Il New York Times ha pubblicato un interessante articolo (è richiesta la registrazione al sito) su un nuovo tipo di turista: il gastronauta. Si, avete letto bene: il New York Times definisce gastronauti coloro che impegnano il tempo delle loro vacanze nell'approfondire la conoscenza della cucina e dei vini del luogo visitato (è evidente la similitudine con il nostrano Gastronauta, Davide Paolini, il quale ne ricava una fortunata professione).
Bryan Miller, autore dell'articolo, ci fornisce un profilo demografico del gastronauta, ovviamente americano: generalmente vive in grandi città, benestante, tecnologicamente ben preparato e sofisticato (tutte le informazioni sul mondo gastronomico a portata di computer o palmare). I gastronauti sono ossessionati dalla caccia al ristorante, specialità e vino migliore che un paese o una città possano offrire, siano esse una cassoulette sulla Rive Gauche di Parigi, un bollito misto in Piemonte o lo shabu shabu a Tokyo.
L'articolo descrive un profilo di consumatore-turista a noi europei non estraneo, ma da un punto di vista americano. Per esempio, descrivendo le abitudini al ristorante del gastronauta USA nel proprio paese, ci viene riferito che spesso costoro amano portarsi la bottiglia di vino "importante" da casa: immaginatevi quanto ancora ci vorrà per arrivare a tanto anche in Italia, anche se i ricarichi sui vini praticati da certi ristoratori italiani già rendono urgente l'adozione di questo comportamento.
Francia, Spagna e Italia sono le nazioni in testa alle preferenze dei gastronauti, anche se Argentina, Cile, Australia e Sudest Asiatico cominciano a conquistarsi le attenzioni di questi particolari turisti.