Borgo dei Posseri, la pausa ricercata
Non è facile trovare un luogo così suggestivo. Immaginate un altipiano esteso ben oltre duecento ettari di bosco e vigne. Un piccolo borgo contadino appoggiato su questa terrazza a 600 metri di altezza, sospesa nell’aria tra Rovereto e Ala (Trentino), è il presidio di accesso a questo piccolo paradiso: Borgo dei Posseri.
Qui potete abbandonarvi a un’esperienza non comune: impadronirvi di un cestino da pic-nic e inoltrarvi nella tenuta, liberamente, in compagnia di una mappa e di chi vorrete accanto. Quattro diversi gazebo vi aspettano, dislocati strategicamente tra i vigneti e attrezzati per mantenere freschi i vini che troverete lì disponibili, proprio i vini realizzati nei vigneti che avrete davanti agli occhi. Qua il Pinot Nero, là il Merlot, in fondo il Müller Thurgau e il Sauvignon, e poi Chardonnay e Gewürztraminer.
Arrivate ai gazebo e il picnic “distribuito” (formaggi, salumi, ecc.) si accompagnerà coi vini che troverete già pronti per essere versati.
E poi il silenzio, se siete capaci di accoglierlo. Oppure le chiacchiere amichevoli, gli scherzi, perfino una cantata all’aperto (senza esagerare!) tanto vi ascolteranno solamente caprioli e cinghiali, ben nascosti nei boschi circostanti.
I vini sono tutti e variamente interessanti, quindi possono cogliere l’attenzione di molti. Personalmente sono rimasto assai colpito dall’espressione del metodo classico, tre versioni col Tananai TrentoDOC Brut Millesimato 2018, il Tananai Zero Pas Dosé e il Tananai Rosé (qui sotto nella foto).
Qui troneggia l’eleganza e finezza del Pinot Nero assemblato con Chardonnay, mentre il rosé è Pinot Nero al 100%. Si sente che questo luogo è proprio adatto a questo nobile vitigno, sembra che la natura e l’altitudine ne forgino l’eleganza e l’equilibrio senza generare troppi sforzi per l’enologo (ma immagino la fatica e pazienza che richiede in vigna), che ne deve solo garantire l’onesta trasformazione. La versione pas dosé a me ricorda, tra l’altro, l’eleganza di un altro grande spumante che nasceva poco lontano da qui in Valle di Ronchi e che oggi, scomparso, in molti piangiamo. Forza del terroir, si potrebbe dire, che richiama prepotentemente queste similitudini.
E molto bene - per il sottoscritto - anche due altri bianchi come l’Arliz Gewürtraminer Vallagarina IGT 2019 (vinificato secco) e l’affascinante Malusel Vino Bianco Vigneti delle Dolomiti IGT 2016, una ricca cuvée di uve Müller Thurgau, Chardonnay, Sauvignon Bianco, Gewurztraminer, affinata con grande delicatezza in barrique per offrirci uno stile elegante riconoscibile in molti grandi vini europei.
Infine, ritorna il fascino del Pinot Nero allevato quassù con l’etichetta Paradis (anche in una versione più affinata, il Paradis Plus), che dimostra notevoli qualità e conferma la mia personalissima idea che questa cantina - dopo questi primi venti anni di vita - potrebbe scommettere tutto sul grande vitigno rosso per fare “solamente” spumanti e vini fermi sia “giovani” che affinati nel tempo più lungo. Ma è solo una mia, stramba, idea.
Devo questa esperienza (oltre che all’incontenibile energia dell’amica Franca Bertani) all’ospitalità di Martin Mainenti il quale, con Maria Marangoni e Massimo De Alessandri, ha creato e sviluppato l’azienda vitivinicola e l’attuale impostazione degli enotour per aprire la cantina e questo meraviglioso luogo alla visita, del quale qui sotto vi offro qualche altra immagine.