"Vini di Vignaioli / Vins des Vignerons" è il convegno, nonché degustazione e vendita di vini "naturali" italiani e francesi appena conclusosi a Fornovo di Taro (PR). Numerosi i produttori italiani e francesi presenti, radunati sotto le insegne della viticoltura "non-intervenzionista" (calma, poi cercherò di spiegare di cosa si tratta).
La parte più interessante dell'evento di Fornovo di Taro si annunciava essere la tavola rotonda di lunedì mattina, ma ahimé non mi è stato possibile parteciparvi: chiunque fosse presente colà ci faccia sapere qualcosa.
Viticoltura "non intervenzionista"? Ha a che fare con la bio-dinamica o il biologico o il vino vero e naturale? Innanzi tutto è un'espressione raccolta in rete nel 2005, che mi colpì per la formidabile concentrazione di contraddizioni ed equivoci che una tale formula rischia di segnalare. Perchè pensare che l'uomo non intervenga nella trasformazione dell'uva in vino è una pura sciocchezza: la natura da sola fa solo aceto, avete letto spesso, sia qui e che altrove. E soprattutto dalla Natura sembra debbano guardarsi i nostri amici vignaioli, ancor prima che dalle pratiche enologiche potenzialmente adulteranti praticate dall'industria vinicola. Si, perchè molti dei vini degustati a Fornovo sono francamente impresentabili, carichi di difetti che solo un "marketing della pietà" può tentare di assimilare a caratteristiche del terroir o all'identità del vitigno. Sono vini difettosi e basta. Forse sono salubri, ma difettosi. Si avanzano alcune ipotesi al riguardo:
- i nostri vignaioli sembrano aver fatto buoni progressi in vigna, cominciando da dove si deve cominciare. Maggiore equilibrio dei suoli, migliore nutrimento per le vigne. Ma per ottenere i primi risultati significativi occorre tempo. Non dimenticate che l'esperienza dei francesi parte nel dopo guerra, da noi uno dei vignaioli con maggiore esperienza è Angiolino Maule che di anni di esperienza ne conta "solo" diciassette;
- i problemi di esperienza si fanno sentire dolorosamente in cantina. Il difetto più frequente è la non armonia tra profumi e gusto del vino, e spesso perché i profumi non sono proprio dei profumi. Ipotesi: Controllo problematico della fermentazione malolattica? Fecce? Problemi di igiene in cantina? Ai veri esperti tra di voi la sentenza;
- un ultimo capitolo riguarda la conservazione del vino. Il non ricorrere alla SO2 (solfiti) è una tendenza interessante ma impegnativa. In Francia in vini senza solfiti sempre più spesso vengono conservati alla vendita in ambienti a temperatura controllata. Negli USA alcuni distributori utilizzano una sorta di "catena del freddo" per garantire la conservazione dei vini a partire dalla cantina allo scaffale. Finché non si realizza la possibilità concreta di vendere ai consumatori vini senza solfiti correttamente conservati, ebbene non possiamo fare a meno della SO2. E infatti molti vignaioli "pragmatici" la usano in minima quantità, ma la usano.
Ciò detto, i progressi sono interessanti e i produttori più impegnati da anni cominciano a presentare vini "stabili" nella loro riconoscibilità e qualità. La sensazione personale è che i francesi hanno maggiori esperienze al riguardo e quindi sono più avanti di noi. Ben vengano quindi le occasioni di scambio e confronto che a partire da queste manifestazioni mi auguro possano continuare sul campo con scambi di know-how e mutua formazione tra i vignaioli.
Oggi il movimento dei vignaioli attenti a proporre al mercato un vino il meno possibile "manipolato", quando ancor prima non perseguano uno stile di vita e di filosofia produttiva più adeguato a loro bisogni spirituali e materiali, è tanto in crescita quanto è disorganizzato. E non è detto che sia un male. Sapete che in Italia il movimento oggi conta di almeno due organizzazioni: l'Associazione Vini Veri, guidata da Teobaldo Cappellano, e VinNatur, guidata da Angiolino Maule. Ad esse possiamo aggiungere il movimento Critical Wine, fondato da Luigi Veronelli e auto-gestito da centri sociali, e non si può escludere che nel futuro si aggiungano altre iniziative, segno del fermento che effettivamente c'è tra molti operatori e l'attenzione crescente di una parte minoritaria dei consumatori. Non tralascerei gli aspetti socio-politici che si agitano dietro il movimento dei vignaioli "naturalisti", ma per il momento si possono trascurare. Mi limito ad auspicare che questa giusta intuizione sia supportata da risultati (l'inizio è promettente ma ancora problematico), conoscenze tecniche, conoscenze commerciali adeguate a mercati fatti di consumatori attenti agli equilibri qualità/prezzo e alla ricerca di un rapporto diretto con il vignaiolo. Cari amici vignaioli, se scegliete la strada del dialogo diretto con questi nuovi consumatori allora fate attenzione: la fuffa ideologica non si beve più.
Passando ai vini, premettendo che non mi è stato possibile fare un giro "a campione" completo, eccone alcuni che mi piace ricordare:
- Recioto 2002, La Biancara di Angiolino Maule
- Merlot 2003, La Biancara di Angiolino Maule
- Grignolino d'Asti 2005, Cascina 'Tavijn di Nadia Verrua
- Malvasia Dolce 2005, Camillo Donati
- Barbera del Monferrato Le Verrane 2004, Bera Vittorio & Figli
- Moscato d'Asti 2006, Bera Vittorio & Figli
- Barricadiero Marche IGT Rosso 2004 (Montepulciano d'Abruzzo 80%, Cabernet Sauvignon 20%), Aurora
- Rosso Piceno Superiore Doc 2004, Aurora
- Cuvée Grand Cru Mailly-Champagne, Raymond Boulard
- Cuvée Petraea XCVII-MMIII, Raymond Boulard
- Les Rachais Nature, Raymond Boulard
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Le foto di questo post:
- il tendone del Forum 2000 di Fornovo di Taro;
- Franco, Aurora;
- Sandra Bera, Bera Vittorio & Figli
- Camillo Donati