Aristide, il wine blog di Giampiero Nadali

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Ancora cani, e vino

Coccinigliavinemealybug_1Un sequel al post precedente si impone alla nostra attenzione e alla vostra pazienza.
Troviamo i cani ancora protagonisti di due aspetti del mondo del vino: la lotta ad un parassita della vite e la lotta alla noia nei confronti di molti eno-commentatori.

I viticoltori delle contee di Napa e Sonoma (California) hanno finanziato con 30.000 dollari un progetto per combattere la cocciniglia utilizzando cani addestrati a riconoscere l'odore del feromone dell'insetto femmina.

La cocciniglia (Targionia Vitis o Parthenolecanium corni o Planococcus ficus) è un insetto dell'ordine degli emitteri assai diffuso nei paesi dell'area Mediterranea, in Africa del Sud, Argentina, Messico e, da poco più di 10 anni anche California del Sud, da dove si è progressivamente diffusa al Nord, nelle aree di maggior interesse per la produzione di vino.

La cocciniglia vive e si riproduce sul tronco della vite, il portainnesto, i tralci. Procura danni all'uva attraverso l'indebolimento della pianta (a causa della sottrazione di linfa) o con la produzione di una melassa che costituisce l'alimento per fumaggini, funghi nerastri che ostacolano l'attività fotosintetica della pianta e la maturazione dell'uva.

Il problema della cocciniglia è che non è affatto facile individuarla - spesso si annida sotto la corteccia della vite - ed i viticoltori sono costretti ad un impiego elevato di anti-parassitari per debellarla. Gli agronomi cercano di attuare sistemi preventivi per bloccare la proliferazione della cocciniglia sul nascere, ricorrendo a trappole "sessuali" a base di feromoni dell'insetto femmina per catturare i maschi, oppure agendo sul controllo delle formiche che tipicamente proteggono la cocciniglia.

In California, per iniziativa della Napa Valley Grape Growers Association, si è pensato ad un approccio complementare a quello di lotta biologica o ai trattamenti chimici ricorrendo a giovani cani della razza golden retriever per individuare le piante infestate dalla cocciniglia. Addestrati ad individuare l'odore del feromone dell'insetto femmina, hanno recentemente dimostrato di poter riconoscere un portainnesto infestato, discriminando così la presenza della cocciniglia tra gli altri odori di muffa o legno presenti nel terreno o sulla corteccia del tronco della vite.

Quindi basterà portare Fido a fare quattro passi in vigna per realizzare il suggestivo rimedio ad un serio problema della vite, con un approccio scientifico e rispettoso dell'ambiente.

Wine_dogs_logo Di tutt'altro tipo il contributo canino che ha ispirato Jean Sifleet e Susanne Flynn, due brillanti e scanzonate signore statunitensi - anch'esse non coinvolte professionalmente nel mondo del vino - che si sono costituite nel club dei Wine-Dogs, luogo di raccolta di un nuovo genere di consumatore che vuole trarre dai propri cani uno stile di comportamento adatto a godersi l'esperienza del vino: come i cani affrontano la vita con gioia ed entusiamo, allo stesso modo gli umani dovrebbero godere il vino senza pregiudizi e con gioiosa attitudine, rifuggendo della seriosità noiosa dei critici e scrittori del vino.

Se non fosse abbastanza chiaro, come temiamo, ecco (con parole loro) di che si tratta:

"I Wine-dogs si godono il vino senza pretese.
Non rinunciano mai all'opportunità di visitare una cantina o provare un nuovo vino.
Mangiano e bevono con gusto ed entusiasmo."
(dalla home page del loro sito)

Nonostante l'implementazione di alcune idee di stampo un po' infantile (per carità, fatevi la vostra opinione dando un'occhiata al loro sito), ci piace segnalare Wine-Dogs come l'ennesima manifestazione di un sano understatement nei confronti del vino.

Fonti:

Le foto:
- immagine ingrandita di un esemplare di cocciniglia (sarà femmina o maschio...?)
- il logo di Wine-Dogs