Gradevolissima la giornata trascorsa per il "Vinix Live! 6", ospitato e organizzato dalla cantina trentina Pojer e Sandri lo scorso sabato 21 agosto. Non avendo nulla da aggiungere all'ottimo report di Elisabetta Tosi (leggete qui su VinoPigro), mi soffermerò su un'altra vicenda, in qualche modo parallela, ma nella sostanza collegata all'evento.
Il caso ha voluto che, oltre alla ovvia presenza del co-padrone di casa, Mario Pojer, fosse pure presente - tra le aziende partecipanti - Peter Dipoli, altro vignaiolo e operatore alto-atesino, vice presidente dell'associazione Freie Weinbauern Südtirol / Vignaioli dell'Alto Adige. Entrambi, loro malgrado, sono stati protagonisti nelle ore precedenti "Vinix Live!" di una bufera politica e mediatica tutta trentina, ma non per questo non degna di essere riportata a sud della Valdadige.
Tutto nasce da alcune dichiarazioni di Dipoli durante una conferenza stampa tenutasi a Trento lo scorso 18 agosto per la presentazione di "Vinea Tirolensis", la manifestazione-rassegna di Bolzano organizzata dagli stessi Vignaioli dell'Alto Adige per il 23 agosto.
Evidentemente incalzato da alcune domande dei giornalisti, Peter Dipoli - con la franchezza che lo distingue - avrebbe (secondo quanto riporta il quotidiano L'Adige - vedi link più sotto) precisato il suo pensiero sulla situazione difficile del sistema vinicolo trentino rispetto a quello alto-atesino:
«I problemi che soffocano la produzione vinicola trentina - ha detto Dipoli - da noi non ci sono, né avrebbero ragione d'essere perché il mercato non è stato drogato dalle grandi cantine sociali che, invece di salvaguardare l'identità locale, mirano a reclamizzare il loro marchio. Inoltre, diversamente da quanto accade qui, non abbiamo mai acconsentito all'imbottigliamento e alla vendita di vini fuori zona di produzione».
Apriti cielo. Ci voleva molto meno per scatenare un'eruzione del vulcano delle difficoltà del sistema cooperativo trentino, e di tutto il contorno politico, mediatico e imprenditoriale che da sempre "blinda" le certezze di quasi tutti i trentini circa le sorti del loro vino. Quasi tutti. Perché da sempre i vignaioli trentini, "non organizzati" in sistema politico-economico-mediatico, hanno mal sopportato la situazione di cartello monopolistico di fatto costituito nel tempo dalle cooperative trentine, in particolare Cavit, Lavis e Mezzocorona.
Una per tutti, è stata interessante la reazione di Fabio Rizzoli, amministratore delegato della Cantina di Mezzocorona:
«Non mi interessa quello che dice Dipoli, non prende uva da noi nè acquista vino da noi. E' una persona che ha la mia sincera disistima».
Nel bel mezzo del fuoco incrociato, ecco Mario Pojer che si schiera al fianco di Peter Dipoli:
«Dipoli ha fatto una bella e reale fotografia della situazione e un intervento straordinario. Ha detto la sacrosanta verità, anche se ovviamente dà fastidio. Chiederei la DOC Alto Adige se potessi, sono anni che sto pensando di farlo dato che siamo quasi sul confine - l'azienda si trova a Faedo -». Afferma che «in questo modo potrei chiedere 2 euro in più alla bottiglia» e ne spiega la ragione: «Quello che vale è il territorio, l'immaginario. L'Alto Adige ha un marchio forte perchè hanno operato bene lavorando sul valore del territorio. Il Trentino non l'ha fatto e ha scelto una strategia sbagliata: non si possono fare 250 milioni di bottiglie e pretendere di fare la qualità».
Insomma, potete immaginare il nervosismo e la preoccupazione che serpeggiava durante la manifestazione "Vinix Live! 6", parzialmente rasserenata da una decisione presa dalla Giunta Provinciale trentina proprio il giorno prima, con particolare tempismo e senso della sincronia degli eventi:
«Abbiamo deciso - ha detto il presidente Lorenzo Dellai - di prendere in mano la situazione e responsabilizzare San Michele (cioè lo IASMA - Istituto Agrario San Michele all'Adige, Ndr.)». Cioè è stato dato mandato alla Fondazione Mach di elaborare, da qui a due mesi, un piano per la ristrutturazione del settore del vino. Dalla produzione, all'imbottigliamento, alla commercializzazione.
«Abbiamo seguito - ha affermato l'assessore all'agricoltura Tiziano Mellarini - il dibattito, che ha riguardato soprattutto le cooperative, e quindi riteniamo utile che San Michele prepari un piano strategico di rilancio. Un piano che riguarderà il tipo di vitigno da promuovere, privilegiando, ovviamente, quelli locali; che dovrà individuare quali tipi di sinergie si potranno avere tra industria a e vignaioli e dovrà prevedere nuovi disciplinari per le rese per ettaro».
Questa, per ora, la cronaca. Per aiutarvi a farvi un'idea della situazione, ecco la sequenza degli articoli e delle dichiarazioni, così come riportata nella sintesi online dei pezzi pubblicati da parte di L'Adige.it:
- I vini dell'Alto Adige sono migliori dei trentini
di Lorenzo Basso, 19.08.2010 - Vino, orgoglio trentino. Le repliche all'Alto Adige
di Gabriele Nicolussi, 20.08.2010 - Vino, varato piano anticrisi. Si punterà sul marketing
di Bruno Zorzi, 21.08.2010
Aggiornamento - un altro pezzo pubblicato sul Trentino: