Scienza & Pinot Nero
Egna e Montagna, provincia di Bolzano. Si è appena conclusa l'ottava rassegna delle "Giornate altoatesine del Pinot Nero". Il clou della prima giornata è stata la conferenza sul Pinot Nero del prof. Attilio Scienza, cattedratico di viticoltura all'Università di Milano (del quale facemmo conoscenza qui). Un interessante approfondimento sull'evoluzione del vitigno Pinot Nero, con un occhio alla Storia della sua evoluzione ed alle conoscenze scientifiche sin qui raccolte.
Grazie all'organizzazione di Egna, siamo venuti in possesso della minuta tracciata dal prof. Scienza per la propria conferenza. Si tratta di un testo strutturato come una scaletta di argomenti, non è la trascrizione fedele di quanto effettivamente detto dal prof. Scienza. E' in ogni caso una alternativa al video da noi realizzato (durata 23'39") che potete vedere voltando pagina qui sotto.
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Il video della conferenza del Prof. Scienza
Ed ecco il testo della scaletta della conferenza:
"L’argomento scelto per questa mio intervento è di natura essenzialmente storica.
Ho fatto questa scelta perchè le informazioni di natura tecnica su cloni portinnesti, terroir e tecniche di vinificazione sono ormai disponibili a tutti. Per contro le numerore notizie che giungono dalle ricerche molecolari ci consentono di ricostruire la sua origine e la sua storia.
La storia del Pinot Nero è la metafora o il paradigma della storia di molti vitigni dell’Europa continentale.
Oltre ai contributi della genetica molecolare un ruolo decisivo alle conoscenze sull’origine delle varietà è stato ricoperto dalle ricerche di Cavalli Sforza ed il suo gruppo sull’origine delle popolazioni umane e dal contributo dell’antropologia sia storica che culturale.
Origine dei vitigni
- domesticazione dal Neolitico tra la 3.a-4.a glaciazione;
- trasporto di varietà orientali (migrazioni di Kurgam) origine dell’agricoltura europea (Gimbutas);
- per introgressione genica (Rives, Renfrew).
Ipotesi monofiletica e Ipotesi polifiletica.
Dopo questa breve premessa quali sono le origini del Pinot Nero?
Noto in Borgogna fino dal VI secolo non con il nome attuale (le varietà allora non possedevano un nome). Due le tracce letterarie ambedue del I sec. dopo Cristo:
- Columella che parla di un vitigno presente in Allobrogia a foglie rotonde (vite selvatica) che sopporta il freddo, il cui vino si conserva con l’invecchiamento e che ama i terreni magri per la sua elevata fertilità;
- Plinio che documenta la presenza in Borgogna di vitigni allevati in situ.
L’origine del vitigno risale probabilmente tra il III e IV sec. Come appare da un documento di ringraziamento all’Imperatore Costantino da parte degli abitanti di Autun dove viene citato un famoso vigneto per la sua qualità nella Cote de Nuits, chiamato Pagus Arebrignus.
I vigneti a quell’epoca erano costituiti da piante molto vecchie sostenute da alberi, disposte senza ordine e moltiplicate per propaggine e l’aspetto era di una vegetazione inestricabile.
Viticoltura per protezione.
Questa viticoltura caratterizzava il medio bacino del Reno, l’Alsazia ed il Baden, patria d’origine di una famiglia varietale che Levadeux definisce dei Noirien.
Gmelin 1805, Bronner 1857, Bassermann-Jordan 1923, descrivono le viti selvatiche ancora numerose ed accertano l’esistenza di tipi fogliari identici al Traminer ed ai Pinots.
Anche l’indice di Stummer per i semi di Pinot lo classifica tra le viti selvatiche così come i grappoli piccoli, acini rotondi, elevato polimorfismo, grande vigore, sapore dell’uva speciale così come le uve di viti selvatiche.
I caratteri di atavismo presenti nella varietà che compaiono con l’autofecondazione indica ulteriormente questa origine: individui a foglie lobate con seno peziolare aperto poco produttivi mascolinizzati ed individui a foglie intere seno peziolare chiuso, produttivi.
