Mercato USA, crescono i vini italiani (2)
Terry Hughes, un affezionato lettore di Aristide, ha postato un commento al nostro articolo precedente che merita la massima evidenza e lo riproponiamo qui, all'attenzione degli altri lettori più distratti (con l'eccezione di "rusvitt").
Terryscrive dagli USA (in ottimo italiano, tra l'altro!), fornendoci una visione molto diretta da e di quel mercato, dove i vini italiani stanno imponendosi all'attenzione del pubblico, guadagnando quote di mercato. Ci siamo permessi di evidenziare in grassetto alcuni passaggi del commento di Terry, riteniamo meritino una riflessione:
Interessante questa "crisi" anticipata. Forse Gianni Zonin teme chel'attuale situazione francese sia la situazione italiana a lungo termine. Ma mi pare che l'Italia riuscirà bene a guadagnare sempre più del mercato statunitense.
La salvezza viene dal Mezzogiorno.
Qui a New York, ci sono molte indicazioni che i vini australiani perdono sex appeal. L'immagine dell'Australia è quella di "vini animali" (kangaroos, ecc.) di basso prezzo e scarsa complessità, troppo alcolici e dolci (come molti vini californiani e non sempre i più cheap - economici, ndr.). Chi vuol fare bella figura non versa Australia tanto spesso quanto 2-3 anni fa.
Preferiti vini dall'estero? Italiani, perchè l'Italia rappresenta un bel lifestyle ed è la cucina favorita degli Americani. E perchè, salvo i "supertuscans" e qualche vino piemontese, il rapporto prezzo/valore è ottimo.
Credo che la salvezza venga dal Sud, e dai vitigni autoctoni che ci portano nuovi sapori e vivacità - falanghina, greco di tufo, aglianico e tanti altri, perfino al cheap and cheerful montepulciano d'Abruzzo - adesso sono disponibili dappertutto e a prezzi da consumo frequente, e sono vini più adatti al cibo di quelli australiani. L'altro paese che sfrutta questo trend (e l'ha creato forse un pò)? La Nuova Zelanda, buonissimo produttore ma piccolo piccolo vis-a-vis l'Italia.
Il signor Zonin ha ragione: i programmi promozionali attuali non sono adeguati all'obiettivo di vincere uno share più elevato del mercato americano. Occorrono il posizionamento e le informazioni sul terroir, anzi sui territori, del Bel Paese. Anche la Middle America può innamorarsi del greco di tufo e nero d'avola.
Viva il Mezzogiorno!
Terry Hughes
Ci sembra un messaggio assai chiaro e incoraggiante per i nostri produttori.
Come ulteriore spunto di riflessione, le difficoltà dei produttori australiani sono documentate anche in questo post di Wine Marketing, un interessante blog in lingua francese di Yohan Castaing, professionista e formatore nel marketing management per il mercato del vino.