Drosophila melanogaster, il bionaso del futuro?
Il recente dibattito sull'uva OGM tenutosi qui su Aristide, ha posto in grande evidenza la complessità dei temi della biologia molecolare. Leggendo questo post sul blog di Jamie Goode, mi è venuto così in mente di rendere omaggio ad una delle grandi protagoniste degli studi di biologia dell'ultimo secolo, un essere vivente che tutti abbiamo la possibilità di osservare da vicino in questi giorni di maturazione completa dell'uva, vendemmia e fermentazione dei mosti. Infatti, ecco che ricompare in questo periodo il moscerino dell'uva (detta anche della frutta, o dell'aceto, o del mosto), alias Drosophila melanogaster. Importantissima nello studio della biologia, la Drosophila ha persino portato al Premio Nobel due ricercatori americani ed uno tedesco nel 1995.
La sua popolarità nella comunità scientifica (e tra gli studenti...) risiede in motivazioni storiche - si sa ormai tutto su questo insetto e si presta perfettamente come "organismo modello" di rappresentazione - e in motivazioni pratiche: è un piccolo animale (è lungo 2-3 mm.), ha un ciclo di vita di appena due settimane, costa poco allevarlo e riprodurlo in grandi quantità. Infine, è stato uno dei primissimi esseri viventi del quale si dispone dell'intera sequenza del genoma.
La Drosophila vive e prolifica dove esistono frutta matura e processi fermentativi in atto (cantine e acetaie). Infatti, il simpatico insettino si nutre di saccaromiceti e zuccheri. Già sulla pianta, a seguito di piogge intense e prolungate o grandinate, se gli acini si inturgidiscono e poi si spaccano (specie le varietà con le bucce più sottili) ecco che si spalancano le porte agli agenti dei marciumi acidi, ovvero lieviti, batteri e muffe, che in poco tempo conducono l'acino a marcire. La Drosophila in queste situazioni trova il suo alimento preferito: individua l'acino colpito grazie al suo olfatto, deposita le uova nelle bucce, queste si sviluppano vertiginosamente, diventando adulti in 10-14 giorni circa e contribuiscono a diffondere lieviti e batteri responsabili del marciume.
Stessa situazione ve la ritrovate in casa se dimenticate un frutto maturo in un angolo della cucina e, ancora peggio, in cantina, dove costituiscono una possibile fonte di contaminazione del vino con infezioni generate da batteri e lieviti "sbagliati".
Un'ultima cosa. La Drosophila è dotata di un olfatto molto sviluppato e sofisticato (qui nella foto al microscopio a fianco) e, recentemente, è diventata di grande interesse per i ricercatori australiani del progetto Cybernose, dedicato alla realizzazione di biosensori olfattivi per l'industria del vino e alimentare. Dalla comprensione di come gli invertebrati (moscerini e vermi) individuano e discriminano gli odori i ricercatori del CSIRO, Commonwealth Scientific and Industrial Research Organisation (l'Agenzia Scientifica Nazionale Australiana), contano di realizzare la tecnologia per biosensori olfattivi in grado di monitorare e interpretare le componenti volatili degli aromi e sapori del vino.