Aristide, il wine blog di Giampiero Nadali

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Le origini dello Champagne

Limoux

Limoux, Francia meridionale, regione del Languedoc-Roussilon, pochi chilometri a sud della città Catara di Carcassonne, pochi chilometri a nord dei Pirenei orientali. Ci capitiamo per caso, in cerca di un punto come base per la visita della regione Catara. E qui, con nostra grande sorpresa, veniamo a conoscere quanto segue.

Nei pressi di Limoux, per la precisione nell'Abbazia di Saint-Hilaire, si ha notizia che sin dal 1531 (in seguito ad una fortuita combinazione del caso: la trasformazione in bottiglia di un vino fermo in frizzante), i frati benedettini si dedicassero alla produzione di un vino ri-fermentato naturalmente in bottiglia, probabilmente il primo brut al mondo di cui si ha notizia: la Blanquette de Limoux. Basato sull'uva Mauzac, si tratta di un vino molto leggero (6-7% vol.) da consumarsi molto giovane: viene ancora prodotto con la denominazione odierna di "Blanquette Méthode Ancestrale". Nel tempo si sono aggiunte la "Blanquette Méthode Traditionelle" (90% Mauzac, 10% Chenin e Chardonnay) e il più moderno "Crémant de Limoux" (60% Mauzac, 40% Chenin e Chardonnay).

Non è difficile immaginare l'orgoglio con il quale i produttori di Blanquette della zona considerino il loro vino come il "padre" dei vini fermentati in bottiglia e frizzanti (Limoux, Le Brut Originel...). Infatti, occorre considerare che occorrerà aspettare il 1688 affinchè, un collega benedettino dei monaci di Saint-Hilaire, l'abate Dom Pérignon, inventasse il più famoso dei vini brut frizzanti, lo Champagne.

A Limoux fanno addirittura circolare un aneddoto, secondo il quale Dom Pérignon si fosse recato in visita a Saint-Hilaire dai colleghi benedettini, per studiare la tecnica di produzione della Blanquette e che da quella visita trasse molti insegnamenti preziosi, più tardi utili per dar vita alla sua grande invenzione. Questa irriverente ricostruzione ha particolarmente infastidito lo Champagne Syndicat, il quale ha promosso numerose iniziative legali per tutelarsi. Ma i produttori di Limoux hanno dalla loro parte numerosi documenti conservati negli archivi nazionali che attestano l'anzianità delle loro bollicine.

In ogni caso, siamo di fronte a due prodotti molto diversi ed i meriti di Dom Pérignon si estendono ad una visione "industriale" della realizzazione di vino brut: vite, sistemi di vinificazione, bottiglie, conservazione e affinamento, ecc., il tutto poi identificato con il tradizionale metodo champenoise.

Nonostante ciò, la Blanquette è un vino da riscoprire. Riscoprire perchè, ben prima dell'imporsi dello Champagne, ha goduto di una notevole notorietà per tutto il XVII, XVIII e parte del XIX secolo, annoverando tra i suoi estimatori l'americano Thomas Jefferson (terzo Presidente degli Stati Uniti, ambasciatore USA in Francia, grande estimatore dei vini francesi Bordeaux, Sauternes e Blanquette), fino agli Zar di Russia, che ricevevano e offrivano regolarmente la Blanquette alla corte di San Pietroburgo.

Persino il celebre guru del vino, lo statunitense Robert Parker Jr., è un sostenitore della Blanquette, al punto da sostenere recentemente che la Blanquette de Limoux "è qualitativamente molto simile ad uno Champagne di alta qualità, ma ad un terzo del prezzo", riuscendo così, probabilmente, ad infastidire parecchie persone sia a Epernay che a Limoux!

Molto modestamente, devo dire che anche noi abbiamo avuto la netta sensazione che il Limoux sia una zona vinicola di notevole interesse, oltre che storico, anche per le dimensioni dell'economia viti-vinicola della regione ed, infine, il rapporto qualità-prezzo che anche le bottiglie più prestigiose di Blanquette e Crémant de Limoux ("Reserve" e "Millésime") sono in grado di offrire al consumatore finale.