Brunello di Montalcino e la crisi: Alessandro Mori, Il Marroneto, dice la sua
Mario Soldati nel suo reportage "Vino al Vino - alla ricerca dei vini genuini", nell'autunno del 1968 così descriveva il Brunello di Montalcino "inventato" da Ferruccio Biondi-Santi di Montalcino, nella sua Tenuta il Greppo:
"Ne venne fuori un vino potentissimo e delicato insieme: che ha bisogno di attenzioni grandi e soprattutto tempestive nei travasi: e che esige (pena la perdita del suo ineffabile bouquet) un'assoluta rinunzia a qualsiasi manipolazione. Esige, in più, almeno quattro anni di botte prima dell'imbottigliamento. Poi, distinguendosi così da ogni altro vino di Toscana, il Brunello può invecchiarepraticamente all'infinito: migliorando, oserei dire, sempre".
Un'assoluta rinunzia a qualsiasi manipolazione. Fa pensare questa affermazione di Soldati. Soprattutto a distanza di tempo dallo scoppio del "caso del Brunello di Montalcino". Per dare seguito a un vecchia promessa, ho visitato l'azienda di Alessandro Mori (qui nella foto), Il Marroneto, a Montalcino. Meglio: arrampicata su un ripido pendio, proprio sotto il paese, sul versante nord. Arrivando vedrete subito la chiesetta della Madonna delle Grazie, lì dal 1200, a sorvegliare boschi di castagni e vigneti.
La famiglia Mori acquistò la piccola tenuta nel 1974: senesi, di arti liberali, si appassionarono immediatamente al Brunello e a questi luoghi. La vista ti toglie il fiato oggi, non so immaginare cosa potesse essere 35 anni fa, quando Alessandro e i suoi arrivarono qui arrancando lungo la ripida strada bianca del Canalicchio, sulla Ford Anglia del padre.
Quando esci dalla strada nel bosco ed entri nella tenuta, ti trovi davanti un panorama notevole: dall'alto dei 420 metri di altezza, si domina la valle retrostante il paese di Montalcino, verso nord, verso Siena, laggiù.
Alessandro ci riceve nello studio affacciato sulla cantina e sulla valle sottostante. Ci porta subito nel vigneto, la discussione entra subito nel vivo. E' preoccupato. Nonostante i riconoscimenti ricevuti nei tempi recenti, nonostante non nasconda l'orgoglio per il fatto che Il Marroneto sia stato inserito nella sperimentazione per la creazione della banca dati sugli antociani del Sangiovese (4 aziende selezionate sulle oltre 200 iscritte al Consorzio), nonostante la tranquillità di essere sempre stato un interprete corretto e scrupoloso del disciplinare di produzione (bel oltre i limiti qualitativi), nonostante tutto questo la preoccupazione è forte: "Il contraccolpo dell'immagine del Brunello è la morte della DOCG".
Nel video che segue, potrete sentire direttamente dalla sua voce gli spunti che alimentano il suo pessimismo e preoccupazione sulla situazione del Brunello di Montalcino.
Ben altra storia in vigna e cantina. Cinque ettari, 3 vini (ma non tutti gli anni), circa 25 mila bottiglie, 1 vigneto "grand cru", il Madonna delle Grazie (grazie al "cru" qui non produce la Riserva), oltre 30 vendemmie. Questi sono i numeri che serve sapere su Il Marroneto. Una delle aziende storiche dell'area, baciata da un terroir particolare e adatto a vini eleganti. L'impasto del suolo è al 70% sabbione di mare, ricco di minerali; la pendenza della collina e l'esposizione garantiscono buone condizioni di maturazione per l'uva; la vigna è condotta con approccio "minimalista", in pratica Alessandro dichiara di impiegare solamente zolfo per gli attacchi fungini. L'impianto "largo" e la conduzione agronomica forniscono rese per ettaro nel range dei 40-50 quintali.
- Il Marroneto Brunello di Montalcino DOCG 2005
Campione di botte, prossimo all’imbottigliamento.
Giovanissimo, un infante, ma è già buonissimo così, ancor prima dello shock che subirà prima dell’imbottigliamento. Tannini setosi, frutto vivissimo ed elegante acidità.
Mori impiega un escamotage per scongiurare il “mal del vetro”, quel fenomeno così chiamato dai “nostri vecchi”: utilizza dei contenitori di acciaio per ammassare per un mese il vino proveniente dalle grandi botti di rovere. Al termine del lento affinamento nel legno (oltre 40 mesi), un mese di permanenza in questi contenitori abitua il legno all’ambiente ridotto, senza ossigeno, che poi troverà in bottiglia.
Sono molte le “soluzioni” che non troverete in questa cantina: non troverete la pressa, nemmeno quella che garantisce “soffici spremiture”, ma solo il torchio. Non troverete fermentini, solo piccoli contenitori d’acciaio per il Brunello d’annata e tino di legno per il Madonna delle Grazie, tenuti aperti durante le fermentazioni. Non troverete lieviti selezionati aggiunti. Non troverete il controllo di temperatura. Non troverete barrique. Non troverete sistemi per filtrare o chiarificare.
Ricordate? "Un'assoluta rinunzia a qualsiasi manipolazione"...
La visita è proseguita con la degustazione dalla botte di
- Il Marroneto Madonna delle Grazie Brunello di Montalcino DOCG 2006
- Il Marroneto Brunello di Montalcino DOCG 2006
- Il Marroneto Madonna delle Grazie Brunello di Montalcino DOCG 2007
(che annata il 2007, se si presenta già così...) - Il Marroneto Brunello di Montalcino DOCG 2007
- Il Marroneto Madonna delle Grazie Brunello di Montalcino DOCG 2008
- Il Marroneto Brunello di Montalcino DOCG 2008
Finale sulle bottiglie di
- Il Marroneto Madonna delle Grazie Brunello di Montalcino DOCG 2004
Elegante, tannini setosi, con quella polverosità tipica dei buoni Brunello. Buona parte di questi vini Aristide li classifica come "vini da dopo pasto". Non voglio cibi a disturbare il dialogo con questi vini. - Il Marroneto Brunello di Montalcino DOCG 2004
- Il Marroneto Brunello di Montalcino DOCG 1995
Forse non dovrei dirlo, ma sembra proprio che Alessandro Mori aspetti gli ospiti per divertirsi ad aprire vecchie annate... Questa sembra prodotta ieri l'altro: viva, fresca, frutto complessato nell'alcol. Una delle massime di Alessandro - “non usare il decanter, lascia che il vino evolva nel bicchiere” - qui trova l'immediata applicazione. Entusiasmante. Come sempre, quando ti capita col vino, non ti staccheresti più dal bicchiere. Che bravo. Complimenti!
Infine, il video realizzato con un intervento di Alessandro Mori: