Aristide, il wine blog di Giampiero Nadali

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Benvenuto Brunello 2002: i critici affollano Montalcino

Cipresso_casanova_neri"(...) il Brunello non è, come il Nobile, come la Vernaccia, e come tutti i Chianti, un vino tradizionalmente prodotto nel luogo dalla popolazione del luogo: ma è l'invenzione di un singolo". Così scriveva nell'autunno del 1968 Mario Soldati nel suo reportage "Vino al Vino - alla ricerca dei vini genuini" (recentemente riedito da Mondadori Oscar Grandi Classici). A chi si riferiva Soldati? Chi sarebbe l'inventore del Brunello? Ferruccio Biondi-Santi di Montalcino, nella sua Tenuta il Greppo.

E come ha fatto Ferruccio Biondi-Santi a "inventare" il Brunello? Spiega Soldati:

"Molto semplice: vinificando in Toscana, e con uva tradizionalmente toscana, ha cercato di differenziarsi al massimo dal Chianti. (...) I vinificatori del Nobile, a Montepulciano, pur vinificando con la classica miscela di quattro o cinque tipi di uve, non praticavano il 'governo' e preferivano affidarsi all'invecchiamento. Ferruccio Biondi-Santi, nella seconda metà del secolo scorso [il XIX, ndr.] ebbe l'idea di rinunziare non soltanto al governo ma addirittura alla miscela: e di vinificare con un tipo solo di uva, col Sangiovese grosso [denominata Brunello a Montalcino, un nome di fantasia dovuto al colore caratteristico, ndr.], che in ogni caso era la base maggioritaria sia del Nobile che di tutti i Chianti. Ne venne fuori un vino potentissimo e delicato insieme: che ha bisogno di attenzioni grandi e soprattutto tempestive nei travasi: e che esige (pena la perdita del suo ineffabile bouquet) un'assoluta rinunzia a qualsiasi manipolazione. Esige, in più, almeno quattro anni di botte prima dell'imbottigliamento. Poi, distinguendosi così da ogni altro vino di Toscana, il Brunello può invecchiare  praticamente all'infinito: migliorando, oserei dire, sempre".

Manifesto Negli anni della visita di Mario Soldati, il Brunello era un vino consumato pressochè localmente, con una produzione che non superava qualche decina di migliaia di bottiglie. Nel 1975 furono 800.000 le bottiglie imbottigliate da 25 produttori. Nel 2006 sono state 6,5 milioni di bottiglie da 250 produttori, dei quali 208 imbottigliatori. E 3.500 sono gli ettari a vigneto nel territorio del comune di Montalcino, dei quali ben 2.000 sono coltivati a Brunello, 250 ha. a Rosso di Montalcino, 50 ha. a Moscadello di Montalcino, 900 ha. a Sant'Antimo DOC e i rimanenti 300 ha. a IGT. Il 51% delle aziende ha una superficie a vigneto inferiore ai 3 ha., l'1% è sopra i 100 ha. Il giro d'affari del distretto del vino a Montalcino ha raggiunto i €140 milioni di fatturato. Questa massa di interessi economici converge nel Consorzio del Vino Brunello di Montalcino. Attualmente presieduto da Filippo Baldassarre Fanti, questo Consorzio vede iscritti il 100% dei produttori della zona, cosa che lo rende un caso unico in Italia. Interessante l'iniziativa recente della "carta d'identità elettronica" che garantirebbe la completa tracciabilità via Internet di una bottiglia di Brunello di Montalcino dall'annata 1999 (anche gli altri vini compresi nel Consorzio sono interessati da questo servizio).

Un Consorzio che dall'esterno si percepisce dinamico e ben organizzato, ha dovuto affrontare l'impegnativa edizione del Benvenuto Brunello alla quale tocca presentare l'annata 2002, unanimemente ritenuta dai "critici" un "millesimo difficile", con sole "due stelle" su cinque assegnate dallo stesso Consorzio. Annata "piccola", con produzione sostanzialmente dimezzata (circa 3 milioni di bottiglie), ma con andamenti climatici non uniformi nel territorio del vasto comune di Montalcino. Sembra infatti che i vigneti della zona meridionale del comune abbiano affrontato meglio le condizioni climatiche avverse del 2002, contribuendo a differenziare la qualità ottenuta nel territorio e, probabilmente, a operare una selezione tra le aziende. Pazienza, a Montalcino si "consoleranno" con l'annata 2004 (cinque stelle) che uscira nel 2009, e di nuovo nel 2011 con l'annata 2006 anch'essa fregiata dalle "cinque stelle" assegnate dal Consorzio del Brunello tramite una "speciale commissione composta da venti importanti enologi".

