Banca dati degli antociani del Sangiovese. Finalmente qualcosa di concreto emerge nella confusa e tragi-comica vicenda del caso Brunello di Montalcino.
Dunque, cosa abbiamo fin qui ottenuto? Un'inchiesta della magistratura senese in corso da quasi un anno e ancora da concludersi. Abbiamo un numero impressionante di bottiglie ancora sotto sequestro, con il potenziale e concreto rischio di essere declassate. Abbiamo la "maggioranza bulgara", il 96%, dei produttori di Montalcino (in assemblea lunedì scorso) che votano contro la modifica della base ampelografica del Disciplinare del vino Brunello di Montalcino, ovvero perchè il Brunello resti al 100% Sangiovese. Un ottimo risultato, ma a noi consumatori come lo garantiranno nei confronti del reale contenuto della bottiglia?
Francamente, da tutti questi atti non si vede come autorità e produttori possano ancora poter fornire garanzie serie ai consumatori affinchè la truffa in commercio, ovvero prodotti difformi da quanto dichiarato in etichetta, non abbia a ripetersi. E non solo, e non tanto a Montalcino, ma in tutta la filiera del vino italiana.
Ecco perchè la notizia riportata in anteprima da FocusWine, il quotidiano online del Corriere VInicolo, mi sembra un passo avanti concreto. Dalla vicenda ilcinese potrebbe nascere una soluzione interessante per tutto il resto della filiera. Di seguito, leggete quanto scrive Carlo Falmini sull'argomento.
Mattivi: via all’analisi antociani - Montalcino è l’occasione giusta
di Carlo Flamini
E’ sul tavolo del ministro delle Politiche agricole la proposta del Comitato di garanzia del Brunello di Montalcino che prevede la costituzione di una banca dati sugli antociani di Sangiovese. Ad anticiparlo a Focuswine è Fulvio Mattivi, uno dei tre componenti dell’organo voluto da Luca Zaia per analizzare i punti di forza e debolezza del piano dei controlli e proporre eventuali correttivi.
“Abbiamo fatto un’ampia rassegna dei sistemi a oggi disponibili per accertare la corrispondenza tra etichetta e contenuto della bottiglia - dice Mattivi - e abbiamo proposto tempi e modi per validare le metodiche di riscontro e costituire una banca dati ufficiale di riferimento degli antociani di Sangiovese che possa fungere da parametro scientificamente incontrovertibile. Da mettere a disposizione degli organi di controllo, dei produttori e del Consorzio”.
Il nodo da risolvere è solo quello dei fondi: “L’implementazione è molto costosa - spiega Mattivi - è un processo articolato ma assolutamente fattibile, che renderebbe l’Italia davvero all’avanguardia in questo campo. E’ naturale che se questa sperimentazione verrà approvata vi sarà una stretta collaborazione con i bracci operativi del Mipaaf; ci attendiamo il supporto anche degli attori locali, quindi la Regione, la Provincia e il Consorzio. Non è un problema dei soli produttori perché questa sperimentazione può costituire un caso di studio di rilevanza nazionale”.