore di fatturato di oltre 180 milioni di euro. Splende un tempo sereno sulla grappa italiana. Giusto un paio di nuvole all'orizzonte: la crescita delle dimensioni del mercato internazionale potrebbe snaturare il carattere "artigianale" distintivo dei distillatori di grappa. A ciò si aggiunge la tutela della denominazione: rumors comunitari a Bruxelles hanno fatto temere qualche iniziativa "ostile" nei confronti dei produttori italiani, i quali dovranno organizzarsi rapidamente per difendere la denominazione e garantirla all'Italia.
A fronte di numeri così interessanti (dove 25,4 milioni di litri venduti corrispondono ad oltre 36 milioni di bottiglie di grappa vendute in Italia) esiste una realtà di bevitori generalmente assai poco preparata a valutare ciò che si ritrovano nel bicchiere. La Demoskopea ha elaborato un profilo dei consumatori "tipo" di grappa italici:
"Prevalentemente uomini, dai 35 ai 50 anni, con maggiore concentrazione al Nord Est e nei centri grandi (Milano, Verona, Rimini, Roma e Bari), i consumatori di grappa non sono dei veri cultori, visto che il 46% del campione cita solo alcune marche e non conosce bene le pratiche di degustazione. I veri "esperti", i più preparati, non sono che l' 8% degli intervistati. Conoscono qualche marca, e più di un tipo di grappa (in media 1.4), sanno riconoscerla dal gusto e soprattutto in base al sapore differenziano le diverse tipologie".
Gioverà ricordare che le grappe vengono solitamente classificate principalmente in base alle uve ed all'invecchiamento, oltre che ai criteri geografici, al tipo di aromatizzazione, o a tecniche particolari di produzione. Vediamo le principali:
- grappa generica, senza denominazione di vitigno, derivante da diversi vitigni sia bianchi sia rossi. In etichetta non riporta nessun riferimento alle uve utilizzate;
- grappa di monovitigno, derivante da una sola uva, è ottenuta dalla distillazione di vinaccia proveniente per almeno l’85% da una sola varietà.
- grappe aromatiche, derivate dalla distillazione di vinacce provenienti per almeno l'85% da monovitigni aromatici o semi-aromatici, che possiedono un aroma particolare capace di trasmettersi durante la distillazione (ad esempio di Moscato, Picolit, Gewürztraminer, Malvasia, Sylvaner, Riesling, Müller Thurgau, ecc.). Grazie alle componenti odorose presenti nella buccia, riesce a caratterizzare in maniera più o meno marcata il distillato ottenuto;
- grappe giovani, vengono commercializzate dopo sei mesi di affinamento;
- grappe invecchiate, sono conservate per uno o più anni in recipienti di legno, dai quali acquisiscono i profumi e gli aromi. Classificata anche come vecchia, riserva, stravecchia, è la grappa che è stata fatta maturare almeno un anno, di cui 6 mesi in legno (rovere, frassino, ciliegio, acacia, gelso). E' necessario ricordare che qualsiasi tipo di distillato invecchia esclusivamente in legno; in recipienti di materiale inerte (come vetro, acciaio inox) non avvengono mutamenti di rilievo al colore, al profumo e al sapore.
- grappa affinata in legno, viene fatta maturare in fusto per un periodo inferiore ai 6 mesi e quindi non ha alcun diritto alla qualifica di “invecchiata”.
- grappe aromatizzate, sono grappe alle quali sono state aggiunte parti di piante o erbe officinali, allo stato fresco o sotto forma di tintura alcolica. Possiamo avere grappa alla ruta, alla genziana, all'angelica, al mirtillo, alla salvia, alla gemma di pino, al lampone, che ne modificano sostanzialmente i caratteri organolettici.
Aristide ha una passione smodata per le grappe di monovitigno aromatico. Nessuna grappa come queste trasmette una complessità di profumi e sapori direttamente identificabili con il carattere del vitigno di origine: legnosità naturale, buccia, lieviti... tutto perfettamente integrato ed equilibrato (in genere) dalla struttura super-alcolica del distillato.
Per noi, in questa grande categoria di grappe, la regina assoluta è la Grappa di vinaccia (Tresterschnaps) di Sylvaner, Abbazia di Novacella (l'etichetta ritratta nella foto). Pare sia l'unica grappa di vinacce di Sylvaner prodotta in Italia. L'Abbazia di Novacella (a Varna, poco distante da Bressanone in provincia di Bolzano) è anche un ottimo produttore di ottimi vini dell'Alto Adige (qui il sito della cantina vinicola).
Stavamo giusto degustando, l'altra sera, un calice dalla bottiglia n. 3560 di 4120, annata 2003, a 42% alc. vol. (gradi alcolici), quando ci siamo convinti che era assolutamente il tempo di scrivere un post su questa grande regina e regalarvi, speriamo, una dritta preziosa. Finissima ed elegante, morbida ed avvolgente, con aromi floreali equilibratissimi (affatto stucchevoli) morbidi e delicati, in simbiosi perfetta con l'alcool. Non la troverete facilmente in enoteca (per fortuna!). In ogni caso, la bottiglia da 0,70 l. ci è costata €22,50 in enoteca. Tanto non vi diremo dove l'abbiamo comprata...