Sono occorsi più di 660 giorni. Finalmente, la Procura di Siena ha chiuso l'indagine con pesanti ipotesi di accusa alle 17 persone indagate: frode in commercio e falso in atto pubblico, in alcuni casi commessi in associazione. Così l'edizione online de IlSole24Ore, che riporta un comunicato della Guardia di Finanza di Siena:
Le annate considerate dalle indagini vanno dal 2003 al 2007.
Si chiude così la prima grande fase del "caso Brunello di Montalcino". Il 19% dei vini sequestrati (1,3 milioni di litri) sono risultati effettivamente "tagliati" con uve o vini diversi dal Sangiovese, in violazione del disciplinare del Brunello di Montalcino. In attesa che le persone rinviate a giudizio vengano giudicate (8 su 17 avrebbero già patteggiato), il bilancio del "caso Brunello" già così è obiettivamente pesante.
Ne avevamo parlato qui su Aristide, proprio pochi giorni fa, con un vignaiolo storico di Montalcino, Alessandro Mori de Il Marroneto (qui il post e l'intervista in video).
Credo che a Montalcino ci sia un serio e urgente bisogno, a questo punto, di rimboccarsi le maniche e lavorare duramente per invertire questa tendenza. Non sono stati capaci, i produttori locali, di risolvere queste questioni al loro interno, di lavare i panni sporchi in casa propria. Il "caso" è esploso con il massimo fragore e potere dirompente, come capita così spesso in Italia. Il tempo, le sentenze dei tribunali, i nuovi metodi di analisi e controllo, forse nel futuro ci restituiranno una verità un po' diversa. Ma, francamente, poco importa. La crisi economica generale e la crisi interna al Consorzio del Brunello di Montalcino e a tutta la sua filiera vanno affrontate ora, senza indugi. Chi ha visione la tiri fuori, chi ha capacità di aggregazione si dia da fare. Il Brunello è ricco di produttori seri e devoti ai principi costitutivi della denominazione. E' ora che queste persone facciano sentire la loro voce con azioni concrete.
In bocca al lupo a tutti.