Pizza naturale, Papero colorato, conto salato (1)
Abbiamo avuto uno scambio di opinioni con Stefano Bonilli, direttore del Gambero Rosso, sul suo weblog Papero Giallo.
L'argomento era incentrato sul "patto per la pizza" prendendo a pretesto i guai giudiziari di Sergio Billè, l'ex presidente di Confcommercio. Essendocene occupati a più riprese nel recente passato, Aristide ha criticato ancora una volta l'efficacia di questa idea direttamente con uno dei suoi promotori.
Ecco qui sotto la trascrizione dello scambio con Stefano Bonilli (che potete leggere anche qui insieme agli interventi di altri lettori). L'esito di questa discussione ha portato Bonilli a suggerirci di visitare la pizzeria I Tigli di San Bonifacio, in provincia di Verona, quale esempio di pizza di qualità facilmente verificabile. E così abbiamo fatto (il seguito al prossimo post).
Il pasticciere Billè
Dovevamo fare il Patto della Pizza, la proposta era nata a Porta a Porta: un giorno alla settimana una pizza, minerale e caffè a 7,50 euro. Hanno aderito in 200 su 30.000!
Ieri gli hanno sequestrato mobili per 4 milioni di euro (otto miliardi!!) in un appartamento che costa 110.000 euro annui di affitto il tutto "pagato" dalla Confcommercio a lui, Sergio Billè, che già aveva uno stipendio di 1.105.000 euro annui.
Insomma, questi commercianti sono tirchi per due o tre euro e poi si fanno fregare milioni di euro dal loro presidente pasticciere.
Posted by bonilli at 20.12.05
Al di là della facile demagogia sui soldi degli altri, restiamo sul "patto per la pizza" ed ai 200 aderenti su 30.000: non è che vi sfiori l'idea che fosse un'idea quanto meno un po' balorda?!
Posted by: Giampiero alias Aristide at 21.12.05
Il vantaggio della Città del gusto è che le cose le puoi sperimentare.
Per tutta l'estate il mercoledì è stata messa nel menù la voce "patto della pizza" a 7,50 euro ed è stato un vero successo. Cosa c'era di balordo?
Alla gente l'iniziativa è piaciuta, molto e praticamente, nel senso che ordinavano la pizza + l'acqua + il caffè ma poi prendevano anche altro, non era la logica di un colpo e via.
Immaginarsi se l'avessero fatto in 30.000.
Quanto alla vicenda Billè, la facile demagogia - frase che mi fa venire i brividi - sui milioni d'euro scippati alla Confcommercio fa il paio con la facile demagogia su Fiorani e la facile demagogia su Ricucci e la facile demagogia su Consorte ecc... io la chiamo in altro modo ma si vede che non siamo proprio sulla stessa lunghezza d'onda :)Posted by: bonilli at 21.12.05
Scusi Bonilli,
capisco che la Città del Gusto sia l'ombellico del mondo, ma al consumatore che non ha il privilegio di frequentarvi "il patto per la pizza" non ha cambiato la vita.
Perchè la giudico un'idea "balorda"?
Perchè il problema della pizza non è il prezzo, è la qualità. Potete anche vendermi la pizza al prezzo consociativo del "patto", ma è la qualità della pizza italiana che in generale è scadente.
Il "patto per la pizza" si è rivelato essere una proposta buona a prendere qualche titolo di giornale, non a risolvere la clamorosa distorsione tra prezzi alti e qualità mediamente molto bassa.
Ma siete ancora in tempo. Sul mio piccolo blog (www.aristide.biz), ignorato dai link del suo, ho diffusamente esposto una semplice idea per indirizzare in maniera "professionale" il problema della qualità: la certificazione di qualità.
La certificazione già esiste: la pizza Marinara gode della certificazione UNI 10791:98 (insieme alla Margherita) di "Verace Pizza Napoletana Artigianale" - chi di voi ha mangiato mai una pizza UNI 10791:98 o abbia individuato un locale che la produce "a norma", si consideri fortunato... - oltre che della Certificazione Comunitaria UE S.T.G. (Specialità Tradizionale Garantita).
E' sufficente che i pizzaioli, supportati dalle loro associazioni professionali, si adeguino alla certificazione.
Perchè non riprendete questa proposta rilanciandola con i vostri potenti mezzi editoriali?
