Com'era ampiamente prevedibile, il sondaggio lanciato qui su Aristide non ha prodotto sorprese.
Lo scopo era valutare quanto fosse fondata tra noi consumatori la preoccupazione per illivello alcolico del vino. Mi interessava capire quanti consumatori tra noi valutano il grado alcolico di un vino nell'istante dell'acquisto o del consumo.
Ebbene il 72,6% non lo valuta affatto, il 12,8% lo considera una volta su tre, l'8,5% due volte su tre, il 6% tre volte su tre. Il 6% dei consumatori che leggono questo blog valuta il grado alcolico di un vino nella fase di acquisto o di scelta al ristorante.
Su cosa si basano, dunque, le considerazioni che portano molti produttori a valutare come assolutamente necessaria la riduzione della gradazione alcolica nei vini? Quali ritorni sugli investimenti in apparati enologici si prefigurano a fronte di una così esigua domanda del mercato? Insomma, vale proprio la pena dealcolizzare il vino?
Ecco i dati raccolti, si comincia con le tre domande per "profilare" i rispondenti al sondaggio:
La maggioranza dei lettori rispondenti svolgono un'attività professionale nella filiera del vino:
Il 99,1% dei rispondenti dichiara di bere vino da una volta alla settimana ad almeno una volta al giorno (56,4%):
Schiacciante è la maggioranza (59,8%) di chi acquista vino in cantina dai produttori:
Una notazione: forse è irrilevante, ma anche in questo piccolo campione così empiricamente realizzato, la percentuale di acquista vino online (3,4%) coincide con quanto rilevato di solito (dal 3% al 4%) dalle indagini su campioni più ampi.
Devo dire che non mi aspettavo un dato così evidente: ben il 76,9% consuma il vino prevalentemente in casa propria o di amici. E solo dovuto all'effetto "etilometro"?