Pochi giorni fa abbiamo pubblicato una breve lista di domande & risposte (FAQ) sul Vino Novello.
Abbiamo sottolineato le peculiarità del Vino Novello, basato su un procedimento diverso dilavorazione dell'uva, in particolare la "macerazione carbonica", una
tecnica di vinificazione tramite fermentazione accelerata messa a punto
in Francia negli anni '30. Nel confronto con il Beaujolais Nouveau, genitore francese del Novello italico, è emerso con evidenza una lacuna che, dal punto di vista di noi consumatori e del mercato in generale, andrebbe rapidamente risolta:
- in Francia la macerazione carbonica è per obbligo di legge applicata al 100% delle uve utilizzate per produrre il B. Nouveau;
- in Italia il disciplinare adottato nella legge del 1999 (con successive modificazioni) limita la macerazione carbonica al 30% delle uve. In pratica si consentono "rabbocchi" o "integrazioni" con vini dell'anno precedente. Non tutti i produttori limitano la macerazione carbonica al 30%, ma occorre che sia chiaramente esplicitato in etichetta il ricorso ad essa in via completa o esclusiva.
- il consumatore deve pertanto essere informato che non esiste omogeneità di prodotto sotto la denominazione "Novello": infatti, ad oggi, egli può acquistare
- un vino realizzato con il 100% delle uve dello stesso anno;
- un vino realizzato con una parte di uve dello stesso anno (minimo 30%) ed una parte integrata con vini dell'anno precedente.
Questo aspetto va rapidamente risolto modificando la legge. Occorre introdurre un disciplinare come minimo assai rigoroso almeno nel vincolo del 100% delle uve alle quali applicare la macerazione carbonica. E non solo per garantire al mercato un prodotto più conforme alla sua denominazione. Ci interessa che venga sviluppato questo mercato, a noi piace pensarlo come una sorta di mercato del "accesso al vino" in quanto è forte la sua capacità di attrarre al vino un pubblico di giovani, donne ed in generale di persone magari preoccupate dall'alcool o dalla "seriosità" del vino. Un pubblico che cerca un modo più facile di bere, ma che nel tempo collocherà il Novello nella sua corretta dimensione di consumo stagionale, e nel contempo si aprirà alla conoscenza ed al consumo di vino tradizionale. Ci sentiamo così di condividere e rilanciare quanto afferma Giacomo Tachis, enologo, in un contributo al sito ufficiale dell' Istituto Vino Novello Italiano, in parte ripreso nel nostro precedente post:
" Oggi più di ieri, per questi vini di primo fervore si cerca il carattere soffice, rotondo, fruttato, dimentichi quasi della tradizione e della fedeltà alla tipologia storica, anche se appartenenti ad una determinata e catalogata origine di produzione sul piano geografico, topografico e pedologico. Vero che l’enologia italiana dei novelli parte da svariati vitigni e offre al consumatore bottiglie diverse e diversificate per certe distanze organolettiche fra loro, non soltanto per origine varietale dei vitigni, per fattori pedoclimatici e per sistemi di allevamento della pianta. Ma è vero anche che la tendenza attuale è verso una bottiglia di immediato effetto organolettico basato sì, sull’aroma primario dell’uva, ma ancor più sul secondario, ossia su quel corredo frugace di fruttato che invita il consumatore ad essere velocemente avvinto senza chiedersi oltre, quando si alza da tavola. Tipologia non tanto di vitivinicoltura, quanto di enologia tecnica rampante. Tipologia di vino alla “carpe diem”, che genera emozioni subitanee, che piace al consumatore e che va bene al produttore. Tipologia di vino che non vuole essere il vino nuovo, ossia l’inizio, il rampollo di generazione tradizionale, ma a sé stante: “generazione novello”.
Ecco perché rispetto a ieri, quando abbiamo prodotto il primo nuovo-novello, io mi sento già vecchio e devo fare il fiatone per correre con i tempi.
Filosofia produttiva giusta, questa? E’ il mercato che lo dice e lo dovrà confermare in futuro. Io sarei anche per costruire della viticoltura da novelli. Intanto vuotiamo di qualche poco le cantine!…
Ogni regione del nostro Paese ha la possibilità di produrre il proprio novello. Alcune zone poi, a intensa viticoltura, dovrebbero provarsi di più a “novellare” in vini di primo autunno. Chissà che una parte della loro produzione possa essere esitata in questo modo.
Tutto questo serve per aiutare il mercato, che in questo momento ne ha davvero bisogno".-------------------------
Nella foto:
- una bottiglia di Novello di Teroldego Rotaliano di Roberto Zeni.