Saranno queste considerazioni, o saranno le attese sul Brunello Riserva 2001 (figlio di un'annata "quattro stelle"), ma gli stessi critici dell'annata 2002 non hanno mancato di affollare la tenso-struttura allestita dal Consorzio nel cortile medioevale della Rocca di Montalcino (a proposito: un tendone bianco da festa della birra con 146 produttori stretti stretti tra i soliti banchetti... esteticamente assai poco stimolante e nient'affatto in sintonia con l'allure che si vuole giustamente dare al Brunello!). E gli stessi critici vi racconteranno pregi e difetti con commenti articolati e pensosi, polemici o accomodanti. Aristide nutre qualche perplessità sull'attendibilità di questi giudizi. Buona parte delle persone che hanno affollato il tendone del Brunello, proveniva da una lunga settimana (la "settimana bestiale del vino toscano" secondo l'efficace definizione di Riccardo Farchioni sul blog de l'AcquaBuona) iniziata con l'anteprima del Chianti Classico (Chianti Classico 2005 e Riserva 2004), proseguita con l'anteprima del Nobile di Montepulciano (2004) e culminata nel Benvenuto Brunello a Montalcino. Centinaia di vini degustati tra il martedì pomeriggio e il sabato, in tre luoghi diversi. Oltre 100 vini disponibili solo a Montalcino. Che cosa resti delle capacità sensoriali di un individuo, pur preparato professionalmente e scrupoloso, dopo una maratona alcolica di questo genere non si sa. E non mi spiego come le aziende accettino il rischio di farsi valutare da "strumenti sensoriali" potenzialmente già alterati dopo poche degustazioni. Mah! Misteri del mondo del vino.

Aristide, da vera matricola dell'evento, si è accontentato di degustare i vini in piedi presso i banchetti dei produttori. Lo status di matricola, attestato dal pass stampa di colore giallo, non mi ha consentito di degustare nella zona servita dai sommelier ("pass viola"), assolutamente off-limits per le matricole con l'aggravante di essere wine blogger senza certificazione della Corporazione dei Giornalisti. Niente paura: avvistati in zona degustazione "riservata" Roberto Giuliani, Riccardo Modesti e Franco Ziliani (oltre a Gianpaolo Paglia, fuori dalla zona degustazione ma nel ruolo di produttore-consulente per un'azienda locale). Potrete leggere i loro commenti sui rispettivi blog.

Prima di parlarvi dei vini, devo fare una notazione di merito speciale al Consorzio del Brunello per la scheda informativa sui produttori messa a disposizione degli operatori. Si tratta di un pieghevole su 8 facciate di formato poco più alto di un foglio A4, contenente una mappa generale per individuare la località (Italia, Toscana, Montalcino) ottima per gli stranieri, una mappa dettagliata del comune di Montalcino con il posizionamento numerato dei produttori, l'elenco completo degli stessi con telefono, fax e vini prodotti, il riassunto dei disciplinari di produzione dei quattro vini della zona (in italiano e inglese), la lista con la valutazione qualitativa delle annate dal 1945 al 2005. Complimenti, ottimo strumento di lavoro. Dovrebbe diventare uno standard per tutti gli altri consorzi italiani!

E ora i vini. Considerato il poco tempo a disposizione, mi sono concentrato nella ricerca di produttori definiti dalla critica enologica come "tradizionalisti". In genere si tratta di piccolissime aziende (intorno ai 5 ettari di vigneto), o di aziende di medie dimensioni ma con una storia alle spalle che le radica al territorio ilcinese (cioè, di Montalcino). Tanto per darvi un'idea esemplificativa, nessuna delle aziende qui sotto elencate, Casanova di Neri a parte,  impiega barrique nell'affinamento del Brunello, ma solo le grandi botti nel formato da 15 ettolitri in su. Legni usati, quindi, e di grandi dimensioni. Tra la ventina di vini assaggiati, ecco le mie personalissime preferenze:

