Fra meno di due giorni comincia a Brescia la European Wine Bloggers Conference (#EWBC). Oltre duecento wine blogger (tra cui molti professionisti del settore), provenienti da ben 32 paesi, animeranno questa quarta edizione della conferenza itinerante dei wine blogger europei e non solo.
L'evento è già esaurito dalla fine di agosto, come già nelle passate edizioni, nonostante il biglietto di ingresso, viaggio e albergo da pagarsi anticipatamente. Sì, perché questa non è una conferenza aperta dove iscriversi gratuitamente (vi avverto, non presentatevi a Brescia se non avete già acquistato un biglietto): contrariamente a quanto siamo abituati, all'EWBC i partecipanti pagano per tre giorni di incontri, workshop, degustazioni, conversazioni e fiumi di vino italiano da conoscere e raccontare alla rete, in non so nemmeno quante lingue e per settimane e settimane a venire.
Sono particolarmente ansioso di incontrare all'EWBC le vecchie e nuove amicizie, ma in particolare mi interessa verificare lo stadio di evoluzione del fenomeno "vino su Internet", o, come piace a me definirlo, del "digital wine business": uso questa espressione per definire un processo di trasformazione del mercato del vino assai profondo, che ha cambiato la comunicazione del vino e sta influendo sempre di più nel modo in cui studio, produco, organizzo e vendo il vino nel suo complesso. E questo processo è guidato dalle tecnologie digitali, ovvero Internet come servizio trasversale a tutte le applicazioni software, i sistemi mobili, la logistica, la distribuzione, la produzione agricola e la trasformazione in cantina, e infine il marketing e la vendita.
In mezzo a tutto ciò, ci siamo noi, "creatori di contenuti digitali": testi, immagini, video, software. All'inizio - anni 2004/2005 - c'era l'assai romantica figura del wine blogger (tra i quali mi ascrivo come tanti altri): un cavaliere solitario, qualche volta professionista in cerca di "evasione" dalle gabbie dell'editoria di settore, qualche volta appassionato più o meno erudito del vino, di certo un consumatore con strumenti nuovi a sua disposizione per farsi sentire.
Ora siamo di fronte a una trasformazione della figura del wine blogger: innanzi tutto, sempre più professionisti hanno scoperto il mezzo e occupato spazi importanti e alternativi ai tradizionali. Si stanno consolidando, lentamente, blog collettivi o magazine scritti da un mix di professionisti e blogger indipendenti (pro o appassionati). L'esplosione dei social media (Facebook, Twitter, LinkedIn e ora Google+) ha spalancato la porta a sempre più soggetti (cantine e professionisti più o meno attivi) erodendo la base dei lettori dei blog "tradizionali" e "distraendo" l'attenzione dei lettori su mezzi senz'altro più superficiali ed effimeri, oltre ché di facile uso per via della diffusione di smartphone, tablet e computer portatili. Per un operatore dell'ultima ora (scusate, senza offesa per nessuno) è senz'altro più semplice scrivere micro-frasette dal proprio smartphone su Facebook o Twitter, ingaggiando un certo numero di "amici" che interagiscono, piuttosto che scrivere post più completi su un blog, sui quali di solito ben pochi lettori osano commentare.
I nuovi "creatori di contenuti digitali", i veri autori di contenuti per la rete, hanno di fronte la concorrenza dei social media più comuni, gli aggregati di blogger sotto una singola testata, l'affermarsi di firme della critica o del giornalismo (non ancora in Italia). In più, la necessità di "monetizzare" il tempo dedicato al blog attraverso modelli ancora tutti da inventare o validare. Qualche risposta Aristide crede di poterla individuare nella specializzazione: costruirsi una nicchia nella quale essere identificati come leader o punto di riferimento. Può trattarsi di un territorio o denominazione, addirittura una signola cantina, oppure una tipologia di vini, una delle tante forme di consumo del vino, ecc.
Rispondere alla generalizzazione un po' banalizzante dei social media imperanti con una focalizzata specializzazione mi sembra una via ancora sgombra da percorrere. Se ne parlerà diffusamente a Brescia e, contemporaneamente anche qui su Aristide, dove prevedo di fornire una cronaca parziale di quanto succederà nel corso della conferenza. Rimanete sintonizzati.
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Le foto di questo post: il sottoscritto "al lavoro" (di Roberta Frosini) e la sala dell'Orangerie del Castello di Schönbrunn a Vienna, sede dell'EWBC 2010.