Vinitaly 2009, un destino da Sanremo del vino?
"Vinitaly, The World We Love". Così recitava lo slogan portante della rassegna vitivinicola di Verona. Ma l'assunto non sembra essere condiviso proprio da tutti, a quanto pare.
Del resto, perchè una grande manifestazione italiana dovrebbe essere diversa dalla società che la sostiene? Perchè meravigliarsi se un evento che richiama oltre 100 mila visitatori debba essere al centro dell'interesse mediatico nazionale, con tutti i pregi, difetti e vizi usuali del Bel Paese?
E giù critiche, polemiche, scandaletti e scandaloni.
L'edizione 2009 del Vinitaly appena conclusosi sarà apparsa sciapa a qualcuno: certo, l'anno scorso c'era adrenalina da vendere, grazie a "l'affaire L'Espresso-Vinitaly" a seguito dell'inchiesta sui "nettari di Massafra". Scandalone mediatico, risoltosi come al solito in bolle di sapone: nessun seguito alla querela di Veronafiere a L'Espresso, inchiesta giudiziaria insabbiata, magistrati inquirenti indagati da altri colleghi, la guida dei vini del gruppo editoriale salvata dalla bonomia dei produttori (solo tre aziende non hanno fornito i campioni ai degustatori). Ci hanno rimesso alcuni giornalisti incolpevoli, e anche noi consumatori, dato che molto probabilmente gli autori di quella truffa commerciale sono ancora in attività.
Per il resto, è il solito film.
Persone escluse dalla grande torta del Vinitaly che ne lamentano i limiti, persone incluse al banchetto che ne magnificano i non pochi pregi. Nani, ballerine, veline, politici, cantanti, grandi firme, star, tutti al seguito del carrozzone vino, indecisi se salirci, restarci o scenderne.
Persino noi wine blogger, consumatori col megafono o biechi consulenti al soldo di chicchessia, fenomeno ancora largamente incompreso dal wine business italico, persino noi rischiamo di entrare nella galleria inevitabile di questa grande manifestazione.
Ma se alzate lo sguardo, potrete vedere un settore dinamico quanto basta, impaurito dalla crisi, incoraggiato dalla qualità dell'affluenza degli operatori professionali e, soprattutto, dal buon andamento del ProWein, la fiera tedesca celebratasi solo poche ore prima dell'inizio di Vinitaly.
Aristide ha parlato con numerosi produttori: la moderata soddisfazione era concreta. Certo, soffrono le aziende afflitte da grandi volumi di vino di dubbio valore e prezzo costantemente cedente. Chi non ha investito in qualità realmente percepibile, chi non ha un marchio o non ha lavorato alacremente nell'export o nel coltivarsi canali di vendita professionalmente validi, oggi soffre, eccome se soffre.
Ma sono molte le aziende che lavorano, e incrementano il giro d'affari, e consolidano la presenza sul mercato.
Una buona notizia, insomma.
E infine, tornando alle vicende giudiziarie, mi ha fatto una certa impressione, direi positiva e rassicurante, vedere gli uomini della Repressione Frodi aggirarsi "in borghese" tra le corsie del Vinitaly, attivati in poche ore da una segnalazione ricevuta da un produttore.
Un'altra buona notizia, insomma.