Caro Aristide, evidentemente non mi stima molto se inizia con un "...la Città del gusto sia l'ombellico del mondo". Pazienza :).
Evidentemente non ha mai letto il Gambero Rosso, che è un mensile :)), dove i servizi e la copertina sulla pizza di qualità sono stati numerosi.
Poi, a differenza di quasi tutti coloro che scrivono, la pizza ci siamo messi anche a produrla: pizza di qualità, lievitata 48 ore ecc..., (forno elettrico per volere dei pompieri ma sull'argomento eviterei i luoghi comuni...)come si vede mi trovavo a Porta a Porta per parlare, con cognizione di causa, prima di tutto del prezzo, quanto alla qualità, ne abbiamo parlato in una precedente trasmissione portando anche il nostro pizzaiolo davanti alle telecamere.
Ma la qualità non penso proprio che si faccia con le certificazioni o le STG, è un discorso che riguarda il rapporto col pubblico, il concetto di cosa è la qualità ecc... tratta, per inciso, della voglia di guadagnare presto e molto.
E riguarda anche il pubblico che affolla le tante pizzerie mediocri, con ciò dimostrando di non avere la percezione della "qualità".
Caro Aristide, il suo sito è spesso presente nell'aggregatore e quindi nella home page del/dei blog, non capisco la sua notazione, evidentemente ho fatto qualcosa che non va :))Posted by: bonilli at 21.12.05
Caro Bonilli,
non equivochiamo e, per favore, non mettiamola sul personale. Io sto solo contro-argomentando il suo post. Noto soltanto la sua abilità nel confondere i piani della discussione ed una notevole auto-stima (legittima, per carità!) sul proprio ruolo e quello dell'organizzazione a lei riconducibile. Il fatto che il "patto per la pizza" abbia egregiamente funzionato alla Città del Gusto non ha alcun significato statistico. Tutto qua. Non c'entra affatto la stima personale verso di lei o chissà chi altro, nè il fatto che io sia o meno un lettore abituale del GR.
Certificazioni: all'italiana non funzionano. D'accordo. Lungi da me l'idea di istituire carrozzoni burocratici per gestire la certificazione di qualità della pizza. Magari i pizzaioli possono auto-certificarsi: solitamente non mi occupo di cibo sul mio blog, ma il disciplinare UNI 10791:98 l'ho letto e non mi sembra complesso o potenzialmente inutile.
Prendo atto della sua opinione riguardo alle certificazioni. Mi permetta di considerarla un po' riduttiva della questione. Di questo passo l'unica arma è la riduzione ulteriore dei consumi. In attesa che voi riusciate a "cambiare la società", forse il crollo dei consumi sarà uno stimolo più efficace nei confronti della categoria dei ristoratori/pizzaioli!
Infine, perchè ritenere che tanti frequentatori di pizzerie manchino della "percezione della qualità"? E se fosse perchè, semplicemente, non esistono alternative di qualità nei luoghi dove vivono? Portateli in certe pizzerie del Centro o del Sud del nostro Paese e la "percezione della qualità" sarà immediata per chiunque.
Ultima osservazione: link. Mi riferivo al fatto che Aristide non è indicato nei link "Bussola" nella sua home page. L'aggregatore è un'altra cosa: i link ad Aristide non sono "automatizzati" via RSS, sono inseriti manualmente da me stesso.
Grazie per l'ospitalità.
Caro Aristide, cosa c'entri l'osservazione sull'auto-stima, dio solo lo sa.
La sua risposta mi sembra tutta volta alla dimostrazione che lei ha ragione (legittimo) e allora viva le certificazioni.
Comunque se devo far percepire la qualità di una pizza porterei i lettori/consumatori ai Tigli di San Bonifacio, che è vicino a Verona, non è al Centro e non è al Sud, tanto per non essere ovvi e retorici.
Inserirò il link a mano così sarò paritario :)Posted by: bonilli at 21.12.05
Caro Bonilli, molto bene. Propongo di aggiornare questa discussione nella buona tradizione italica: a tarallucci e vino. Quando avrà occasione di passare da Verona, mi contatti: le offrirò volentieri la pizza ai Tigli di San Bonifacio, così "de visu" ci comprenderemo meglio.
A presto.