L’origine può essere scandita in quattro fasi:
- Stadio 0 fine quaternario
- Stadio 1 isolati genetici delle pulsazioni glaciali
- Stadio 2 nel neolitico (para-protodomesticazione)
- Stadio 3 introgressione genica
L’analisi molecolare della varietà
- mostra che è presente nel pedigree di molti altri vitigni (almeno 15 tra cui alcuni molto importanti quali Chardonnay, Gamay, Aligoté, Auxerroi, ecc.);
- che l’origine del Pinot è in una area geografica compresa tra Francia, Germania ed Austria (bacino del Reno e suoi affluenti) come testimoniano ancora il DNA delle viti selvatiche presenti;
- la similiarità tra queste varietà è confermata sia dalle frequenze alleliche del DNA plasmidiale che nucleare e questo evidenzia che il flusso genico è avvenuto sia per dispersione di semi che di polline. Ad es., tra le varietà italiane e croate prevale la differenza tra gli alleli del DNA dei cloroplasti, è quindi una dispersione di polline che prevale su quella per seme;
- La prevalenza di alleli di origine selvatica (circa 80%) significa che l’introgressione è avvenuta con pochi vitigni stranieri. I quali male si adattavano ai climi piu freddi e quindi dopo essere coltivati assieme dai semi che si ottenevano spontaneamente nascevano nuove varietà più adatte a quei climi.
Pinot figlio di Traminer e di Meunier (forma tomentosa piu arcaica di Pinot).
Padre di molti vitigni con il contributo di varietà orientali
Quali Heunisch B. Furmint. Honigler vitigni di origine pannonica.Tre le epoche di arrivo in Germania-Francia dei Carolingi:
- Con Probo 280 d.C. (Lex Domitiana) del 92 d.C.
- Con Attila 451 d.C. fermato a Troyes vicino a Parigi dai legionari romani ed i galli
- Con gli Ungari nel 920 e 1100 d.C.
In particolare l’Heunisch chiamato Gwass in Svizzera e Gouais in Francia con lo stessa fonetica sgradevole.
I figli di Heunisch (sono 78) dei quali conosciamo anche la madre selvatica il pinot sono Chardonnay, Aligoté, Knipperle, Auxerrois.
Degli altri dei quali non é la madre selvatica sono: Riesling, Welbling, Lemberger, Colombard, Raeschling, Affenthaler, Schiava.Il pinot è anche un antenato di Teroldego, Lagrein e Syrah.
Ruolo dei Benedettini di Beze (VII sec.) e più tardi dei Certosini (XII sec.) e dei nobili nella creazione dei vigneti pionieri (terre di diversa fertilità).
I vini nel medioevo non erano classificati per i vitigni o le zone ma per l’origine dei vitigni:
- Heunisch o Hunic o Huntsch (gli autoctoni) i vini peggiori;
- Fraenchis, Francis (stranieri) i vini migliori;
- Sylvaner l'incrocio tra i due.
Nel 2004 in 8 vigneti storici vicini ad Heidelberg con viti da 80 fino a 200 anni sono state trovate 60 varietà diverse tra le quali alcune molto rare:
- Honigler ungherese
- Primitivo italiano
- Elbling Bleu (Schiava-Rieslng)
- e molti incroci con il Pinot Nero
Relitti dei grandi cambiamenti climatici dal XIV al XVIII sec.(piccola glaciazione) che aveva eliminato tutte le varietà tardive.
Il Pinot Nero che conosciamo non è però quello delle origini.
Quelle primitive anteriori al X sec: poco produttive chiamate Noble de Touraine e Salvagnin Noir del Jura (richiamo al Traminer).
Dopo il XV sec. con lo sviluppo della viticoltura specializzata commerciale (piccola glaciazione): forme di maggiore produttività e colore chiamate Auvernal, Cortaillod (richiamo allo Chardonnay).
Solo nel XVIII e XIX sec. in Borgogna prima e Champagne poi compaiono le tipologie che conosciamo oggi.
Con la classificazione fatta alle soglie dell’arrivo della fillossera:
- Gruppo dei Pinots Neri tipo
- Gruppo dei mutanti cromatici
- Gruppo delle selezioni fatte dai viticoltori
- Gruppo dei pinot precoci che oggi sappiamo originati da SMI ottenuti per autofecondazione
Attualmente la classificazione si è semplificata in fini e produttivi con indicazione di ricadente o eretto.
Ci sono voluti quindi circa 1500 anni per arrivare al Pinot Nero attuale.
Il primo che cita il nome di Pynos è il poeta Eustache Deschamps nel XII sec. e poco dopo in uno scritto borgognone si parla di Pinoz al plurale (famiglia varietale).
Da allora le citazioni si moltiplicano e Champagne e Borgogna si contendono il luogo d’origine del vitigno.In Champagne il nome di Pinot era Vert Doré e Plant Doré per il colore degli apici e dei germogli giovani, o Cep con l’aggettivo della provenienza (Auvernat, Orleans)".
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