Per motivi a tutti noti, i mercati finanziari globali scommettono sulla recessione negli USA, mentre in particolare l'Europa si considera già in una fase recessiva delle economie dell'Unione.
Mentre tutti ci interroghiamo su cosa stia "realmente" accadendo sui mercati, Aristide prova a porgere un piccolo contributo per aiutare le piccole aziende vitivinicole a gestirsi il credito in tempi presumibilmente non facili.
Tecnicamente, si ha recessione quando il prodotto interno lordo di una nazione registra un segno negativo in due (o più) trimestri consecutivi. Questa condizione non si è ancora verificata. Ma le economie son fatte più dalle aspettative degli operatori che dai fatti concreti. Quindi, il 2008 potrebbe essere un anno difficile anche per il mondo del vino.
Jamie Goode, stimato eno-giornalista britannico [blog: Jamie Goode Wine Blog], ci regala dieci previsioni in un articolo appena pubblicato per "Infowine - Rivista Internet di Viticoltura ed Enologia": "Previsioni per il vino nel 2008". Mi permetto di estrapolare la previsione n.2, riferita proprio allo scenario recessivo:
"Le pagine finanziarie appaiono abbastanza deprimenti, con tutto questo parlare di recessione globale e scricchiolii del credito. Molta gente probabilmente dovrà stringere un po’ la cinghia nei prossimi anni. Brutta notizia per i produttori e i rivenditori, perché quando la scelta diventa tra dar da mangiare ai propri figli oppure comprare un vino en primeur, i figli tendono ad avere la meglio (ma non sempre). Ma non penso che questo farà abbassare i prezzi nelle fasce più alte: i vini più cari continueranno a diventare sempre più irraggiungibili dal momento che le scarse quantità prodotte saranno terreno di caccia per la crescente banda di multimilionari nel mondo. La forte domanda unita alla scarsa offerta continuerà a mantenere alti i prezzi. La prospettiva di un rallentamento economico o di recessione significa riduzione del potere d’acquisto per molti, ma non penso toccherà le crescenti fila dei super-ricchi al punto da impedire loro di comprare vini di alta qualità".
Goode accenna agli "scricchiolii del credito", riferendosi alla contrazione di liquidità nelle banche che dopo aver finanziato allegramente qualsiasi mutuo o richiesta di prestito al consumo, ora tirano la cinghia, finendo così per mettere in crisi anche le necessità di credito operativo per i piccoli operatori economici.
Se in Gran Bretagna, o in Europa, si piange, in Italia di certo non si può ridere. Alla congiuntura sfavorevole, possiamo aggiungere i limiti di uno dei sistemi creditizi e finanziari più arretrati del mondo industriale (non è un opinione di Aristide, è un fatto dichiarato da organismi internazionali di certificazione). Ammesso che si entri davvero in recessione, potrebbe essere critico il ricorso al credito presso le banche o le finanziarie, in particolare per le aziende più piccole.
Vi segnalo una potenziale soluzione. Il social lending.
Una piccola rivoluzione è partita da un paio d'anni nei paesi anglosassoni. Sono nati dei nuovi meccanismi di mercato per far incontrare domanda e offerta di credito su Internet. Li chiamano marketplace del piccolo credito. Sono un'evoluzione dell'idea ormai trentennale dei microcrediti nei paesi in via di sviluppo. Risolvono esigenze di credito di piccolo taglio, spesso vitali per privati o piccoli imprenditori. Un soggetto privato che voglia prestare denaro (da 500 Euro in sù) mette a disposizione la sua liquidità nel sistema. Questa liquidità verrà distribuita a più soggetti che richiedono un prestito (diversificando così i rischi). I tassi di interesse vengono determinati liberamente all'interno del marketplace, in base all'entità finanziata, la durata del prestito, il profilo di rischio, ecc. I creditori ottengono tassi interessanti. I debitori accedono a capitale in prestito a tassi altrettanto interessanti, e soprattutto possono vedersi finanziati piccoli importi per necessità impellenti o impreviste, o difficoltà economiche temporanee. L'esperienza nel Regno Unito, dove già qualche centinaio di migliaia di privati si prestano denaro l'un l'altro su Internet, riporta un'insolvenza nella restituzione dei prestiti dello 0,1%. Proprio come con i microcrediti della Banca dei Poveri, la Grameen Bank del premio Nobel Muhammad Yunus.
I gestori di questi marketplace si prendono una provvigione sulle somme transate, a fronte della gestione e della valutazione del rischio: ogni richiesta di prestito viene vagliata attraverso le centrali rischi finanziarie e le banche-dati anti-riciclaggio, prima di concedere l'accesso al credito. Tutte le posizioni di credito-debito sono appoggiate sui conti correnti dei soggetti, sui quali avvengono tutti i movimenti.
Il social lending è l'applicazione del concetto di "Web 2.0" al mercato del credito. Può essere un'opportunità alternativa al credito tradizionale per la sua capacità di dis-intermediare i soggetti bancari o finanziari, delle cui virtù tutti abbiamo fatto esperienza. Facendo incontrare direttamente la domanda e offerta di credito, e lasciando determinare i tassi di interesse dal libero incontro delle richieste (sempre all'interno delle leggi e delle disposizioni finanziarie comunitarie), si realizza probabilmente un altro sogno, in grado di risolvere momentanee difficoltà economiche per piccoli importi con accesso al credito diretto e facilitato.
I due principali marketplace si chiamano Zopa in UK ("prestiti da persone, non banche" recita il loro slogan) e Prosper negli USA. La buona notizia è che Zopa ha aperto una filiale in Italia già operativa dalla fine del 2007: Zopa Italia (qui ciò che raccontano di loro i media). Amici vignaioli, enotecari, commercianti: in caso di difficoltà da recessione, il social lending potrebbe essere davvero la soluzione? Chi dovesse provare, ci faccia sapere.
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Chi volesse approfondire può scaricare il file audio (QuickTime) della puntata odierna (06.02.2008) di "Salvadanaio", trasmissione radiofonica di Radio24 - Il Sole 24 Ore, condotta da Barbara Rosciani. Nel file, sommariamente montato dal sottoscritto, troverete l'intervento dell'amministratore delegato di Zopa Italia, Maurizio Sella, e la discussione sulle caratteristiche del servizio.