Ospitiamo nuovamente l'amico Terry Hughes il quale, direttamente dal suo blog Mondosapore, edito nel cuore di Manhattan, New York, ci invia questa breve intervista con Greg Smolik, un importatore di vini italiani che abbiamo già letto qualche tempo fa su Aristide.
Buona lettura.
-------------
The loner. Il solitario. L’uomo che deve perseguire il proprio sogno, la propria visione. Lo amiamo nei film, nei libri. Vince sempre nell’arte, oppure soffre una sconfitta così gloriosa che sembra vincere un tipo di vittoria morale.
La realtà della vita Americana, anzi della vita moderna, è assai diversa. Il visionario vive spesso un’esistenza precaria. “Sognare non costa nulla” cantava Blondie. Essere imprenditore, però, costa caro.
Ed ecco Greg Smolik, nato a Chicago, ex-buyer di vini italiani presso Sam’s Wines, italo-americano e credente appassionato nei vini artigianali di tutta l’Italia.
Cercando quello spirito di terroir
Nel 2003 Smolik, che aveva passato otto anni al Sam’s (grandissimo dettagliante di Chicago), si è deciso a farsi la propria strada, dedicandosi ai piccoli produttori di vini autentici, quelli che esprimono “un vero senso della terra”, i vini fatti in maniera tradizionale da vitigni autoctoni, anche delle regioni meno lodate. Per Greg c’è un solo imperativo: introdurre “vini nuovi” negli USA al miglior rapporto qualità/prezzo.
“Passavo molto tempo con i miei cugini e con mio zio alla loro fattoria - spiega Greg Smolik - non lontano da Roma. Lavoravo con lo zio e mi spiegava che tutte le regioni - e le loro sub-regioni - fanno vini molto diversi, ognuna caratterizzata dalle proprie varietà e dai differenti climi. Tutte queste possibilità mi travolsero”.
Trovare i vini così espressivi dei propri terroir diventò una motivazione sempre più forte. Ogni giorno assaggiava tali vini accanto a quelli “industriali,” venduti a laghi, e li paragonava, sempre pensando alle parole dello zio. Di questa dicotomia ci sono parecchie cause, ma Greg dice in breve: “I produttori di piccola scala possono prestare attenzione a tutto. E’ più facile fare così quando hai dieci ettari di vigne invece di cento”.
Sei vitigni in cerca di protagonista?
Greg è disturbato dalla globalizzazione del vino. “I vitigni internazionali sono stati fortemente pubblicizzati, quasi ad esclusione di quelli autoctoni, con il risultato di un profilo internazionale anche del sapore e, quindi, del gusto. Il vino viene troppo manipolato. E’ un peccato, perché vini autoctoni di buona qualità hanno una purezza, una consistenza ed un equilibrio superiori ad un internazionale [salvo quando prodotto nel territorio originale, ndr]. Chissà se nei decenni futuri le vigne “internazionali” saranno spiantate e le autoctone ne assumeranno il posto”.
Il suo portafoglio è piccolo, centrato sull’Italia del Centro-Sud. Tutti i produttori esibiscono lo stesso profilo: piccola dimensione della produzione, attenzione alla qualità, vini dai sapori “unici”.
Al suo parere le regioni emergenti, pronte a seguire il successo di Sicilia e Puglia, sono Basilicata (Aglianico il vitigno classico, “signature”) e Umbria.
Delusione: una compagna costante
Secondo le esperienze di Greg, è sempre pericoloso trattare con i produttori-contadini: spesso possono essere disperati, avidi, poco confidenti e inaffidabili. Qualche volta hanno paura di essere ingannati, perciò fanno affari con più di un importatore USA. O non capiscono come presentare i loro prodotti, o come fare marketing, con effetti catastrofici in ogni fase della produzione e distribuzione, dalle variazioni alle etichette di bottiglia in bottiglia, ecc.
Ed ha trovato un eccellente prodotto che non ha potuto importare?
"Sì,
c’era un produttore laziale di un bel Cesanese - ottimo, autentico,
buon rapporto Q/P, e fatto in quantità per avere mercato negli States.
E allora? “La famiglia non era affidabile e degna di fiducia”.
Le sue speranze per un successone furono così frantumate. Non per sempre però.
“Continuo
a cercare, ho fede nelle meravigliose possibilità dell’Italia. E’ un
tesoro per tutti coloro che nel mondo amano il vino.”
Contattate Greg se conoscete qualche tesoro nascosto. Viaggia in Italia cinque volte all’anno, e vuole sempre parlare con i produttori di bei vini autoctoni.
I vini in portafoglio, al momento, di Greg Smolik:
- Basilium, Basilicata: vitigno Aglianico ed altri a bacca sia rossa che bianca;
- DeFalco, Campania;
- Cabanon, Lombardia;
- ed una "private label" Montepulciano d'Abruzzo.