Aristide, il wine blog di Giampiero Nadali

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Strategia, servirebbe, per ripensare l'impresa del vino

Romperò il silenzio qui e sui social network, dove mi sono astenuto - in questi mesi di ingabbiamento domestico - dall’esprimere opinioni e visioni, pronostici e ansie, certezze e dubbi, relativamente all’inedita fase storica che, a quanto si vede, tanti necessitano di esorcizzare o interpretare ancor prima di averla compresa.

Meglio tacere, ho pensato.

Tanti affermano che nulla sarà come prima e tutto cambierà dopo il lungo lockdown che abbiamo attraversato (mentre scrivo siamo alle viste di una possibile riapertura parziale delle prime attività, e ancora non è chiaro e non è possibile prevedere come si svilupperà la crisi).

Io credo che cambierà qualcosa, probabilmente è anche già cambiato, ma non tanto quanto ci servirebbe. Rimanendo nell’ambito circoscritto del vino, dai comportamenti e dagli argomenti sostenuti dagli impreditori chiamati in mille incontri virtuali, non vedo segnali di una particolare capacità di indicare una via d’uscita o addirittura di un “nuovo ordine” della filiera del vino. Del resto, non è da chi avrebbe solo da “perdere” nel cambiare le cose che mi aspetto salti di qualità o di innovazione, che soddisfino nuove regole di sopravvivenza economica nel settore, ma è dal più marginale degli attori, colui in grado di accettare più elevati gradi di rischio, del quale un giorno scopriremo che ha realmente trovato una strada in grado di fare evolvere lui e i suoi simili e, solo poi, il settore intero.

Non si fanno dirette YouTube nei garage dove nascono le idee, verrebbe da dire.

Questo è il nocciolo della questione delle questioni: in tempi straordinari occorrono approcci fuori dagli schemi. In una parola, serve una strategia.

E qui troviamo il primo intoppo: non siamo avvezzi al pensiero strategico. Siamo una comunità che non studia strategia, sebbene noi si sia la progenie di una cultura classica millenaria, ma l’argomento è fortemente trascurato, oggi. Come tutti i problemi italiani, anche qui la radice sta in una carenza culturale: in tutte le situazioni professionali, io non vedo pensare strategicamente, e non vedo agire secondo un piano che soddisfi una strategia. Ci affidiamo al “naso”, allo Stellone italico, al “dice Tizio…”, al cugino, al compagno delle elementari, alla parola d’ordine conformista, al “fare squadra” la domenica, tanto poi in settimana...

Ebbene, di strategia, ora, ne avete un disperato bisogno. Perché? Diamine, dovete ribaltare tutto e ricominciare da capo. Dovete ripensare completamente il modo in cui conducete un’impresa del vino. Badate bene, prima di proseguire: non sto parlando affatto di prodotto nella sua intima struttura, non è il vino in sè che ha bisogno di così elevati cambiamenti. Ma è tutto il resto, cioè quella parte maggioritaria della realtà alla quale dedicate circa il 10% delle vostre risorse: un notevole sbilancio, non credete? Le innovazioni tecnologiche che hanno cambiato il mondo: avete fatto finta che non vi servissero o avete provato ad aggirare le conseguenze di questa rivoluzione (“io ho la pagina Facebook!”), e sul più bello e cioè proprio ora, vi ritrovate ad averne un disperato bisogno. Ma per fare cosa? E in che modo? E fino a che punto siete disposti a cambiare o stravolgere le vostre comfort zone? Quanto rischio siete disposti ad accettare? Come farete a recuperare il tempo perso nell’evitare di comprendere le ragioni e le necessità del vostro vero cliente finale, il consumatore? Quali servizi, quali sistemi, quali tattiche, quali canali, siete disposti a “distruggere” così come potate severamente una vigna, per riproporvi con nuove soluzioni a chi compra in modo nuovo e selettivo, consuma e informa a sua volta, eccetera? Quali elementi delle innovazioni tecnologiche servirà comprendere e implementare al posto del “solito modo” in cui facciamo le cose? OK, ora avete scoperto la videoconferenza, ma cos’altro vi servirà?

E, domanda finale, siete in grado di fare tutto ciò che serve da soli? O avrete bisogno di unirvi ad altri? C’è bisogno di caricarvi il mondo sulle spalle? O forse c’è una soluzione per condividerne il peso e le opportunità?

(continua)


Nel frattempo, ricominciate da qui e lucidatevi la mente :