  • Camigliano - Loc. Camigliano, Montalcino (SI)
    Azienda tra le più grandi a Montalcino (90 ettari a vite), realizza volumi significativi anche in bottiglie (300.000 circa).
    - Brunello di Montalcino Gualto DOCG 2001. Una Riserva interessante a circa €40,00 in enoteca. Qui hanno impiegato botti grandi ma nuove.
  •  Casanova di Neri, Loc. Casanova di Neri - Torrenieri (SI)
    Questa cantina non ha prodotto Brunello nel 2002.
    - Rosso di Montalcino DOC 2005. La mia prima esperienza con il Brunello risale al 1997 e fu proprio con una degustazione in Verona alla quale era presente Giacomo Neri con i suoi vini. Il Rosso di Montalcino mi piacque allora come oggi: fruttato, gradevolissimo, a €18 circa in enoteca.
    - Brunello di Montalcino Tenuta Nuova DOCG 2001. Il "miglior vino del mondo" nella classifica "Top 100" di Wine Spectator, un Brunello "powered by" Carlo Ferrini, l'enologo fiorentino che firma ben 4 vini nella medesima classifica americana. Cosa vi aspettavate, di poterlo assaggiare al banco del produttore? Esaurito.
  • Il Marroneto,  Loc. Il Marroneto, Montalcino
    Piccola azienda di 5 ettari di estensione vitata, ispirata dal suo titolare, Alessandro Mori: un concentrato di vignaiolo con venature di carisma filosofico, sensibilità nel marketing della differenziazione, ottimo comunicatore. Abbiamo conversato a lungo, torneremo a trovarlo in vigna prima e cantina poi, per verificare alcune importanti affermazioni da lui fatte.
    - Ignaccio Rosso di Montalcino DOC 2005, a €14,00 circa in enoteca.
    - Il Marroneto Brunello di Montalcino DOCG 2002. Dopo 39 mesi di botte grande è un bel frutto da bere con i colori appena accennati dell'azione del legno ma senza alcun sentore a coprirne gusto e profumo. Bevibilissimo e veramente piacevole. Non sono in grado di verificare l'affermazione di Mori, secondo il quale questo vino sarebbe considerato una sorta di "Pinot Nero di Montalcino", ma l'espressione in qualche modo si addice... A €35,00 circa in enoteca.
    - Madonna delle Grazie Brunello di Montalcino DOCG 2001. Non una Riserva ma un Cru, cioè uve da un singolo vigneto per 5.000 bottiglie prodotte. Qui il legno ha lavorato per 41 mesi, con i risultati descritti appena sopra. Elegante, rotondo di gusto, probabilmente il miglior 2001 assaggiato da Aristide. A €40-42,00 circa in enoteca. Complimenti vivissimi ad Alessandro Mori.
  • Lambardi, Loc. Canalicchio di Sotto - Montalcino
    Altra piccola azienda, con Maurizio Lambardi alla guida. Vignaiolo schivo e riservato, ti comunica quanto basta, il resto lo fanno i suoi vini.
    - Rosso di Montalcino DOC 2005. Molto ben riuscito, fresco e fruttato. A €6,00 circa in cantina.
    - Brunello di Montalcino DOCG 2002. Trenta mesi di legno grande, frutto e aromi, a €17-18,00 circa in cantina. Gli assegno il miglior rapporto qualità/prezzo tra i Brunello assaggiati.
  • Lisini, Loc. La Chiusa - S.Angelo in Colle (SI)
    Azienda molto nota. Elina Lisini è stata co-fondatrice del Consorzio del Brunello di Montalcino e rappresenta una parte importante della storia di questo territorio. Il successo aziendale è stato assicurato da suo nipote, Lorenzo Lisini Baldi, mentre la barra della qualità dei vini Lisini è saldamente in mano al noto enologo Franco Bernabei, affiancato da Filippo Paoletti, mio piacevole interlocutore al banco di assaggio. Venti ettari di vite sono la base produttiva di Lisini, collocati 10 km. a sud di Montalcino.
    - Rosso di Montalcino DOC 2005. Validissimo, assolutamente il migliore tra i degustati nella giornata. A €15-18,00 circa in enoteca.
    - Ugolaia Brunello di Montalcino DOCG 2001. Un altro cru importante, l'Ugolaia. Botte grande in rovere di Slavonia per 36 mesi, più altri 6 mesi in botte di castagno vecchio da 20 ettolitri. Wow. Con 14,5% vol. dichiarati in etichetta (la gradazione più elevata tra tutti i Brunello assaggiati qui), mantiene grande eleganza e rotondità. Rivaleggia con il Madonna delle Grazie di Alessandro Mori, ma il prezzo più elevato lo penalizza quel tanto che basta per piazzarsi subito dietro: a €48 in cantina, stimabile sui €60-70,00 in enoteca.
    Ma Lisini recupera immediatamente i miei favori: i vini qui descritti sono acquistabili direttamente via Internet nel sito dell'azienda. Complimenti vivissimi.
  • Mastrojanni, Loc. S.Pio e Loreto - Castelnuovo Abate (SI)
    Azienda fondata nel 1975, considerata un'azienda "classica" dagli indigeni, dispone di circa 24 ettari a vigneto. Tutti i vini presenti qui sono vinificati in cemento e affinati in botti grandi (da 16 a 33 ettolitri).
    - Vigna Schiena d'Asino Brunello di Montalcino DOCG 2001. Famoso cru lo Schiena d'Asino, da un vigneto di soli 1,10 ettari. Dopo 43 mesi di botte si ripresenta balsamico e fruttato, un vino che Aristide non dimenticherà.

Infine, un grazie particolare a Carlo Macchi e a Guelfo Magrini, oltre all'ottima Susanna Crociani per l'ospitalità prestata al vostro provato viaggiatore presso il suo agriturismo nei pressi di Montepulciano.

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Le foto di questo post:
- un cipresso solitario sorveglia le vigne nei pressi della sede di Casanova di Neri; l'ho colto sulla strada tra San Quirico d'Orcia e Montalcino;
- il manifesto dell'evento all'ingresso della Rocca di Montalcino.