Impossibilitato a parteciparvi, Aristide ha proposto ai propri lettori di raccontare la manifestazione Vinea Tirolensis, tenutasi a Bolzano lunedì 27 agosto. Al Teatro Comunale era possibile potrete conoscere o reincontrare un buon numero dei vignaioli indipendenti dell'Alto Adige, circa 60 dei 78 aderenti all'associazione Freie Weinbauern Südtirol / Vignaioli dell'Alto Adige.
Ed è con vero piacere che ospito il report del "corrispondente volontario" Luciano Ramella alias rampavia, amico lettore di questo wine blog. Luciano vive a Pavia, è un appassionato di vino al quale "piace ogni tanto scrivere qua e là le mie impressioni ed emozioni legate alla bevanda di Bacco". E aggiunge: "a Bolzano ci sono andato apposta per la manifestazione come apposta vado a tutte quelle che mi interessano (in Italia e Francia, soprattutto)". Bene Luciano, benvenuto a bordo per questo racconto della tua visita in Alto Adige. Complimenti.
Ecco quanto ci racconta Luciano:
Non mi è parso che nella animata e bella Bozen-Bolzano di fine agosto, sia stata particolarmente reclamizzata questa manifestazione. Non ho visto cartelli pubblicitari se non quello all’ingresso del Teatro Comunale che ospitava la degustazione e nemmeno le consuete segnalazioni stradali per arrivare sul posto.
Gli appassionati e gli operatori del settore, soprattutto locali, erano comunque numerosi, anche se non si sono viste le risse da Wine Festival meranese.Comunque chi ha deciso di esserci ha fatto un’ottima scelta.
In maniera forse un poco inusuale, vorrei incominciare questa mia piccola cronaca, dai produttori ospiti e riallacciarmi a quanto detto da Aristide in Austria felix.
La rappresentanza della Wachau austriaca ha presentato dei vini di straordinaria personalità. La Weingut che, ma appena di poco, mi ha più delle altre colpito è stata quella di Joseph M. Högl di Spitz soprattutto con il Gruner Veltliner Smaragt e il Riesling Auslese Reserve. Se vi capita da qualche parte di imbattervi nei vini della Wachau non lasciateveli sfuggire.
Per dare poi un’idea, necessariamente sintetica, ma spero non sommaria, dei vini Alto Atesini presenti, credo sia meglio partire da quelli da vitigno autoctono.
Parliamo quindi di Kerner e Sylvaner, prodotti nella Eisacktal – Valle Isarco. Qualche differenza di impostazione nei produttori presenti. Vi è chi, come Manfred Nössing/Hoandlhof e Hannes Baumgartner/Strasserhof, non utilizzano che acciaio mentre altri come Peter Wachtler/Taschlerhof utilizzano legno grande d’acacia o rovere (sia pure in percentuale ridotta).
L’annata 2006, di buon livello, non mi pare raggiunga l’eccellenza di altre precedenti, anche se l’acidità di tutti i vini degustati lascia presagire un futuro in crescendo. Sinceramente non ho comunque riscontrato i livelli di purezza di Pacherhof (notevole il suo Sylvaner Alte Reben 2004) e Kofererhof.
Nell’ampia categoria Weiss/Bianco, che consente uvaggi anche molto diversi tra loro, mi hanno incuriosito l’Aurum (Sylvaner/Gewurtztraminer) di Michael Unterfrauner/Zöhlhof vinificato esclusivamente in acciaio e il Caruess (Traminer/Pinot Grigio/Sylvaner) di Konrad Augschöll/Röckhof, vinificato per il 30% in legno grande di acacia. Due vini abbastanza particolari con bella personalità.
Passando ai vitigni internazionali e prima di lasciare spazio alla sempre più sorprendente Vinschgau-Val Venosta, due parole sui vini del simpaticissimo oltre che bravissimo Markus Prackwieser/Gumphof. I suoi vini, per il tipo di terreno dal quale provengono, hanno una mineralità difficilmente riscontrabile nella Valle Isarco. Vinificazione per il 30% in legno di acacia, 30% in rovere e 40% in acciaio per il Weissburgunder Praesulis al quale ho preferito, ma davvero di poco, il Sauvignon, tipico e molto minerale (30% acacia, 70% acciaio).
Capitolo Vinschgau-Val Venosta. Qui la mineralità è invece una caratteristica precisa e costante. Accanto ai riuscitissimi 2006 della Weingut Unterortl/Fam. Aurich-Castel Juval, e di Falkenstein (il falco in etichetta e dentro la bottiglia), voglio citare, almeno, il bravo Martin Pohl/Marinushof di Kastelbell-Castelbello, in particolare per la sua bella cuvée Weiss (Pinot bianco, Chardonnay e 65% di Grauburgunder) che vede la barrique per circa sei mesi.
I citati Unterortl (Castel Juval) e Falkenstein non deludono, anzi. Freschezza, precisione nell’impostazione e mineralità caratterizzano i loro Riesling, Sauvignon e Weissburgunder. Forse più complessi quelli col Falcone, ma siamo davvero a livelli di eccellenza in una annata (2006) che mi pare ottima in tutta la valle. Difficile non esaltarsi per questi vini che oltretutto vengono proposti in Enoteca (almeno in Sud Tirolo) a prezzi inferiori ai 15 euro.Mi sono già sin troppo dilungato e pertanto non me ne vogliano i produttori del Burgraviato e dell’Oltradige se non parlo di loro.
Sarei però un vero ingrato se non dedicassi almeno un cenno a due personaggi che, per anni, sono stati per me l’Alto Adige vinicolo: Andreas Widman/Weingut Baron Widman di Cortaccia s.s.d.V. (sulla strada del Vino) ed il “maestro”, anche per la sua modestia, Bruno Gottardi. I bianchi di Baron Widmann sono pieni di forza e carattere e dovrebbero riposare qualche anno. Cito solo il Gewurtztraminer che ha il bouquet di una spremuta di Lichi ed una aromaticità travolgente.Che dire infine di Bruno Gottardi-Bruno Gottardi. Caparbio nel cercare un terroir che gli consentisse di realizzare un Blauburgunder-Pinot Nero che, per sua stessa ammissione, “piaccia ai suoi clienti”, lo trova a Mazzon e in pochi anni riesce a produrre un vino di finezza borgognona. Incomincia a convincere anche il suo Cavill, che, guarda caso, è uno Chardonnay in purezza, come tutti i bianchi della Borgogna.
Il fatto che non mi resti tempo per i Lagrein, i Merlot e gli altri rossi, dimostra soprattutto che a queste tipologie preferisco decisamente i bianchi (tutti) e il Principe Pinot Nero.
A chi si fosse perso questa degustazione e si fosse pentito, ricordo che, almeno in parte, potrà consolarsi il 5 novembre prossimo a Milano (Westin Palace) dove saranno presenti trentadue produttori, cioè circa metà di quelli presenti a Bozen, per una edizione ristretta di Vinea Tirolensis in terra meneghina [info: qui, ndr.].Prosit-Salute.
Luciano Ramella alias rampavia.
--------------------------
Le foto di questo post sono tutte dell'autore, ovvero Luciano Ramella:
- una produttrice austriaca ripresa al proprio banchetto di degustazione;
- il dettaglio del manifesto della Vinea Tirolensis;
- Markus Prackwieser / Gumphof.