Qualità del Vino & Informazione

Men_vinitaly_2007Interessanti contributi dagli amici wine blogger: un produttore di vino come Gianpaolo Paglia [blog: Poggioargentiera] discute dei limiti del sistema delle Denominazioni di Origine Controllata e Garantita (DOCG) italiane ["Il vino visto dal di dentro"]; una giornalista del vino come Elisabetta Tosi [blog: VinoPigro] si chiede se esistano novità o alternative interessanti nel linguaggio dell'informazione del vino ["Il linguaggio del vino: la terza via"].
Paglia non tocca un tema nuovo. Il ricorrente affiorare del dibattito sulla coerenza delle DOCG testimonia un forte disagio tra gli imprenditori vitivinicoli italiani e non solo. In Francia è già partito un processo di messa in discussione delle Appellations d'Origine Controllee (AOC). Molti dei problemi francesi sono simili ai nostri. Forse la visione francese è più accentuata e ispirata nella difesa e nel sostegno del concetto di terroir. Pensando all'Italia, ho usato il termine "imprenditore" per sostenere e rilanciare la visione di Gianpaolo Paglia circa una cultura d'impresa fondata su competenza e propensione al rischio, cultura sempre più estranea ad una società civile ed economica di stampo neo-feudale. Leggete il suo post attentamente. Illumina squarci di realtà del mondo della produzione che possono indurci a irrimediabile sconforto. Come fare ad uscirne?

Qualche idea potrebbe fornircela la riflessione richiesta da Elisabetta Tosi. Praticamente dalla scaletta dell'aereo delle vacanze, Elisabetta lancia il tema assai impegnativo circa un potenziale nuovo linguaggio nella comunicazione del vino. Prendendo spunto da un intervento di Giacomo Mojoli, pensatore del movimento Slow Food, nel quale Mojoli prefigura la necessità di una "terza via" nel linguaggio del vino (alternativa, secondo Mojoli, alla "scuola Veronelli" da una parte, e alla "scuola Slow Food" dall'altra), Elisabetta ci chiede: "...ma esiste davvero, questa terza via? E se già è stata tracciata, chi ne sarebbe il principale esponente? Se invece ancora è da tracciare, a quali requisiti dovrebbe rispondere?".

Degust_vinitaly_2007 Questi i punti sul tappeto. Aristide, wine blogger in attività da due anni e mezzo, sta diventando progressivamente sempre meno outsider al mondo del vino ma si sente ancora assai indipendente e libero nei giudizi (ancorchè soft o garbati che siano, anzichè urlati o scagliati contro qualcuno), forse perchè ancora non oberato dai pre-giudizi di chi nel settore ci lavora da decenni. Considerata l'esperienza diretta e sempre più condivisa con diversi wine blogger italiani e no, potrebbe sembrare ovvio sostenere qui le chances dei blog del vino nella trasformazione del mondo della comunicazione. Ma gli strumenti non hanno poteri di per sè taumaturgici. Da soli non rimediano ai problemi con il semplice tocco fatato.

Quello che voglio dire è che, blog o non blog, tutti gli operatori della filiera del vino devono rapportarsi alle esigenze dei consumatori. Troppe volte mi capita di osservare operatori che cercano di comporre interessi esclusivamente all'interno della filiera, trascurando l'interesse dei mercati dei consumatori finali. Esempi? Etichette e pratiche produttive affatto trasparenti, comunicazione auto-referenziale, grande sforzo commerciale nel gestire il "sell-in", ovvero gli intermediari commerciali, trascurando le istanze dei consumatori. Eccetera.

Blog o non blog, ora che molti consumatori e produttori "marginali" (perchè piccoli) potrebbero imbracciare il megafono di Internet e cominciare a dire e scrivere ciò che pensano del vino italiano e dei suoi operatori; ora che dis-intermediare il rapporto tra produttore e consumatore finale è un attimo, oltre ché questione di tecnica, marketing e comunicazione; ora che l'oligopolio della comunicazione sfugge alla casta intoccata dei giornalisti; ora che le aziende vogliono (e possono) sempre di più riappropriarsi della comunicazione; ora che interessi e informazioni e quindi conoscenza e know-how si possono non solo diffondere ma soprattutto condividere grazie ad Internet; ora che consumatori sempre più attenti e preparati cercano, conoscono e perfino comprano il vino della loro passione su Internet, sia che lo stesso vino sia o non sia tutelato da un Consorzio; ora che quegli stessi consumatori sempre più spesso si organizzano le vacanze nelle zone di produzione, siano esse dotate di "strada del vino" o meno; ora che pochi soggetti convinti di un'idea possono cambiare il mondo senza disporre di risorse editoriali e finanziarie cospicue; ora che le leggi e i regolamenti e i disciplinari vengono negoziati con le distanti autorità burocratiche europee, e che comunque queste si impongono alla volontà dei singoli Stati (che si limitano a ratificare e attuare localmente); ora che tutto questo accade, non sarà arrivato il momento di aggiornare il nostro modo di leggere la realtà, aggiornare gli strumenti di lavoro e di farci tutti un po' di più protagonisti della sua trasformazione?

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Le foto di questo post:
- immagini riprese da Aristide durante il Vinitaly 2007.

Vino dei blogger #8: Nero d'Arcole

Dolcezze di una sera di mezza estate, a Ca' Rugate