Aristide, il wine blog di Giampiero Nadali

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Solstizio d'Estate 2015 sull'Etna Sud Ovest

L’immensa area viticola intorno all’Etna, il più grande vulcano d’Europa – l'area rossa indica il versante Sud-Ovest dell’Etna DOC [questa rappresentata è un'approssimazione di Aristide a puro scopo indicativo, non indica con esattezza i confini dell'Etna DOC in quel versante - clicca l'immagine per ingrandire]

Seconda edizione del Solstizio d'Estate sull'Etna, tra le vigne del versante Sud-Ovest della DOC Etnea. Sulla scorta dell'esperienza "numero zero" del 2014Etna Wine Lab, il team guidato da Valeria Càrastro, agronomo ed esperta della zonazione dell'Etna DOC,  e Giovanni Marletta, agronomo (team al quale si è associato anche il sottoscritto e Fermenti Digitali), con il patrocinio della Strada del Vino dell'Etna, ha organizzato una degustazione alla cieca di vini Etna Bianco ed Etna Rosso provenienti da quattro versanti diversi del grande vulcano (immagini nella galleria in fondo al post). Interessante la degustazione, condotta da Vittorio Cardaci, delegato della FISAR (e già presidente nazionale), tenutasi nella funzionale Enoteca della Strada del Vino dell'Etna, a Ragalna. Stimolante l'introduzione:

"Quanti consumatori immaginano che la regione del vino Etna DOC abbia addirittura cinque versanti diversi? (Nord, Nord-Est, Est, Sud-Est e Sud-Ovest, N.d.r.). Esistono davvero delle differenze tra questi terroir?"

E - aggiunge Aristide - i vini oggi prodotti sono in grado di riprodurle e renderle evidenti? E gli stili produttivi adottati dai differenti produttori, coprono confondendo o esaltano convincendo tutte queste differenze? Basta il concetto vacuo di mineralità vulcanica a spiegare la diversità, o ci serve un complesso logico meglio articolato - tra zone-versanti e stili produttivi - per attrarre e sedurre definitivamente gli influenti wine critic e gli esigenti wine lover internazionali? Sono sicuro che c'è ancora molto lavoro da fare.

I vini selezionati e proposti alla cieca, hanno confermato un alto livello e una cura notevole. Eccoli con le mie minute:

Etna Bianco

Annata 2013, i vini provengono da aziende collocate ad altitudini simili. Una sola osservazione generale: se solo ne facessero invecchiare una piccolissima parte, chessò, un 3-5 percento, chessò per almeno 10 anni e poi lo vendessero, chessò, con un bel valore aggiunto ai ricchi guru del vino internazionale. Allora ne vedremo delle belle.

[tra parentesi il versante di provenienza]

  1. Quantico Etna Bianco DOC 2013 (NE) Carricante e 10% di Grillo - Leggera sensazione di affumicatura, bella secchezza, buona acidità, fa salivare, finale austero, medio-lungo. Note floreali (zagare, ginestra, tiglio, agrumi) e mielate.
  2. Calcagno Carricante Etna Bianco DOC 2013 (N) - profilo un po' piatto al naso, buona acidità, medio-corta persistenza.
  3. Tenuta Monte Gorna Etna Bianco DOC 2013 (E) - profumi sui valori dei precedenti, spiccata la nota mielata, buona acidità e salinità, bella ampiezza e fronte dei sentori complesso.
  4. Masseria Setteporte N'Ettaro Etna Bianco DOC 2013 (SW), vigneti degli anni '70 - Leggermente affumicato, più frutto morbido, vivace al gusto, una virgola meno elegante del terzo.

Etna Rosso

L'annata 2011 è ritenuta dai produttori come una grande annata.

[tra parentesi il versante di provenienza]

  1. Calcagno Arcuria Etna Rosso DOC 2011 (N) - Colore nella "regola" della corretta trasparenza del Nerello Mascalese (come di grandi altri vitigni rossi interpretati correttamente, come Pinot Nero, Nebbiolo, Corvina, Sangiovese), discreta astringenza, al limite dell'allappante, acidità un po' pungente.
  2. Terre di Trente Nerello Mascalese Rosso Sicilia IGT 2011 (NE) - Rosso più intenso alla vista, riflessi violacei, tannini secchi, precisi, non precisamente connotato da una grande bevibilità...
  3. Benanti Serra della Contessa Etna Rosso DOC 2011 (SE), vigne franche di piede, vendemmia leggermente anticipata (fine settembre), lieviti autoctoni selezionati e brevettati, macerazione di circa 25 gg., 1 anno di rovere francese, circa 8 mila bottiglie - favolosa la trasparenza rossa, bocca ambia e cangiante complessità, molto equilibrato.
  4. Masseria Setteporte Nerello Mascalese Etna Rosso DOC 2011 - buona trasparenza, frutta matura (con una leggera dolcezza), bella balsamicità (legno?), tannini rotondi, sicuramente più pronto del precedente.

Di sicuro questo evento ha avuto il pregio di aprire una riflessione, che continuerà e si estenderà in futuro agli altri versanti Etnei. Perché è arrivato il momento che questa regione produttiva torni a pensare e agire da leader quale è stata nel periodo 1850-1910, quando la regione Etnea era la seconda area produttiva del mondo, dopo Bordeaux. E là fiorivano ricerca agronomica/ampelografica ed enologica, filiere produttive complete, logistica, nobili e alto-borghesi uniti nella visione e competizione dei grandi imprenditori. Se la ricchezza di allora svanì per la sciagura della filossera, oggi potrebbe cominciare a riaffermarsi, dopo una prima fase di riscoperta e rilancio intorno a ben pochi nomi, poi seguiti dalla "moltitudine" di nuovi operatori atterrati sulle pendici del vulcano.

Dopo la degustazione, eccoci in breve visita a L'Abbazia, ristorante e produttore sopra Santa Maria di Licodia, dove si allevano le uve per il debuttante Benedettino Rosso Terre Siciliane IGT 2013. Più tardi - grazie all'ospitalità delle famiglie Bentivegna e Portale - il calare del sole e la lunga notte stellata sono stati il teatro per la degustazione libera dei vini delle aziende locali, oltre ad alcune che utilizzano uve dell'area Sud-Ovest: Feudo di Gulfa, Benanti Winery, Masseria Setteporte, Falcone, Antichi Vinai, Barone Spitaleri - Castello di Sollicchiata e Bentivegna.

A seguire le foto dell'evento, più qualche altra variazione sul tema effettuata nei giorni successivi, in particolare all'azienda Tornatore, della quale parlerò in futuro.

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