Aristide, il wine blog di Giampiero Nadali

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Etna Bianco Superiore di Milo

Molto si muove sull'Etna del vino.

La denominazione sta conoscendo una crescita della base dei produttori (oggi più di 130), con circa 800 ha in produzione (778 ha rivendicati nel 2014) e 20.013 ettolitri certificati di Etna DOP nel 2015.

Il 32% del vino prodotto è Etna Bianco DOP, mentre una particolare singolarità riguarda l'Etna Bianco Superiore, una ristretta area nel comune di Milo, che conta circa il 2% degli ettolitri prodotti sull'Etna. Negli ultimi dieci anni, la produzione di Etna Bianco DOP si è più che triplicata nei volumi (da 1.640Hl nel 2004 a 5.200Hl nel 2014): mentre tutti osserviamo la crescita della denominazione in termini di visibilità e considerazione, e apprezziamo la qualità crescente della sua maggiore espressione nell'Etna Rosso DOP (con i suoi 15.294Hl prodotti nel 2014 - ma erano ben 17.421 nel 2013 - con una crescita dei volumi in 10 anni di poco inferiore al 50%), è l'Etna Bianco che cresce assai di più, arrivando a rappresentare un 23% della quota di produzione dell'Etna DOP.

Fonte: Istituto Regionale del Vino e dell'Olio - IRVO - a cura di Felice Capraro

Fonte: IRVO - a cura di Felice Capraro

Fonte: IRVO - a cura di Felice Capraro

Fonte: IRVO - a cura di Felice Capraro

Questa crescita, sicuramente tra i più importanti indicatori della situazione attuale, impone una riflessione, soprattutto sull'impatto che si determina su una particolare "eccellenza" di questo territorio: l'Etna Bianco Superiore DOP prodotto esclusivamente nel comune di Milo.

 "In Francia equivarrebbe a una appellation communale" osserva puntuale Federico Latteri di Cronache di Gusto, aprendo e moderando un convegno dedicato a questo vino, tenutosi a Milo lo scorso 10 settembre, nell'ambito degli eventi che animano la ViniMilo, manifestazione che da 36 anni movimenta l'estate di questo centro di villeggiatura montana catanese.

Tocca a Salvo Foti e Marco Nicolosi il compito di fornire il quadro storico e tecnico che definiscono il valore dell'uva di riferimento dell'Etna Bianco Superiore, il Carricante, e delle particolarità di questo vitigno in relazione al suolo vulcanico e al particolare clima di Milo. Un vitigno addirittura pre-esistente alla comparsa del Nerello Mascalese (un ibrido naturale di Sangiovese e Mantonico Bianco, secondo recenti studi del DNA, stabilitosi nella piana di Mascali e dalla quale provengono le prime citazioni nel diciottesimo secolo [fonte: Wine Grapes, José Vouillamoz et al.]). 

I due produttori sono tra i punti di riferimento di questa regione vinicola:

  • Salvo Foti con I Vigneri e la sua recente presenza con una nuova cantina in Contrada Caselle, proprio a Milo,
  • Marco Nicolosi come erede di una lunga storia produttiva sull'Etna, dove la cantina Barone di Villagrande cominciò l'attività proprio a Milo nel 1727.

Chi vuole approfondire, trova qui sotto le slide della parte tecnica curata da Salvo Foti all'inizio del convegno, oltre a una sua breve sintesi in video:

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A seguire, è Marco Nicolosi in persona che ci fornisce una sintesi in video (qui sotto) del suo punto di vista espresso nell'intervento durante il convegno:

Alfio Cosentino

Infine, è Alfio Cosentino, Sindaco di Milo, che annuncia la nascita di ViviMilo - Viticoltori e Vinificatori di Milo, una piccola associazione di produttori locali di  Etna Bianco Superiore, da anni già fornitori di uve ad altre cantine, che vuole radunarsi intorno a una sorta di  marchio-disciplinare per vincolare la produzione  e garantire l'origine di uve e vini. Un primo vino prodotto da questo gruppo (un campione non in vendita) l'abbiamo assaggiato poche ore prima (qui nelle foto, il primo a sinistra, insieme al Barone di Villagrande - centro - e I Vigneri Vigna di Milo Caselle - destra) e devo dire che il risultato è molto positivo e incoraggiante, assai vicino all'alta qualità dei due ben più noti compagni di denominazione.

Al sottoscritto, invitato per integrare alcune considerazioni sul marketing e la comunicazione di una "eccellenza" vitivinicola come l'Etna Bianco Superiore di Milo, non resta che osservare e raccomandare i due concetti chiave sui quali dovranno concentrarsi i produttori:

  1. organizzare, difendere e argomentare
    non lo venderete solo "perché è buono"...
    tutta la storia, la tecnica, le caratteristiche dei vini e il tipo di consumo proposto (in simbiosi col cibo di queste terre, ma non solo, perché grande è la versatilità del Carricante per l'intima acidità e salinità che lo distingue) vanno organizzate e presentate come un'unicità legata a un forte concetto di cru. Va studiata una strategia di marketing, e poi una comunicazione, basati sulla mappa della zona, sui Cru (che sono molto meno generici delle "contrade"), coinvolgendo esperti di settore di livello internazionale, e qualificando al massimo le caratteristiche di prodotto unico, perché particolare per suoli, clima, uve che solo qui danno questi risultati, vini freschi ma anche con grandi potenzialità di veri fine wines quando lasciati maturare col tempo necessario allo scopo. 
  2. ri-cominciate dal consumatore
    lui o lei non vi spiegheranno come farlo, semplicemente lo compreranno e se ne faranno ambasciatori col passaparola digitale. 
    Selezionate poi gli intermediari che investano nei mercati senza snaturare il vino, che siano in grado di raggiungere i canali di consumo che servono a voi per "servire" quei consumatori. Investite sulla comunicazione diretta e sulla vendita diretta, possibilmente entrambi digitali: costano meno e mirano al dialogo e all'ingaggio di quei consumatori. E investite sulle manifestazioni come ViniMilo, creando occasioni specifiche per incuriosire e attirare chi non abita qui.