Rieccoci qua, appena tornati da un viaggio in Scozia. L'unica, e assoluta, sensazione negativa riportata durante il viaggio riguarda la condizione dei vini italiani in quel mercato. Premettiamo che quanto stiamo per affermare non ha la pretesa di una ricerca di mercato rigorosa, nè si fonda su dati quantitativi accertati con scrupolo e metodo scientifico. Semplicemente è la sensazione dell'uomo della strada, che si forma un'idea tra gli scaffali dei supermercati, le vetrine delle enoteche, le liste del ristorante.
Non vogliamo nemmeno soffermarci sulla marginalità del vino italiano in Scozia, area di mercato sicuramente "marginale" per il vino rispetto ad altre bevande là consumate. Predominano i vini Australiani e Californiani, seguiti in ordine sparso da Cileni, Neozelandesi, Sudafricani, tutti attestati nelle fasce di prezzo medio-basse. Nelle fasce medio-alte ecco i Francesi e, ancora, Australiani e Californiani. In dieci giorni di viaggio, a parte prodotti di Vini Pasqua, Gruppo Italiano Vini, La Gioiosa, non abbiamo visto marchi di richiamo italiani, solamente marchi secondari e, i pochi sugli scaffali, di solito nelle fasce di prezzo medio-basse. L'esempio emblematico è costituito dal Valpolicella Classico Doc, 2003, Selected by Tesco (nota e importante catena della Grande Distribuzione nel Regno Unito), prodotto dalla Cantina di Soave Scarl e imbottigliato a Calmasino (VR).
Come si può vedere dalla scheda di questo vino su Internet, un cartone da 6 bottiglie viene venduto online a 16,15 Sterline, circa 23,60 Euro, pari a 3,93 Euro a bottiglia. La foto ripresa qui sopra (clic per ingrandirla) mostra un prezzo allo scaffale di 4,99 Sterline, circa 7,30 Euro a bottiglia. Le etichette da noi fotografate il 16 agosto scorso sono leggermente diverse dal sito Internet, dove peraltro non viene dichiarata l'annata del vino... pazienza. La Cantina di Soave Scarl produce anche i seguenti vini per la Tesco.
La cosa più sconcertante riguarda l'aspetto marketing: come si può notare dall'ingrandimento dell'etichetta qui a fianco, l'aspetto del terroir (quella nota distintiva dell'identità territoriale di un vino) del Valpolicella (ma lo stesso trattamento viene riservato anche al Soave ed al Bardolino prodotti dalla Cantina di Soave per Tesco) viene disinvoltamente "gestito" con una bella immagine del Palazzo Ducale e attiguo Canal Grande di Venezia.
Colpisce perchè avevamo letto di recente, nell'occasione della recente fusione con l'altra cooperativa della Cantina di Illasi (*), una dichiarazione del direttore generale della Cantina di Soave, Bruno Trentini, dove sosteneva che "(...) l’identificazione territoriale è tra i primi valori aggiunti di un prodotto, e avendo a disposizione una notevole massa critica, diventa possibile mettere in atto su tutti i mercati strategie di marketing e di penetrazione commerciale più efficaci (...)".
Possiamo ben immaginare che la forza contrattuale di una grande catena distributiva come Tesco possa imporre ad un produttore una linea di etichette, immaginando che Venezia sia una immagine più "forte" e riconoscibile del Castello di Soave o dell'Arena di Verona. Ma l'identità è un aspetto delicato sul quale ognuno si comporta come crede, fino a smentire persino le parole del direttore generale della propria azienda...
(*) a seguito della fusione tra le cantine di Soave e Illasi, si è venuta a creare una realtà produttiva "...forte di quasi 1.700 soci, 5 stabililmenti e 4.100 ettari di vigneto gestiti, pari al 34 per cento della Doc Soave e al 47 per cento della Doc Valpolicella. Il fatturato annuo complessivo delle due aziende si aggira sui 75 milioni di Euro." (fonte: sito web della Cantina di Soave).