Samuel Tinon, l'emozione in un cucchiaino
Scusate, non comincerò il 2009 con la lista dei buoni propositi. Per i miei gusti, c'è troppo buonismo in giro: contemplo con distacco le vagonate di auguri che ho ricevuto, auguri di amore, pace, solidarietà... perchè non aggiungete anche il bel tempo e ragazze a volontà?? Poi ricominciano tutti allo stesso modo, come nel 2008, 2007, 2006, ecc.
In questo inizio di 2009 voglio provare a intrattenervi su una piccola, bella storia mancata. Una delle tante che, nel 2008, potevano essere raccontate su Aristide ma, per colpa del vostro wine blogger, hanno perso la loro occasione.
Certo, è una storia anch'essa "buona". Prendetela come il mio personale auspicio per il 2009, di poterci sempre ricordare di quali magie è capace il vino. Si commettono errori. Aristide non ne è certo immune. Si conforta pensando che l’evoluzione è anche benigna: con gli errori si evolve.
Quale errore avrò mai commesso durante il viaggio-studio di Assoenologi del Veneto Occidentale nel Tokaj ungherese dello scorso giugno? Puntare una sveglia alle 5.30 del mattino, sentirla, spegnerla, girarmi dall’altra parte e continuare a dormire. E che sarà mai, direte voi.
Ho perso un appuntamento importante, un appuntamento con Samuel Tinon (nella foto a lato), vignaiolo "eroico" e "idealista", primo francese a stabilirsi nella regione, a Olaszliszka. Nato nel 1969 a Bordeaux, Samuel Tinon è cresciuto in mezzo alle vigne e ai vini liquorosi presso il castello di famiglia a Sainte-Croix-du-Mont. Dopo aver lavorato per le più importanti aziende vitivinicole ungheresi, decide di stabilirvisi con una propria cantina. Una vita di enologo giramondo (anzi: flying winemaker), con diplomi di viticoltura ed enologia in tasca (è stato anche consulente del Conte Brandolini d’Adda, Vistorta), decide di approdare nel Tokaj.
Qui compra 5 ettari di vigneto dismesso nei 45 anni di solare applicazione del Socialismo Reale in Ungheria, avvia la propria produzione nel 2000 e inizia a commercializzare nel 2003 il suo primo vino di Tokaj.
Per fortuna, altri amici e compagni di viaggio non hanno mancato all’appuntamento. Queste brevi note e immagini sono la trasposizione del loro report estasiato che ad Aristide è toccato sentire già all’ora di colazione, al loro ritorno in albergo dalla breve ma intensa visita nella cantina di Samuel Tinon.
Emozionante. Una poesia.
L’avevamo conosciuto solo la sera prima. Ospiti del gruppo Tokaj Renaissance (27 vignaioli ungheresi e 3 slovacchi, riunitisi per promuovere l’idea dei Grand Cru di Tokaj che le loro cantine rappresentano), lui era lì con il suo banchetto, in sandali e bermuda, e un Tokaji Szamorodni Dolce 2003 (€18 in cantina) semplicemente da urlo.
In pochi minuti si raggiunge l'accordo: l'indomani mattina, alle 6 in punto Samuel Tinon preleva il gruppetto con il proprio furgoncino e li trasporta... in un altro mondo.
Le foto (qui sopra) dell'enologo Giuseppe Carcereri danno una buona idea dell'ambiente nel quale opera Tinon. Estremo. Nel senso che per chilometri intorno alla sua cascina non v'è nulla. Olaszliszka dista pochissimo dal confine con l'Ucraina. Gli enologi italiani, prezzolati e duri professionisti che sono, quasi si commuovono a passeggiare tra gli alberelli salvati da Tinon dall'incuria del tempo e delle cooperative istituite dal regime comunista ungherese, molti sono stati ripiantati. Un vigneto ancora "resiste", Tinon spera di poterlo recuperare. La cantina non è da meno: dopo giorni di cantine prestigiose, tutte in mano a marchi multinazionali, ecco una cantina alla vecchia maniera. Dalle foto si intravede qualcosa: cunicoli obliqui, scavati parzialmente nel cumulo di terra di riporto dello scavo, con una semplice porta per ingresso. L'attrezzatura è "essenziale", le barrique usate per 10 anni, i tappi delle botti sono del vetro tradizionale.
L'episodio topico che conquista definitivamente i nostri professionisti avviene in mezzo al vigneto. Tinon offre caffè da un termos. Sono le 7.15 del mattino. Tutti bevono. All'improvviso, Tinon estrae e distribuisce dei cucchiaini. Strano, pensano i nostri, il caffè lo abbiamo già bevuto, a cosa serve lo zucchero ora? Lo zucchero si presenta uscendo da uno zaino nella forma di una bottiglina di Esszencia 2000, un nettare di 800 gr. di zuccheri per litro, talmente denso, talmente prezioso, che si degusta nel cucchiaino. Tinon ne ricava cinque litri in tutto, un'incredibile resa di un litro per ettaro.
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Le foto qui riportate sono di Giuseppe Carcereri, per il quale i ringraziamenti non riescono a celare la mia eterna invidia.
Aggiornamento: apprendo successivamente che i vini di Samuel Tinon sono distribuiti in Italia dal Gruppo Meregalli.