L'Amarone si divarica
L'Amarone ha preso due strade differenti e lo stile si divarica. Definitivamente, direi.
Scenario: la produzione di Amarone è passata in undici anni da 5 a 12 milioni di bottiglie (dati Consorzio Valpolicella), con un fatturato praticamente raddoppiato a circa €300 milioni. Le bottiglie di Ripasso sono a circa 20 milioni, mentre la versione base ovvero il "Classico" diventa sempre più una rarità. Questo è il mercato dell'offerta.
Nel frattempo, il ciclo di introduzione delle nuove annate si è accorciato: quello legale è fissato a 3 anni, la pressione degli intermediari commerciali e l'incapacità di resistergli di quasi tutti i produttori, mettono sotto stress il prodotto. Quindi, abbiamo la prima divaricazione: una minoranza di aziende non si sogna nemmeno di presentare l'Amarone a 3 anni dalla vendemmia, la maggioranza sì.
Ma cambia anche il prodotto. Chi lo trattiene in affinamento dai 4 anni in sù, lo progetta e lo pensa per durare. Chi lo vende subito, lo progetta e lo pensa per farlo bere subito, al massimo entro due anni dalla messa in commercio. Questa tendenza era già chiara nell'anteprima dell'annata 2007, questa Anteprima Amarone 2008 l'ha resa evidente. Molti commentatori si soffermeranno sulle caratteristiche dell'annata, ma non c'entra, così come c'entra poco il terroir di origine: quante aziende hanno la dichiarazione di un cru identificato in etichetta? Quante usano solo uve di quel vigneto? Quante vinificano le uve separatamente (credo nessuna)?
Ad Aristide sembra che il modello "rapido" scelto dai più stia cambiando l'essenza dell'Amarone. Ho trovato vini (tra quelli già imbottigliati, perché la metà erano campioni di botte, roba da enologi...) che assomigliano più a dei Valpolicella Superiore, magari un po' "gonfiati", sulla cui durata nel tempo non scommetterei.
Per fortuna resta il modello "lento", del quale alla rassegna veronese non v'era ovviamente traccia, modello che offre l'Amarone affinato maggiormente, ma soprattuto mantiene salda la capacità di rappresentare non tanto la tradizione, quanto la giusta opportunità di godere di un prodotto da "appassimento" fatto evolvere più lentamente fino al suo migliore punto di equilibrio, punto scelto a discrezione di ogni singolo produttore. E, aggiungo per gli appassionati di mercato, è anche capace di sviluppare il corretto valore aggiunto sul prodotto di punta della denominazione Valpolicella.