Dopo l'urticante esperienza della visione del DVD di Mondovino di qualche settimana fa, il film del regista-documentarista Jonathan Nossiter impegnato in una cinematografia a-la-Michael-Moore, giunge tramite questo post di Vinography.com un'interessante segnalazione su un articolo del International Herald Tribune a firma di Roger Cohen, dedicato ad una visione della situazione attuale concreta ed assai più ricca di sfumature di quella costruita con l'accetta-telecamera del signor Nossiter.
Il tema è centrale per i nostri tempi: come cogliere le opportunità della globalizzazione dei mercati facendo leva sulla propria identità e differenza, in contrapposizione alla visione catastrofista che individua nella globalizzazione la pialla livellatrice ed omogeneizzante dei gusti, delle culture, delle identità.
Nella Francia rurale di solito rappresentata come il massimo della difesa della propria identità ed ostilità nei confronti della globalizzazione, in poche righe l'autore descrive dalla Borgogna il contrasto tra Christian Amiot (nella foto) piccolo produttore del Chambolle-Musigny Derrière La Grange, un Premier Cru da 1.000 bottiglie (del tutto simile ad Hubert de Montille, l'orgoglioso vignaiolo della Borgogna di Mondovino), ed il suo vicino di vigna, Louis Boillot, alla ricerca di una propria strada tra modernità e tradizione: "Non sono contro la modernizzazione, non ho alcun desiderio di andare in vigna con il carretto tirato dal cavallo. Ma sono contro la standardizzazione. Sempre più persone ricercano l'autenticità che noi rappresentiamo". Queste poche parole, per Aristide, sono sufficienti a compilare un manifesto sul come affrontare la sfida della globalizzazione.
Per la lettura completa dell'articolo:
- il link diretto al sito online del International Herald Tribune;
- una versione stampata in formato PDF.