Oliena, Terra di Nepente, in Cantina Gostolai
“So di non fare vini facili”.
Tonino Arcadu, vignaiolo in Oliena (Nuoro), sintetizza così la sua attività di produttore che, dal 1988, porta avanti con il marchio Cantina Gostolai (dal nome della località dove sorgono i vigneti di famiglia). Oltre alle poche uve che Arcadu è in grado di produrre, l'azienda trasforma uve conferite da piccoli produttori della zona di Oliena, nella Barbagia di Ollolai. E' una terra che ti accoglie con questa lunga parete calcarea, una quinta che corre da est a ovest, parte della catena del Supramonte, che culmina sul paese di Oliena con la cima del Monte Corrasi.
Tonino Arcadu è preoccupato, impegnato com'è a promuovere i valori dei vini sardi, a vendere i propri, a coordinare una serie di iniziative culturali e scientifiche cresciute intorno alla viticoltura sarda. Ci eravamo conosciuti al Vinitaly del 2007, quando mi affascinò con la storia degli archeo-vini e la prima vinificazione di uve di vite selvatica antichissima (vitis vinifera silvestris) con un vino chiamato Vino Nuragico (qui il post e il video dedicatogli allora).
E alla prima occasione di tornare in Sardegna, ho affrontato 180 km. di strada statale Orientale Sarda, sotto il sole abbacinante di una gloriosa giornata estiva, per fargli visita in cantina.
La produzione di Cantina Gostolai si aggira di poco sopra le centomila bottiglie, con 12 vini in portafoglio (tra DOC e IGT). Tra questi spiccano i vini incentrati sul Cannonau che si produce a Oliena, il Nepente di Oliena, giustamente celebrato a suo tempo da Gabriele D'Annunzio, che rese molto visibile questo vino agli italiani.
Non so se Arcadu nutra qualche nostalgia, forse pensa che ci vorrebbe un altro D'Annunzio per aiutare le vendite e la promozione di questo fantastico territorio che è Oliena. Di certo la crisi economica attuale sta creando problemi seri ai medi e piccoli produttori, e le risorse e le capacità per investire ora che serve, sono assai limitate.
Dalle parole scambiate con Tonino Arcadu emergono i problemi comuni a molte aziende vitivinicole, impegnate a trasmettere i valori dei loro terroir, ma senza i mezzi finanziari delle più grandi, organizzate e assistite dalla mano dell'intervento pubblico. Vedremo se i morsi della crisi accelereranno anche in Sardegna quei processi di aggregazione tra i piccoli, oltre a una maggiore organizzazione rivolta all'export e al rapporto diretto coi consumatori.
Abbiamo di fronte una terra ricca di prodotti estremamente interessanti, e la produzione di Gostolai ne è una ennesima riprova. In cantina, al ristorante e successivamente a casa, ho avuto modo di degustare diversi di questi, tutti su livelli di forte carattere e identità. Ecco alcune citazioni:
- Gostolai, Nepente di Oliena Cannonau di Sardegna DOC 2007
Cannonau al 90%, Pascale al 10%.
A mio parere, questo è il "vino bandiera" di Arcadu, anche se lui ripone grandi aspettative nella Riserva. Non posso dargli torto, ma questo Nepente fa solo 10 mesi in botti grandi (la Riserva ne fa 12 in barrique + 12 in botti grandi). La differenza principale sta quindi nell'apporto del legno, che trovo assai discreto nella versione "base". Bevuto oggi, questo 2007, non pregiudica coprendoli i gustosi frutti e i tannini belli rotondi di questo Cannonau. La Riserva va senz'altro aperta fra qualche anno, e ne riparliamo volentieri! - Gostolai, Rosadu Isola dei Nuraghi Rosato IGT 2007
Cannonau 60%, Pascale di Cagliari 40%
Un'autentica sorpresa, più che un rosè sembra un rosso, frutto di macerazione veloce e affinamento in acciaio. A 13,5% vol. con estratti a 23 gr./lt., bevibilissimo e affascinante nell'abbinamento con i saporitissimi antipasti della cucina barbaricina (in particolare i salumi). Qui c'è materia e ci sono profumi, di ciliegia. Qui c'è divertimento, ma anche impegno, perché, come annunciava Arcadu, anche questo non è un vino facile. E, mi raccomando, non bevetelo troppo freddo.
Dice Arcadu che è stato costretto a ridurne la produzione: in assoluta contro-tendenza di mercato, i rosati sardi incontrano difficoltà, soprattutto in Sardegna.
Ma non è giusto, non è possibile, è troppo buono, forza, esportiamolo maggiormente sul Continente e all'estero.